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Disastro pesche, conviene quasi lasciarle marcire sugli alberi. Crisi del lavoro stagionale

In Emilia Romagna più di un milione di giornate di lavoro, vale a dire quasi 6.000 posti di lavoro "stagionali", rischiano di saltare, specialmente in Romagna. E' l'allarme dei sindacati

Il prezzo al produttore della frutta, specialmente pesche e susine romagnole, è ormai a 20 centesimi il chilo, il ché significa che potrebbe convenire lasciar marcire i frutti sugli alberi  invece che raccoglierli, dal momento che questa seconda opzione paradossalmente costerebbe di più. In Emilia Romagna più di un milione di giornate di lavoro, vale a dire quasi 6.000 posti di lavoro “stagionali”, rischiano di saltare, specialmente in Romagna.

“Se la Commissione Europea non darà subito il proprio assenso ad attivare la procedura di emergenza per la crisi della frutta estiva, il rischio sarà grosso. Procedura che garantirebbe al “settore ortofrutticolo estivo”, di cui quello emiliano-romagnolo è leader indiscusso, un prezzo minimo di ritiro del prodotto”. A lanciare l'allarme sono le tre categorie del settore di Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia Romagna, dopo che nei giorni scorsi i dati dei prezzi delle vendite hanno fatto registrare un calo vertiginoso, con il rischio concreto che le ripercussioni più gravi possano abbattersi sull’occupazione.

A Cesena c’è uno dei maggiori poli dell’ortofrutta e la crisi nell’agricoltura si sta ripercuotendo seriamente sull’occupazione. “La nostra regione –  continuano le tre organizzazioni sindacali – e in particolare la zona della Romagna e le province di Ferrara e Modena, sono i territori più vocati a questi tipi di produzioni, e quindi i più a rischio. Difatti, gli attuali prezzi al produttore della frutta estiva, in media pari a circa 20 centesimi al chilo, specie per pesche, albicocche e susine, non rendono economicamente conveniente sia la raccolta del prodotto sia, in prospettiva, gli investimenti sulla futura coltivazione”.

“Una situazione” – concludono i sindacati – che potrebbe diventare irreversibile, e non più congiunturale, nel caso in cui i frutticoltori decidessero di estirpare i frutteti. Per queste ragioni chiediamo al Governo, e al premier Renzi in particolare, un impegno straordinario per indurre la Commissione Europea ad attivare la procedura di emergenza per la crisi della frutta estiva”.

“Un passo preliminare e indispensabile per far sì che istituzioni, politica e sindacati costituiscano un fronte comune in grado di muovere i primi passi verso la messa in sicurezza del settore che argini la piaga, purtroppo presente anche nel nostro territorio, del  sotto salario, del lavoro nero e dell'illegalità. La drammaticità della situazione non si affronta con soluzioni territoriali di basso profilo, ricercando, ancora una volta, sul costo del lavoro, la soluzione dei problemi di competitività.  Se è vero che la fase ha le caratteristiche di drammaticità, che s'inseriscono in una crisi congiunturale che il paese sta attraversando, risulterebbe miope e bizzarro ritenere che, abbassando il salario dei lavoratori addetti alla raccolta, e non solo quelli (con salario già basso ora), possa risultare l'arma vincente”, conclude la nota.

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