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Economia

Green pass nei negozi, "Contenere l'impatto organizzativo dei controlli e c'è il nodo eccezioni"

"Scelte impegnative richiedono attenta e precisa programmazione e preparazione". Lo rimarca il presidente di Confcommercio cesenate Augusto Patrignani

"Vaccini e green-pass stanno sorreggendo resistenza e ripartenza delle attività e va evitato, ad ogni costo, che pandemia e crisi economica inneschino una pericolosa emergenza sociale. Ma scelte impegnative richiedono attenta e precisa programmazione e preparazione". Lo rimarca il presidente di Confcommercio cesenate Augusto Patrignani.

"In riferimento alle nuove disposizioni che estendono l’obbligo di green-pass ordinario anche per l’accesso a tutte le attività commerciali, fatte salve le “eccezioni” che verranno individuate per il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona, occorrerà - afferma Patrignani - , contenere l’impatto organizzativo di un improprio ruolo di controllo e verifica da parte degli esercenti. Si ripropone inoltre il problema, già sperimentato nel ciclo dei provvedimenti emergenziali di sospensione o limitazione delle attività, della concreta individuazione delle ‘eccezioni’ e delle ‘esigenze essenziali e primarie’ con il connesso rischio di scelte contraddittorie o discriminanti. Nel contempo si consolida la necessità e l’urgenza di misure di sostegno per le imprese colpite dalla recrudescenza della pandemia, a partire dalle imprese della filiera del turismo e dall’esigenza di un nuovo ciclo di ‘cassa Covid’ con efficacia retroattiva dal primo gennaio”.

"Quanto all'introduzione del green pass base dal primo febbraio per l'ingresso dei negozi - aggiunge Patrignani - è una decisione necessaria decisione per contenere la diffusione del virus, ma soprattutto per scongiurare eventuali futuri scenari di chiusura dei negozi. Serve però attenzione per il settore dell'abbigliamento introducendo crediti d'imposta per le giacenze del magazzino. I negozi di abbigliamento, calzature e pelletterie - prosegue  Borghi -sono stati tra le pochissime attività che hanno subito la chiusura forzata durante i precedenti lockdown per ben 138 giorni, pari al 35% della loro capacità lavorativa, senza peraltro ottenere alcun tipo di attenzione, nonostante abbiano dovuto far ricorso a politiche di riduzione dei prezzi per non avere troppe rimanenze nei magazzini. Confcommercio chiede dunque al Governo crediti d'imposta per le giacenze di magazzino del commercio moda, ad oggi inspiegabilmente concessi esclusivamente all'industria della moda".
 

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