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Economia

Patrignani (Confcommercio): "Conviviamo con il virus o è il Covid che ci detta l'agenda?"

"Il dubbio sorge spontaneo a undici mesi ormai di questa ardua coabitazione", osserva il presidente di Confcommercio cesenate

"Ma è il virus che convive con noi e detta l'agenda, o al contrario, come dovrebbe, siamo noi che conviviamo col virus e proviamo a tenere in mano le pur difficili redini della situazione?". A chiederselo è Augusto Patrignani, presidente Confcommercio Cesenate.

"Il dubbio sorge spontaneo a undici mesi ormai di questa ardua coabitazione. Si pensa generalmente che le organizzazioni di categoria come Confcommercio cesenate che mi onoro di presiedere abbiano in testa solo il lavoro delle imprese loro associate (come se fosse poco), ma in realtà il nostro primo pensiero è un altro: la vita, degli imprenditori, di tutti. Si lavora per vivere, non il contrario. E allora chiedo: che vita, che surrogato di vita è per i ragazzi delle superiori fare lezione a distanza, non avere luoghi di incontro, incollarsi al computer o allo smartphone per tutto il giorno; che vita è per tutti noi non poter andare al ristorante o al cinema, ad assistere ad uno spettacolo, a una mostra o a un evento culturale, e ad una partita di calcio allo stadio; non uscire mai la sera di casa? E aggiungo: che vita è non potere lavorare, o lavorare a intermittenza, essere costretti, come avviene per ristoratori e baristi, a fare petizioni per chiedere che venga rispettato il più elementare dei diritti sancito costituzionalmente, quello di lavorare? Da troppo tempo questo è il nostro surrogato di vita".

"Non voglio essere equivocato - dettaglia Patrignani - prima viene la difesa della salute. Certo, e non si discute.   Ma ci sono tante persone, anche nostri concittadini, impoverite economicamente e umanamente: depressione, senso di precarietà e di angoscia si stanno estendendo. Quando si è confinati troppo a lungo in casa può succedere. Un'organizzazione di rappresentanza economica come Confcommercio in un passaggio epocale come la convivenza con la pandemia tiene alta l'asticella della rappresentanza: tutela sì in tutti i modi possibili e immaginabili le piccole imprese (con risultati senza i quali la situazione sarebbe ancora peggiore), ma più estesamente vuole tutelare le persone prendendosi cura della loro vita. La chiusura dell'attività o la riduzione delle aperture e la mancanza di ristori adeguati sono un problema della vita della persone, non solo del lavoro, così come un problema serio è la situazione di “vita in trance” a cui siamo costretti ormai da troppo tempo, come afferma il sociologo De Rita. Siamo certi che sia questa l'unica forma di convivenza col virus? Quanto potremo durare? Quanto di meglio può fare la politica, a livello sanitario, economico e sociale per favorire una convivenza, e non una con...morienza,  col virus più umana e più vicina alla vita vera, in cui siamo noi a convivere e non il virus a fare il bello e cattivo tempo?".

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