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Economia

Vendita delle azioni Carisp, la Fondazione: "Valutazione di convenienza economica"

La Fondazione garantisce che "coltiverà un rapporto di collaborazione con Cariparma per concordare interventi rilevanti a beneficio del territorio"

All'indomani delle dichiarazioni rilasciate dal blogger Davide Fabbri relative alla vendita delle azioni al Credit Agricole Cariparma al prezzo di cinquanta centesimi cadauna, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena chiarisce che è stata "concordata la cessione di tutto il pacchetto di azioni attualmente detenuto nella Cassa di Risparmio di Cesena secondo una valutazione di convenienza economica e di solidità patrimoniale alla luce della situazione attuale e di quella prevedibile nel prossimo futuro. Si è in attesa della necessaria autorizzazione di legge all’operazione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che è l’autorità di vigilanza sulle fondazioni, e per questo la decisione non era stata resa pubblica".

Viene spiegato che "la Fondazione non poteva aderire all’Offerta Pubblica di Acquisto che Cariparma ha destinato agli azionisti “privati”. Questo significa che - non vendendo le azioni - diventerebbe azionista di Cariparma ricevendo da questa proprie azioni in cambio di quelle di CR Cesena: queste ultime, ai fini del concambio, sono state valorizzate 0,24 euro, ossia meno della metà del prezzo di vendita. Le azioni  Cariparma non sono quotate in borsa né negoziabili su un altro mercato, e pertanto sostanzialmente invendibili".

Inoltre "la presenza della Fondazione nel capitale sociale di Cariparma sarebbe molto inferiore all’1%, senza alcuna prospettiva di esercitare un ruolo significativo". Viene specificato che "mantenendo tutto il residuo patrimonio investito in azioni bancarie, la Fondazione perpetuerebbe quella mancata diversificazione del rischio che è stata una delle concause della propria crisi economica, patrimoniale e finanziaria". "La somma che sarà incassata (complessivamente € 7,5 milioni), invece, potrà essere utilizzata diversificando opportunamente gli investimenti", viene assicurato.

Gli organi della Fondazione competenti per legge e per statuto (consiglio di amministrazione e organo di indirizzo, non l’assemblea), viene illustrato, "hanno esaminato in più sedute le due opzioni (vendere le azioni o diventare azionista di Cariparma), anche con la consulenza di un docente universitario di finanza aziendale, e hanno deliberato per l’accoglimento della prima, considerata indubitabilmente la più conveniente, senza alcun voto contrario e due soli astenuti nell’organo di indirizzo".

L’accordo, viene aggiunto, "prevede alcuni importanti benefici collaterali". Viene ricordato inoltre che la "perdita patrimoniale della Fondazione risale al 2016, quando il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ha assunto il 95% del capitale sociale, riducendo la presenza della Fondazione dal 48% al 2,28%. Oggi si deve ragionare - e decidere - considerando la nuova realtà e non il passato".

La Fondazione garantisce che "coltiverà un rapporto di collaborazione con Cariparma per concordare interventi rilevanti a beneficio del territorio, che potranno utilmente supplire alla limitatezza delle risorse della Fondazione". Viene inoltre specificato che "non vi è stata una rinuncia ad azioni di risarcimento del danno. Cariparma è divenuta il nuovo azionista di controllo di Cassa Risparmio di Cesena subentrando al Fondo, non ha avuto alcun ruolo nella sua gestione né sulle operazioni che hanno portato la Fondazione a detenere non più il 48% ma il 2,28% del capitale sociale. Non vi sono, quindi, azioni di risarcimento danni che la Fondazione potrebbe esercitare verso Cariparma. La Fondazione si è impegnata ad altro, e cioè a non contestare né la fusione né l’Offerta Pubblica di Acquisto (peraltro da ritenere corrette sul piano giuridico e quindi difficilmente aggredibili con azioni legali)".

"La Fondazione non decideva le sorti e gli indirizzi della Cassa di Risparmio - viene evidenziato -. Le Fondazioni non potevano e non possono ingerirsi nella gestione delle banche partecipate. La nomina degli amministratori non comporta il loro condizionamento nell’attività gestionale. La situazione di anni addietro, quando la Fondazione controllava la Cassa di Risparmio, non può essere confusa con quella attuale. La perdita di risorse patrimoniali ed economiche risale alla crisi della Cassa di Risparmio e non è collegata alla cessione di azioni a Cariparma. Inoltre la rendita della somma ricavata della vendita e gli accordi con Cariparma metteranno la Fondazione in condizione di intervenire sul Territorio, nei tradizionali settori in cui è sempre stata presente (in particolare ambiti a rilevanza sociale, istruzione e formazione, arte e cultura, salute pubblica) con più efficacia e incisività di quanto avvenuto negli ultimi anni".  

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