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I numeri dell'economia, la fotografia aggiornata all'anno scorso

"I numeri dell'economia 2011" come "fotografia" del nostro territorio sotto il profilo statistico ed economico: questo rappresenta, infatti, la pubblicazione

“I numeri dell’economia 2011” come “fotografia” del nostro territorio sotto il profilo statistico ed economico: questo rappresenta, infatti, la pubblicazione, edita regolarmente ogni anno a cura della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, strumento che si inserisce nell’offerta informativa a naturale completamento del Rapporto sull’Economia e importante fonte di dati riguardanti la provincia nei suoi diversi aspetti. Confronti puntuali, sui singoli indicatori, con le altre province della regione consentono di valutare il posizionamento della provincia di Forlì-Cesena anche rispetto al contesto territoriale, regionale e nazionale.


Di seguito alcune note sintetiche tratte dal volume e relative ad alcuni temi chiave:
Imprenditorialità e struttura produttiva. Con un saldo al 31/12/2011 tra imprese attive e cessate pari a +80 unità (al netto delle cancellazioni d’ufficio, la provincia di Forlì-Cesena si conferma un territorio ad elevata imprenditorialità (mediamente vi è un’impresa ogni 10 abitanti). La distribuzione delle imprese attive è concentrata principalmente nei settori delle costruzioni, commercio al dettaglio, agricoltura e pesca, quest’ultimo con un’incidenza (19,9%) superiore a quella regionale e nazionale.

La distribuzione degli addetti delle imprese attive della provincia, con riferimento ai principali settori d’attività, risulta la seguente: il 10,7% è impiegato nell’agricoltura e nella pesca; il 26,4% nell’industria; il 10,9% nelle costruzioni; il 28,2% nel commercio e nel turismo; il restante 23,7% nei servizi e altre attività. Con esclusione dell’agricoltura (che comunque pesa circa il 20% sul totale delle imprese attive), la struttura produttiva della provincia è principalmente caratterizzata da ditte individuali (in linea con il dato regionale e nazionale). L’incidenza delle società di capitali appare ridotta (17,7%, contro il 21,4% regionale e il 21,2% nazionale), mentre quella della società di persone (24,7%) è in controtendenza rispetto agli altri aggregati territoriali.

Ricchezza. La provincia, con un valore pari a 21.485 euro (dati 2011), occupa il 16° posto nella graduatoria nazionale in ordine decrescente del valore aggiunto pro capite (a prezzi costanti).
Nel 2010 (ultimo anno disponibile) il Valore Aggiunto della provincia di Forlì-Cesena è stato pari a 11.346 milioni di euro, così ripartiti: “agricoltura” 333,6 (2,9% del totale), “industria” 3.366,1 (29,7%) e "servizi" 7.646,4 (67,4%). Dal confronto con i corrispondenti valori regionali appare più rilevante a livello provinciale il peso del settore agricolo (2,9% contro 2,3%), sostanzialmente identica l’incidenza del settore industriale (29,7% contro 29,9%), così come il terziario (67,4% contro 67,8%). A livello nazionale risulta ancora più bassa l’incidenza dell’agricoltura (1,9%) e dell’industria (24,9%), mentre è più rilevante quella dei servizi (73,2%).

Nel 2010 (ultimo dato disponibile), con un valore pari a 21.112 euro, il reddito disponibile pro-capite delle famiglie della provincia è risultato stabile, superiore (in valore assoluto) al dato nazionale e dell’Emilia-Romagna. Il reddito disponibile pro-capite delle famiglie si posiziona al 2° posto tra le province emiliano-romagnole (dopo Bologna con 23.450 euro).

Lavoro. I dati relativi al mercato del lavoro nella provincia di Forlì-Cesena (valori medi del 2011) evidenziano un tasso di occupazione per la popolazione compresa tra 15 e 64 anni (65,6%) inferiore a quello regionale (67,9%), ma superiore a quello medio nazionale (56,9%). I livelli occupazionali assumono valori diversi per genere: 72,1% per i maschi e 59,1% per le femmine. Il tasso di occupazione femminile provinciale risulta essere di poco inferiore rispetto a quello regionale (60,9%), ma superiore al dato nazionale (46,5%).

Il tasso di disoccupazione totale della provincia, pari al 7%, risulta maggiormente elevato di quello regionale (5,3%), ma decisamente inferiore a quello medio nazionale (8,4%). Anche il tasso di disoccupazione assume valori diversi tra i maschi (6,7%) e le femmine (7,4%); in relazione alla componente femminile i dati provinciali sono migliori di quelli nazionali (9,6%), sebbene l’analisi dinamica riporta un aumento della disoccupazione con particolare riferimento a quella maschile.

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