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I numeri dell'economia locale 2012: disoccupazione al 7,8%. A farne le spese soprattutto le donne

E' quanto emerge da “I Numeri dell’Economia 2012”, la pubblicazione curata dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena, che mette in evidenza il quadro del sistema produttivo provinciale attraverso indicatori statistici aggiornati, relativi ai vari settori economici

Con un saldo al 31 dicembre scorso tra imprese attive e cessate pari a -432 unità (al netto delle cancellazioni d’ufficio), la provincia di Forlì-Cesena si conferma un territorio ad elevata imprenditorialità (mediamente vi è un’impresa ogni 10 abitanti). E' quanto emerge da “I Numeri dell’Economia 2012”, la pubblicazione curata dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena (disponibile in formato cartaceo e on line), che mette in evidenza il quadro del sistema produttivo provinciale attraverso indicatori statistici aggiornati, relativi ai vari settori economici.

La distribuzione delle imprese attive è concentrata principalmente nei settori del commercio (21,6% del totale imprese attive), agricoltura (19,7%), delle costruzioni (16,3%) e nell’industria (9,7%). La distribuzione degli addetti delle imprese attive della provincia, con riferimento ai principali settori d’attività, risulta la seguente: il 10,1% è impiegato nell’agricoltura; il 26,1% nell’industria; il 10,4% nelle costruzioni; il 28,9% nel commercio e nel turismo; il restante 24,6% nei servizi e altre attività.

Con esclusione dell’agricoltura (che comunque pesa circa per il 20% sul totale delle imprese attive), la struttura produttiva della provincia è principalmente caratterizzata da ditte individuali (in linea con il dato regionale e nazionale). L’incidenza delle società di capitali appare ridotta (18,0%, contro il 21,7% regionale e il 21,5% nazionale), mentre quella della società di persone (24,7%) è superiore rispetto agli altri aggregati territoriali.

Ricchezza - Con riferimento al 2012, la provincia di Forlì-Cesena, con un valore pari a 28.593 euro, si colloca all’11° posto nella graduatoria nazionale in ordine decrescente del valore aggiunto procapite (a prezzi correnti) e al quarto posto in regione dopo Bologna, Modena e Parma. Nel 2011, Forlì-Cesena occupava, invece, l’ottava posizione a livello nazionale e il terzo posto a livello regionale. Nel 2011 (ultimo anno disponibile) il Valore Aggiunto della provincia di Forlì-Cesena è stato pari a 11.446 milioni di euro, così ripartiti: “agricoltura” 3,3% del totale, “industria” 29,5% e "servizi" 67,2%.

Dal confronto con i corrispondenti valori regionali appare maggiormente rilevante a livello provinciale il peso del settore agricolo (3,3% contro 2,3%), sostanzialmente identica l’incidenza del settore industriale (29,5% contro 30,1%), così come il terziario (67,2% contro 67,6%). A livello nazionale risulta ancora più bassa l’incidenza dell’agricoltura (2,0%) e dell’industria (24,6%), mentre è più rilevante quella dei servizi (73,4%).

Nel 2011 (ultimo dato disponibile), con un valore pari a 21.601 euro, il reddito disponibile procapite delle famiglie della provincia di Forlì-Cesena è risultato sostanzialmente stabile, superiore (in valore assoluto) al dato nazionale e dell’Emilia Romagna. Il reddito disponibile procapite delle famiglie si posiziona al 2° posto tra le province della regione (dopo Bologna con 23.763 euro).

Lavoro - I dati relativi al mercato del lavoro nella provincia di Forlì-Cesena (valori medi del 2012) evidenziano un tasso di occupazione (per la popolazione compresa tra 15 e 64 anni) pari al 66,7%, inferiore a quello regionale (67,6%), ma superiore a quello medio nazionale (56,8%). I livelli occupazionali assumono valori diversi per genere: 73,5% per i maschi e 59,9% per le femmine. Il tasso di occupazione femminile provinciale risulta di poco inferiore rispetto a quello regionale (61,3%), ma superiore al dato nazionale (47,1%).

Il tasso di disoccupazione totale della provincia, pari al 7,8%, risulta maggiormente elevato di quello regionale (7,1%), ma decisamente inferiore a quello medio nazionale (10,7%). Anche il tasso di disoccupazione assume valori diversi tra i maschi (6,2%) e le femmine (9,7%); in relazione alla componente femminile i dati provinciali sono migliori di quelli nazionali (11,9%), sebbene l’analisi dinamica riporti un aumento della disoccupazione con particolare riferimento a quella femminile.

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