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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Vertenza Artoni, in prefettura le prime aperture: "Riassunzioni e indennizzi"

“ADL Cobas ritiene che finalmente Artoni inizia a cedere anche se debolmente. Per la prima volta infatti, dall'ottobre 2013, ovvero dal nostro ingresso nel magazzino, un dirigente Artoni si siede ad un tavolo"

“ADL Cobas ritiene che finalmente Artoni inizia a cedere anche se debolmente. Per la prima volta infatti, dall'ottobre 2013, ovvero dal nostro ingresso nel magazzino, un dirigente Artoni si siede ad un tavolo con i lavoratori e deve rispondere delle scelte aziendali che danneggiano e degradano chi ha prodotto la ricchezza di questa impresa”: vede uno spiraglio il sindacato che da mesi si sta battendo contro il licenziamento di 27 lavoratori nel polo logistico di Pievesestina.

Venerdì mattina i è svolto il tavolo di trattativa in Prefettura a Forlì. “I blocchi, l'autodifesa alla violenza della polizia, le barricate portano alla conquista di un tavolo vero e non la farsa dei due precedenti. Si aggiungono infatti le figure istituzionali Provincia e Comune di Cesena, presente l’Assessore Tommaso Dionigi e il Responsabile delle risorse umane di Artoni ”, commenta una nota del sindacato. Ed ora si apre una tenue possibilità: “Dal ricollocamento dei lavoratori in altri cantieri della Stemi Logistica fuori città, finalmente Artoni inizia a parlare di riassumere alcuni lavoratori pur continuando a non essere in grado di spiegare come mai, dopo lo sciopero del 14 luglio 2015, ha deciso di chiudere improvvisamente l'appalto con Stemi Logistica. Quest’ultima ha evidenziato anche oggi di essere articolazione dell’impresa, ultima catena del comando sui lavoratori altroché soci-lavoratori. Oltre all'apertura sulle riassunzione è emersa anche l'ipotesi di un indennizzo economico per chi sarebbe escluso, ovverosia la stragrande maggioranza dei lavoratori”.

“Le proposte emerse non sono comunque sufficienti e la pratica della democrazia sindacale e dell'autorganizzazione ci impongono di passare dall'assemblea con tutti i lavoratori per arrivare ad un parere complessivo, come abbiamo precisato a più riprese oggi in conclusione dell’incontro. La vicenda Artoni ci dice due cose: il modello produttivo nel nostro paese si basa su forme di lavoro paraschiavistico più frequentemente il lavoro migrante; la lotta paga nella misura in cui si ha la capacità di produrre conflitto e coalizioni di scopo capaci di produrre analisi, proposte, azioni di mutualismo ma soprattutto è necessario che oltrepassino il piano provinciale e regionale. Solo attaccando su più fronti e in più territori chi vuole schiavi al posto di uomini, chi trasforma il lavoro in una condizione disumana, nociva e degradante possiamo ottenere dei risultati”.

“Oggi è toccato ai lavoratori Artoni di Pievesestina, nel 2014 toccò a quelli di Padova. Il rischio che questa operazione ignobile e lesiva della dignità umana si ripeta in altri cantieri Artoni è più che plausibile. Per questo è importante la lotta dei lavoratori di Cesena, perché può essere un terreno di sperimentazione di pratiche sindacali e sociali che vogliono porsi l'obiettivo di vincere o comunque di non abbandonare il campo con uno spicciolo di euro in mano. Sarà l'assemblea a decidere se accettare o meno queste proposte, se rilanciare, se riprendere la lotta”.
 

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