rotate-mobile
Economia

Nuovi modelli di sviluppo e business: la risposta alla crisi passa dal digital marketing

In provincia gli investimenti nel digitale sono passati dal 23% al 39%, per l’analisi dei comportamenti dei clienti dal 26% al 36% e per l’utilizzo di big data dal 15 al 27%

Le direttrici del futuro dello sviluppo produttivo del Paese e la risposta alla crisi dovuta al Covid-19 passano dal digitale. Non solo per i contenuti del PNRR, ma anche per la risposta già messa in piedi autonomamente dal sistema produttivo nell’anno della pandemia. L’adozione di nuovi modelli di business è una delle risposte, con l’incremento più alto per gli investimenti in Digital marketing, passati dal 24,4% del pre-covid al 39,9% del 2020. La contrazione macroeconomica del 2020 ha costretto le imprese italiane, e non solo, a reagire rimodulando i propri modelli di business secondo alcune direttive come: l’uso più profittevole dei dati per analizzare i comportamenti dei clienti, analizzare i mercati e rispondere alle nuove abitudini di consumo online e non, attraverso una maggiore personalizzazione e “automatizzazione” delle politiche commerciali.

Per quanto riguarda la quota di imprese che hanno investito in maniera strategica in nuovi modelli di business, emerge che l’“utilizzo di Big data per analizzare i mercati” è passato dal 16,7% del 2015-2019 al 27,4% del 2020, l’analisi dei comportamenti e dei bisogni dei clienti per garantire la personalizzazione del prodotto-servizio offerto è passata dal 28,6% al 39,9% del 2020; l’incremento più alto si è avuto per gli investimenti strategici in Digital marketing passato dal 24,4% del pre-covid al 39,9%.

La pandemia e il lockdown hanno costretto gli italiani a confrontarsi in maniera più attiva con internet e il mondo online, tanto che le imprese hanno dovuto accelerare il processo di apertura commerciale verso questo canale. Le nuove abitudini digitali dei cittadini, infatti, implicano una sempre maggiore attenzione all’uso degli strumenti online per analizzare i dati dai mercati, per ascoltare le esigenze dei clienti e trasformare i propri business. Nel 2020, tra i macro settori di attività di imprese che hanno dichiarato di aver investito “molto” e “moltissimo” nel digital marketing, al primo posto si trovano i servizi con il 42,1% (contro il 26% del periodo precedente), a seguire public utilities con il 35,6% (contro il 26,2% del 2015-2019), l’industria passata dal 18,9% del pre-covid al 32,4% del 2020, e, per terminare, il settore costruzioni con il 29,3%.

Analizzando i settori di attività, per quanto attiene ai servizi, occorre mettere in risalto che al primo posto nel 2020 per investimenti strategici c’è “istruzione e servizi formativi privati” al 56,8% (+19,4 rispetto al periodo pre-covid) che dimostra una sempre maggiore attenzione alla formazione online; seguono i “servizi finanziari e assicurativi”, passati dal 41,5% del pre-covid al 56% del 2020 e i “servizi informatici e delle telecomunicazioni” al 53,1 (+16,5 punti percentuali rispetto al periodo precedente). Tra i settori commerciali, molto in sofferenza a causa della pandemia, si sottolinea il balzo in avanti degli investimenti strategici in digital marketing per il “commercio all’ingrosso”, passato dal 21,2% del pre covid al 41,5% del 2020 (+20,3 p.p) e per il “commercio al dettaglio”, passato dal 24,8% al 41,9% (+17,1 p.p.). I settori dei servizi con la quota più bassa di investimenti strategici sono risultati “commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli”, “servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio” e “sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati”.

Nell’industria il settore che ha investito di più è “industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere”, passato dal 32,2% del pre-covid al 43,7% del 2020 (+11,5 p.p.); a seguire “industrie beni per la casa, tempo libero”, passato dal 20,4% al 40,9, quindi, al terzo posto, “Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature”, con un incremento dal 23,6% al 39,2%. Importante sottolineare anche il balzo in avanti (+17,9 p.p.) delle “industrie alimentari, delle bevande e del tabacco” passate dal 17,5% al 35,4% nel 2020, a dimostrazione che nell’ultimo anno all’attenzione dei consumatori verso l’alimentare online è corrisposto un aumento degli investimenti in digital marketing da parte delle imprese. Le imprese manifatturiere con una minore quota di investimenti strategici sono “industrie del legno e del mobile”, comunque con il 29,3%, e le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo con il 25,9%.

Anche nella Romagna – Forlì-Cesena e Rimini si è verificato un sensibile incremento negli investimenti per la trasformazione digitale. In provincia di Forlì-Cesena, gli investimenti in digital marketing sono passati dal 23% al 39%, per l’analisi dei comportamenti dei clienti dal 26% al 36% e per l’utilizzo di big data dal 15 al 27%.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nuovi modelli di sviluppo e business: la risposta alla crisi passa dal digital marketing

CesenaToday è in caricamento