Distribuzione diretta dei farmaci, Federconsumatori: "Si agevolano le farmacie"
"Questa scelta, che non è stata condivisa con le associazioni dei consumatori né con altri soggetti della rappresentanza sociale, ha provocato notevoli disservizi e disagi"
L'associazione dei consumatori Federconsumatori Forlì-Cesena protesta contro le modifiche apportate alla distribuzione diretta dei farmaci. Se, infatti, qualche anno fa, non senza polemiche, venne decisa dalla Regione di concentrare solo nelle strutture ospedaliere la distribuzione di determinati farmaci per i cronici, di recente la Regione ha stipulato un accordo con le farmacie per portare più vicino alle case dei malati la distribuzione di questi farmaci.
Federconsumatori, nella persona di Giaime Barducci, spiega di aver ricevuto segnalazioni da numerosi utenti residenti nel territorio provinciale: “Da alcuni mesi, dando seguito ad un accordo siglato tra Regione Emilia-Romagna e Federfarma, i punti di erogazione ubicati presso le strutture ospedaliere hanno interrotto la distribuzione diretta dei farmaci per alcune tipologie. Questa scelta, che non è stata condivisa con le associazioni dei consumatori né con altri soggetti della rappresentanza sociale, ha provocato notevoli disservizi e disagi a causa della scarsissima e incompleta informazione fornita agli utenti ai quali non viene specificato che possono continuare ad usufruire della distribuzione diretta”.
Per Giaime Barducci “passare dalla distribuzione diretta del farmaco alla distribuzione a mezzo farmacie, comporta una spesa per il sistema pubblico pari a circa 5 milioni di euro annui su base regionale e a circa 1,3 milioni di euro in ambito romagnolo. Risorse che andrebbero al sistema privato delle farmacie per pagare il servizio di distribuzione”. Tuttavia già in passato Federfarma ha contestato queste stime, sostenendo che non ci saranno costi aggiuntivi per la collettività.
Aggiunge Fabrizio Ghidini, responsabile Sanità per Federconsumatori Emilia-Romagna: “L’accordo siglato tra Regione e Federfarma, che scade nel 2018, risponde certamente al disagio degli utenti che vivono fuori dai centri urbani ma molto deve anche anche alle pressioni delle associazioni dei proprietari di farmacie, le stesse che hanno fatto pressioni bloccando per l’ennesima volta, nel Ddl concorrenza, la possibilità di vendere i farmaci di fascia C (a totale carico del cittadino) nelle parafarmacie che avrebbe consentito risparmi per i consumatori stimati intorno al 20%”.
Conclude la nota della Federconsumatori: “Chiederemo alla Regione un incontro per fare il punto sull’andamento dell’accordo e per fare presente le situazioni emerse a Forlì e Cesena. E’ utile, ben prima della scadenza dell'accordo, che si apra un confronto che preveda anche la partecipazione delle associazioni degli utenti. Ribadendo la bontà del sistema di distribuzione diretta, proponiamo un modello più flessibile e di utilizzare le risorse per qualche progetto mirato sempre in materia di farmaci. L’altra grande sfida riguarda un impegno di tutti i soggetti a favore dei farmaci equivalenti, sui quali nonostante i buoni risultati dell’Emilia Romagna ci sono grandissimi margini di miglioramento per liberare risorse a favore dei malati”.
LA REPLICA - “Distribuire capillarmente i farmaci su tutto il territorio, agevolando gli abitanti dei centri più piccoli, le persone anziane o con difficoltà di spostamenti, fornendo loro la possibilità di reperire farmaci nella farmacia vicino a casa senza doversi spostare negli ospedali delle città, distanti e con orari ridotti: non capiamo come questo possa definirsi un accordo penalizzante per il consumatore”. È la risposta del Presidente di Presidente di Federfarma Emilia Romagna, Achille Gallina Toschi, alle polemiche sollevate da Federconsumatori Forlì-Cesena circa l’accordo sottoscritto da Federfarma con la Regione Emilia-Romagna, che favorisce la distribuzione dei farmaci nelle farmacie – facilmente accessibili ai cittadini –spostandoli dalla distribuzione diretta nelle farmacie ospedaliere.
“È un’accusa che davvero fatichiamo a comprendere – continua Gallina Toschi – Già ampliamente è stato spiegato e dimostrato come la distribuzione per conto non comporti alcun aggravio di spesa pubblica, ma che anzi la contenga, poiché il potere contrattuale dell’Asl nell’acquisto dei farmaci non viene intaccato, mentre la farmacia interviene solo ed esclusivamente come punto di distribuzione. In più, ogni punto di questo accordo è di per sé dimostrazione del vantaggio per i cittadini”. Dalla presenza delle farmacie anche nei comuni più piccoli del territorio regionale, che solleva i cittadini dall’incombenza di spostarsi anche di 20-30 km per reperire i farmaci nelle farmacie ospedaliere (con orari spesso ridotti), alla possibilità dei cittadini di trovare nelle stesse farmacie un supporto per la corretta aderenza alla terapia somministrata, oltre a consigli e informazioni importanti per la loro salute. “Il contenimento della spesa pubblica passa anche attraverso questo – continua Gallina Toschi. - Qual è il costo per la collettività di tutti quei farmaci che spesso sono restituiti alla farmacia inutilizzati per cambio terapia o altre indicazioni, perché forniti in grandi quantità dalle farmacie ospedaliere? La distribuzione per conto riesce a contenere queste anomalie, che spesso si risolvono in sprechi, meglio di quanto non riesca a fare la distribuzione diretta”.