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Economia

Il fondatore racconta Tippest: "Giovani, ecco come trasformare un'idea in business"

La web company intanto cerca nuovi collaboratori. Il presidente del Cda: "Purtroppo quando cerco personale, a volte faccio colloqui con ragazzi boriosi che dicono che "piuttosto che guadagnare poco mi faccio mantenere da mio Babbo!"

Un'idea che si trasforma in business. Anche a Cesena, non è necessario essere in una grande metropoli. L'importante è avere una buona idea e tante energie per realizzarla. E' la storia di Tippest, il sito di social shopping che è nato e si è sviluppato negli ultimi tempi grazie al “couponing”. Ora Tippest, realizzato da un gruppo di romagnoli tra i 30 e i 40 anni, presenta numeri in crescita e si propone come una delle più innovative media company della Romagna. Cosa c'è dietro questo successo? Lo spiega Luigi Angelini, cesenate di 39 anni, presidente del consiglio di amministrazione di Tippest.

Prima cosa, che cos'è Tippest e quando è nato, che ruolo ricopri al suo interno

“Tippest è un sito di social shopping geo localizzato. Per capirci bene si tratta di una sorta di Cambio Merce: noi chiediamo all’esercente di darci una bella offerta da pubblicare e diffondere attraverso tutti i nostri mezzi (sito, newsletter, applicazioni…..). Attraverso l’offerta si pubblicizza l’esercente stesso. Se l’offerta, che è attiva solo in un tempo limitato ed un numero limitato di pezzi, viene comprata noi prendiamo una provvigione. Altrimenti abbiamo fatto tutto il lavoro, l’esercente ha avuto la sua pubblicità ma noi non guadagniamo nulla. Dentro tippest mi occupo soprattutto della parte che riguarda trovare inserzionisti di qualità. Vendere le cose a prezzi scontati non è difficilissimo (adesso che abbiamo i numeri), trovare inserzionisti che capiscano il valore della nostra pubblicità e ci diano un servizio impeccabile non lo è altrettanto”.

Numeri in crescita, a leggere gli ultimi dati che avete fornito...

“I numeri sono in crescita costante e, a mio parere, anche sorprendente. La chiave, a nostro avviso, è proprio l’essere “del posto”: conoscere i ristoratori (per fare un esempio), fare assieme a loro i menù, essere flessibili sugli sconti e sulle nostre provvigioni e, soprattutto, fargli capire che si stanno facendo pubblicità e che quindi quando arriva un cliente Tippest, se vogliono che ritorni o, ancora meglio, che lasci delle recensioni, devono trattarlo bene, fargli apprezzare appieno i propri punti di forza….. insomma, niente mezze porzioni, tavoli all’angolo o scortesie perché “tanto pagano poco” come leggo nelle recensioni su trip advisor di alcuni nostri competitor.”

Come vi è venuta questa idea?

“L’idea paradossalmente nasce da un sito di couponing (o social shopping) che mi ha segnalato Giuseppe Bubani (con me nel cda di Tippest) in Repubblica Ceca. Spesso noi italiani ci sentiamo molto avanti, ma le economie emergenti sempre più di frequente ci anticipano sulla tecnologia e su alcuni tipi di servizi. Quando me l’ha proposto, nel 2010, a Praga c’erano 50 siti di couponing e non c’era groupon, da noi ancora non si parlava di social shopping. Immediatamente mi sono reso conto che le potenzialità erano altissime ma che lo sforzo da fare era tanto. Adesso sembra tutto facile, ma adesso abbiamo 800 inserzionisti e più di 10.000 visite al giorno sui nostri mezzi, all’inizio non avevamo nulla. In un primo momento quindi ho lasciato perdere, poi a un corso di web marketing, ho conosciuto Stiven Muccioli (altro membro del cda). Ci siamo inchiaccherati, abbiamo perso una lezione (sob!), ma la settimana dopo c’era il nucleo di quello che sarebbe stato Tippest. Era marzo 2011. Il resto è stato tutto costruire un software all’avanguardia e svilupparlo continuamente, fare delle belle campagne di Marketing, ma soprattutto, offrire un buon servizio e circondarsi di collaboratori validi. Vorrei cogliere quest’occasione per ringraziare Roberta, Giulia, Jessika e Daniele che non appaiono mai nei comunicati stampa ma senza il cui contributo non ce l’avremmo fatta a passare il primo anno”.

Ci parli un po' di te? Quanti anni hai, che esperienze hai alle spalle?

