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Economia

Ortofrutta, al consumatore piace sempre più il 'Made in Italy'

Il consumatore italiano è sempre più orientato verso il consumo di prodotti ortofrutticoli nazionali. E’ quanto emerso al convegno promosso da Coldiretti Emilia Romagna al Macfrut di Cesena

Il consumatore italiano è sempre più orientato verso il consumo di prodotti ortofrutticoli nazionali. E’ quanto emerso al convegno promosso da Coldiretti Emilia Romagna, ”L’ortofrutta firmata dagli agricoltori italiani” che si è svolto al Macfrut di Cesena. Secondo i dati presentati dall’economista Gian Luca Bagnara, nel primo semestre 2012 sono aumentati i volumi di acquisto delle prugne (+14%) delle nettarine (+13%), delle angurie (+6%), delle fragole (+3%), mentre sono diminuiti gli acquisti di frutta esotica (–11%in quantità e –6% in valore).

Il consumatore dimostra, quindi, di puntare sempre di più verso il prodotto di qualità. Nel settore delle pesche e nettarine, produzioni simbolo dell’agricoltura emiliano romagnola, i prezzi e gli acquisti al consumo – secondo i dati presentati al convegno – hanno  premiato il prodotto di qualità elevata, mentre hanno penalizzato le produzioni di qualità più scarsa. Sono così stati premiati i produttori che hanno curato la potatura, il diradamento puntando al mercato dei calibri maggiori, mentre sono stati svantaggiati i produttori che hanno scelto le grandi quantità di prodotto con qualità inferiore.

I prezzi spuntati al consumo non si sono però tradotti in un deciso vantaggio per il prezzo pagato ai produttori. Questo accade – è stato detto al convegno – per la situazione critica dell’organizzazione della filiera a valle dell’impresa agricola, che è diventata il fattore determinante per la competitività sui mercati. In sostanza i costi intermedi, tra il campo e lo scaffale, pesano sul costo finale del prodotto ortofrutticolo a scapito del prezzo pagato al produttore. Costi fissi troppo alti e una minore redditività delle vendite dovute a deboli strategie di differenziazione sul mercato, impediscono di valorizzare adeguatamente il prodotto di qualità, penalizzano l’agricoltura.

“Un filiera troppo lunga, con passaggi prolungati, con tre, quattro intermediari dal produttore al distributore finale – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – appesantiscono il prezzo finale del prodotto ortofrutticolo a scapito del primo anello della filiera. Nonostante l’efficienza del lavoro dei nostri addetti, che non hanno niente da invidiare ad esempio alla concorrenza spagnola in fatto di costo alla produzione di un chilo di pesche, non riusciamo a generare un corrispondente valore aggiunto per le nostre imprese. Da qui nasce il progetto Fai, firmato agricoltori italiani”.

Promosso da Coldiretti, il progetto Fai – ha spiegato Tonello – “si propone di tagliare i troppi passaggi del cibo dal campo alla tavola che alimentano le speculazioni ma anche gli sprechi”. Con il sostegno logistico dei Consorzi Agrari d’Italia, Fai commercializzerà solo prodotti nazionali con un passaggio diretto dalle aziende agricole ai canali distributivi e si affiancherà alla rete già attiva di quasi diecimila frantoi, cantine, malghe, cascine e aziende agricole trasformate in punti vendita, i millecento mercati degli agricoltori e le oltre cento botteghe di Campagna Amica già presenti su tutto il territorio nazionale.

Secondo l’analisi di Coldiretti, per ogni euro speso da un consumatore solo 17 centesimi restano alla produzione. In questo modo un chilo di frutta costa meno di una tazzina di caffè, nonostante che produrre un chilogrammo di pesche significhi competenza, lavoro, capacità imprenditoriale, utilizzo di manodopera e di costosi mezzi di produzione.
“Non è più possibile – ha detto Tonello – proseguire con un sistema che sottostima il valore del produrre cibo rispetto ai suoi spostamenti. Con Fai, come per la vendita diretta, intendiamo ridurre gli interminabili passaggi dal campo alla tavola, con la fornitura diretta di prodotti italiani ai sistemi distributivi per recuperare il valore aggiunto e per dare risposta alla richiesta del consumatore di riconoscere l’identità e l’origine del prodotto”.

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