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"Hera non è il demonio, la politica si smarca solo quando le conviene"

"Anche del nostro territorio e la cronaca ci fornisce ogni giorno vari esempi di dibattito 'corto' con questioni salienti affrontate senza la necessaria visione prospettica": è la presa di posizione di Stefano Bernacci, segretario Confartigianato

“Nella società liquida e del pensiero corto il rischio è che anche la politica si acquatti sul contingente, ancor più col venir meno del ruolo e della forza rappresentativa e propulsiva dei partiti (che, pur con tutti i loro difetti e degenerazioni, hanno costituito ambiti privilegiati in cui si affrontavano i problemi) surrogati da king-maker di turno, portatori di visioni e interessi finalizzati soprattutto a ottenere e carpire il consenso. La politica appiattita sui problemi del giorno è una realtà anche del nostro territorio e la cronaca ci fornisce ogni giorno vari esempi di dibattito 'corto' con questioni salienti affrontate senza la necessaria visione prospettica”: è la presa di posizione di Stefano Bernacci, segretario Confartigianato Federimpresa Cesena.


 

Bernacci si sofferma su alcune questioni locali per sostanziare il suo pensiero: “La prima riguarda l'assetto territoriale. La soppressione della Provincia di Forlì–Cesena ente di primo livello eletto dai cittadini ha finito per smascherare ancor più il deficit di progettualità nel lungo periodo della nostra offerta politica. Ora che è stravolta la gabbia istituzionale, appare ancora più evidente che le ragioni dello stare insieme non esistono a priori ma vanno conquistate ogni giorno a partire da una vision condivisa del futuro del territorio che tuttora è latitante; altrimenti, non sta scritto da nessuna parte che Forlì e Cesena debbano stare insieme e, come già sta succedendo, Cesena preferirà attestarsi su Ravenna o Rimini e Forlì dove maggiormente ritiene le convenga, a seconda delle situazioni contingenti e apparentemente più favorevoli. Ma favorevoli oggi, non è detto per il futuro”.


 

“Se al contrario una politica condivisa di integrazione sul lungo periodo fosse maturata nel nostro territorio con un progetto chiaro e una rotta su cui muoversi, il venir meno della gabbia istituzionale non avrebbe generato problemi, mentre invece esistono proprio perché, specie negli ultimi anni, si è rinunciato a costruire le ragioni capaci di fare stare insieme il territorio e di renderlo coeso. Un esempio plastico di questa mancanza di coesione è la spaccatura che si è verificata sulla gestione in house dei rifiuti in cui i due territori si sono divisi panche perché è mancato a monte un dibattito serio su come impostare la questione non in un’ottica semplicemente pro e contro Hera – visione evidentemente miope – ma in quella di conseguire un reale vantaggio per cittadini e imprese contribuenti”.
 

Continua Bernacci: “E ancora, visto che si è citato Hera: lungi da noi l’idea di difendere l’ex municipalizzata, ma è un dato di fatto che non esiste territorio in cui Hera sia così isolata dalla politica come nel nostro, a causa di un atteggiamento spesso strumentale degli amministratori in virtù del quale Hera è una risorsa quando dà utili ai Comuni soci, salvo poi diventare l’emblema del male quando finisce nel mirino dei contribuenti e chi governa ha tutto l’interesse a prenderne demagogicamente le distanze. Ma quando mai nel territorio è stato condotto un dibattito serio, partecipato e costruttivo su come costruire un rapporto efficace e libero tra amministrazioni ed ex municipalizzata, fuori dai due atteggiamenti oltranzisti nell’uno e nell’altro senso?”


 

“E quando mai si è avviato un confronto serio sulle unioni dei comuni varate nel territorio, definendo insieme quali erano i servizi che dovevano garantire, e perché mai in un piccolo territorio di 15 comuni come il Cesenate queste unioni dovevano essere due,salvo poi rivelarsi elementi di debolezza, o comunque non pienamente rispondenti alle esigenze del territorio? Quel che serve, in realtà, è un pensiero lungo che scavalchi il contingente e affronti i problemi nella loro complessità, partendo dalla sfida cruciale di costruire di nuovo le ragioni fondanti dello stare insieme dentro questo territorio. È un problema di luoghi, di mezzi, strumenti, di idee e anche di uomini. Se abdichiamo a questo compito, ci sarà chi continuerà magari a vincere qualche battaglia grazie alla tattica, ma il sistema territoriale perderà la guerra, per pauroso deficit di strategia”, conclude Bernacci.

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