“Ho 39 anni (40 ad agosto!), dal 2000 ho fondato Media Consulting, società di comunicazione che, nel corso degli anni si è trasformata in web company specializzata in web marketing su ecommerce e settore turistico. Il mio lavoro mi porta a guardarmi sempre attorno per cercare di capire il mercato e le occasioni per i miei clienti. Alle volte mi vengono presentati progetti che reputo particolarmente interessanti e “salgo a bordo””.

Com'è all'inizio l'avvio di un'attività innovativa? Più i momenti di scoramento o di soddisfazione?

“Dopo i primi 6 mesi iniziavamo a pensare che non ce l’avremmo fatta. Complicazioni col software, difficoltà a fidelizzare il personale, difficoltà a farci conoscere dagli inserzionisti, numeri che non quadravano. Nel mezzo però anche un gruppo di amici che si formava e si “temprava”, soddisfazioni per le soluzioni che venivano puntualmente trovate. E poi la convinzione che “se c’erano riusciti gli altri”, in Romagna noi non potevamo fallire. Terra ricca di gastronomia, di imprenditoria, informatizzata. Le soddisfazioni arrivano in questi giorni: i nostri numeri crescono in maniera vertiginosa, diamo lavoro a persone e i giornalisti ci intervistano!”

Quali sono gli scogli più grossi?

“Di scogli ce ne sono sempre tantissimi, la cosa più difficile forse è quella di trovare collaboratori che ci credano quanto te. In fondo quando si parte con un progetto nuovo si è tutti “a progetto”, se la cosa va bene, se finiscono le risorse prima o poi si va tutti a casa. In realtà però l’importante è avere chiari i propri obiettivi. Noi sapevamo che per potere avere successo sul nostro territorio dovevamo creare un modello di business che magari ci facesse guadagnare poco, ma che soddisfacesse al 100% sia chi ci dava i suoi prodotti e servizi da proporre, sia i clienti finali. I nostri competitor avevano milioni da investire e centinaia di dipendenti, noi sapevamo di dover contare sul passaparola per riuscire ad emergere”.

Voi siete un gruppo di giovani, cosa vi sentire di consigliare a ragazzi che vogliono mettersi a confronto con una propria idea e trasformarla in imprenditoria?

“Di studiare bene l’idea, di sviscerarne ogni aspetto. Per esperienza la maggior parte delle cose che sembrano facili e molto remunerative spesso non sono né l’una né l’altra cosa. Poi guardarsi bene attorno e vedere chi sta già facendo la stessa cosa o qualcosa di simile e cercare di capire pregi e margini di miglioramento. Poi prendere un bel respiro e decidere. Se si parte metterci il 110% delle proprie energie, spingere in una direzione precisa ma valutando velocemente se ci sono degli aggiustamenti da fare. Infine darsi un tempo limite per raggiungere il proprio obiettivo. A volte un’idea che ci sembra vincente semplicemente per gli altri non lo è. Bisogna essere pronti anche all’insuccesso se si ha la consapevolezza di averci provato veramente”.

Come le vedi le persone della tua età? Bastonate dalla crisi o, come a volte si dice, “bamboccioni” poco capaci di rimboccarsi le maniche?

“Come sempre generalizzare è sbagliato, io quando ho iniziato a lavorare ormai 15 anni fa ero molto disposto ad investire il mio tempo e le mie energie per creare qualcosa anche senza guadagnare nulla o quasi. Credo che questo sia tutt’ora l’approccio più giusto. Quando si inizia una nuova attività bisogna azzerare il passato, rendersi conto che bisogna imparare e cominciare con umiltà. Oggi vedo giovani (e meno giovani) con grande voglia di fare, idee e contenuti. Purtroppo però devo anche dire che spesso sono dall’altra parte e, quando cerco personale, a volte faccio colloqui con ragazzi boriosi che “piuttosto che guadagnare poco mi faccio mantenere da mio Babbo!”. Ripeto che non bisogna generalizzare, ormai nelle mie aziende ho la fortuna di collaborare con tante persone (quasi tutte molto giovani visto il tipo di attività) che danno anima e corpo, però ho avuto anche esperienze davvero scoraggianti. Approfitto per dire che stiamo cercando personale per consolidarci bene e possibilmente espanderci”.

Come vedi il futuro?

“Penso che ci sia ancora tantissima strada da fare per consolidare il nostro business, penso però anche che quando uno crede di essere arrivato ecco che quel lavoro è finito. Su internet in particolar modo c’è ancora la possibilità di creare cose nuove, ma è necessario essere veloci ed evolversi. Tippest tra 6 mesi sarà qualcosa di diverso, tra due anni qualcosa di molto diverso, tra cinque ancora non so come saremo evoluti. Certamente però bisogna pensare oggi a cosa fare domani, altrimenti il mercato ti sorpassa”.

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