La rabbia di bar e ristoranti per la chiusura forzata: "Accanimento contro un settore allo stremo"
"In virtù degli investimenti che hanno reso le nostre attività sicure per i nostri clienti e per chi vi lavora, non comprendiamo l’accanimento verso questo settore già molto provato"
Ristoratori e gestori dei pubblici esercizi dell’Emilia-Romagna sono esasperati per la chiusura forzata dei propri esercizi durante il periodo delle festività. Rabbia ed esasperazione sono riassunte in un manifesto unitario siglato da Fiepetì e Fipe, le principali associazioni di rappresentanza dei pubblici esercizi affiancate dalla FIC - Federazione Italiana Cuochi.
“22 DPCM, 36 Decreti Legge, 160 giorni di chiusura, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato. – si legge nel documento -. Basta! Questo diciamo ad un Governo che apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle. Siamo esausti e Increduli. Il risultato è un settore al collasso che non vede peraltro prospettive di ripresa nel breve periodo".
"Al governo, i pubblici esercizi chiedono invece un altro tipo di DPCM: Dignità, Prospettiva, Chiarezza e Manovra. La dignità di attività essenziali e sicure; la prospettiva di un piano di riqualificazione e sviluppo, magari attraverso un adeguato inserimento nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza; la chiarezza sui tempi di riapertura a gennaio; una manovra correttiva che garantisca indennizzi adeguati e ristori calcolati sulle effettive perdite, sostegno all’indebitamento, risoluzione dei problemi di locazione".
“Siamo i primi a comprendere che la priorità è innanzitutto quella di salvaguardare la salute dei cittadini – afferma Silvia Bragagni presidente della Fiepet Cesenate – ed è per questo motivo che i pubblici esercizi hanno investito tempo e soldi in tutti quegli strumenti di sicurezza previsti dal Protocollo regionale. Proprio in virtù di questi investimenti che hanno reso le nostre attività sicure per i nostri clienti e per chi vi lavora, non comprendiamo l’accanimento verso questo settore già molto provato”.
“Se va avanti così moriremo di fame non di Covid, mentre abbiamo necessità di speranza e fiducia nel futuro per andare avanti. Per questo abbiamo chiesto – afferma Davide Ricci resp.le Fiepet Cesenate – alle Istituzioni, a partire dalla nostra Regione, di farsi portavoce con il Governo delle nostre proposte e di mettere a disposizione al più presto le risorse previste per i ristori a questa categoria, nella consapevolezza che stiamo correndo il rischio di incorrere in un collasso economico da cui sarà difficile rialzarsi.”