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Economia

In cinque anni l'Emilia Romagna avrà bisogno di 336mila lavoratori. Il borsino del secondo trimestre 2023

Le previsioni occupazionali: per il secondo trimestre 2023 le imprese hanno programmato complessivamente 36.480 nuovi ingressi nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, di cui 8.450 nel solo mese di aprile

Gli ingressi (entrate per assunzioni e attivazioni di forme di lavoro flessibile) previsti nelle province di Forlì-Cesena e Rimini per il trimestre in corso sono 36.480, secondo Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Anpal e dalle Camere di commercio italiane.

Su base nazionale, gli ingressi previsti nel mese di aprile sono 443.000, di cui l’8,2% (36.400) in Emilia-Romagna, un punto percentuale (p.p.) in meno rispetto al mese scorso. Il 23,2% del dato regionale, pari a n. 8.450 ingressi previsti, attiene all’area di competenza della Camera di commercio della Romagna, in crescita rispetto a marzo di quasi 5 p.p.. L’incidenza dei contratti a tempo determinato si mantiene elevata e pari all’83% per Rimini e al 78% per Forlì-Cesena.

Per quanto riguarda le entrate i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i Servizi di alloggio/ristorazione/turismo, il Commercio, i Servizi alle persone, i Servizi operativi e di supporto alle imprese e alle persone e Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio a Rimini, mentre a Forlì-Cesena quinte sono le Costruzioni.

Previsioni del quinquennio in Italia ed Emilia-Romagna

Il focus di questo mese è dedicato al report previsivo 2023-2027 pubblicato il 28 marzo scorso, con l’obiettivo di fornire un contributo utile per l'orientamento, per la programmazione della formazione e per le politiche attive del lavoro, per la prima volta contenente anche dati regionali oltre ai nazionali.

Le imprese e la Pubblica Amministrazione avranno bisogno nel quinquennio di circa 3,8 milioni di lavoratori, il 72% dei quali (2,7 milioni) sostituiranno gli occupati in uscita dal mercato del lavoro, replacement demand. Il restante 28% della domanda rappresenterà l’entrata di nuovi lavoratori determinata dall’espansione economica (oltre un milione di lavoratori), expansion demand. Le filiere economiche che presenteranno la maggiore dinamicità nei prossimi anni, anche grazie agli effetti del traino degli investimenti del PNRR saranno commercio e turismo (fabbisogno di oltre 750mila unità nel quinquennio), i servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone e la pubblica amministrazione (PA) in senso stretto (circa 567mila unità), la “salute” (477mila occupati), “formazione e cultura” (436mila), “finanza e consulenza” (430mila) e “costruzioni e infrastrutture” (270mila). Si stima che su quattro filiere dovrebbe essere concentrato circa il 70% del flusso di occupati attivati grazie agli investimenti del PNRR: “costruzioni e infrastrutture” (21%), “turismo e commercio” (18%), “servizi avanzati” (16%) e “formazione e cultura” (13%).

La quota del fabbisogno occupazionale 2023-2027 per l'Emilia-Romagna è di quasi 336mila unità, al quarto posto a livello nazionale. La quota maggiore del fabbisogno occupazionale in valore assoluto, infatti, riguarderà la Lombardia (oltre 714mila unità pari al 19% del totale nazionale), seguita da Lazio (379mila unità) e Veneto (346mila unità). Osservando invece la dinamica in termini di rapporto tra fabbisogno e attuale stock occupazionale, le prime posizioni sono occupate da Trentino Alto Adige, Sicilia e Friuli Venezia Giulia (con il 3,7, 3,5 e 3,4%) e la nostra regione scende al nono posto e insieme ad altre 4 (3,1%).

Nel settore pubblico si prevede il tasso più alto di replacement demand, il 92% di 738.000 unità di fabbisogno (circa 676mila dipendenti), ovvero dovrà essere sostituito in 5 anni il 20,8% dello stock attuale dei dipendenti. Risulta quindi strategico investire sul reclutamento e sulla formazione dei dipendenti pubblici per ridurre gli effetti negativi che si ripercuoterebbero su tutto il Sistema Paese, in caso di mancanze quantitative e qualitative (competenze adeguate), dette anche gap di domanda e gap di offerta.

Nei prossimi anni avranno impatti sempre più rilevanti le transizioni digitale, green e demografica in collegamento con l'implementazione degli investimenti delle varie missioni del PNRR. Si stima che nel quinquennio il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale con un livello di formazione terziaria (universitaria o professionalizzante) e il 48,1% profili con un livello di formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale. L'offerta di lavoratori con formazione terziaria sarà insufficiente a coprire le necessità del sistema economico per 9mila unità all’anno, con differenze significative tra i diversi ambiti di studio: più marcata la carenza di offerta, il mismatch di laureati nell’indirizzo medico-sanitario (mancheranno 12mila laureati ogni anno), in quello economico-statistico (8mila unità annue) e di titoli nelle discipline STEM (6mila unità annue). Inoltre si stima che l’attuale offerta formativa complessiva (indirizzi della formazione secondaria di II grado tecnico professionale) potrebbe riuscire a soddisfare solo il 60% della domanda potenziale del prossimo quinquennio, con livelli di mismatch più critici per gli ambiti relativi a trasporti e logistica, costruzioni, sistema moda, meccatronica, meccanica ed energia.

I costi del mismatch domanda offerta di lavoro cresceranno, perché il ritardato o mancato inserimento nelle imprese dei profili professionali necessari provoca rallentamenti nella creazione di valore aggiunto nei diversi settori economici. Per il solo 2022 è stata stimata una perdita di valore aggiunto, pari a circa 38 miliardi di euro, sulla base di una tempistica di difficoltà di reperimento compresa tra 2 e 12 mesi, secondo la somma delle rilevazioni mensili dell’indagine campionaria del Sistema informativo Excelsior.

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