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Economia

Saldi di fine estate, "Vendite stabili, preoccupa un eventuale aumento dell'Iva"

Il giudizio di Federazione Moda Italia Confcommercio, che ha fatto un monitoraggio su un panel di imprese commerciali associate

"Le vendite a prezzi scontati, ormai agli sgoccioli, secondo un primo monitoraggio sono pressoché stabili rispetto allo scorso anno. E non bastano così a recuperare il flop delle vendite di primavera. Ma a preoccupare maggiormente i commercianti è il rischio di un aumento dell'Iva che potrebbe tradursi in un nuovo crollo dei consumi". E' questo il giudizio di Federazione Moda Italia Confcommercio,  che ha fatto un monitoraggio su un panel di imprese commerciali associate, fra cui un campione del territorio cesenate.

“L'indagine evidenzia che per il 55% degli operatori le vendite sono stabili o in leggero aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – rimarca il direttore Confcommercio Giorgio Piastra -. Tra i  capi maggiormente venduti nell'abbigliamento, bermuda, t-shirt, abitini e camicie. Nelle scelte delle calzature prevalgono sandali sneakers e scarpe sportive. Soddisfacente anche l'afflusso nei nostri negozi cesenati e del comprensorio. Nonostante questi positivi segnali di attenzione ai negozi di prossimità bisogna non abbassare la guardia e pretendere che i grandi colossi del web siano assoggettati alle stesse imposte che gravano sul commercio tradizionale. Per avere un esito attendibile sull'andamento dei saldi, comunque, bisognerà aspettare settembre, anche se un dato è già certo, purtroppo: la stagione primavera/estate, meteorologicamente disastrosa per non dire addirittura drammatica dal punto di vista delle vendite, non sarà recuperata".

“All'avvio delle svendite estive, la stima dell'Ufficio Studi di Confcommercio – aggiunge il presidente Confcommercio cesenate Augusto Patrignani - era di una spesa in media poco meno di 230 euro a famiglia, circa 100 euro pro capite. Intanto la vera preoccupazione dei commercianti è ora rappresentata dall'Iva che rischia di aumentare di tre punti percentuali da gennaio se non saranno bloccate le clausole di salvaguardia nella prossima manovra. L'aumento dell'Iva graverebbe sulle tasche dei consumatori e comporterebbe un ulteriore crollo dei consumi. Per questo è un incremento che va assolutamente evitato". 

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