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Calano le ore di cassa integrazione, la Uil: "Licenziamenti e chiusure di aziende"

Analizza Borghetti: "Per quanto riguarda la Provincia di Forlì Cesena, siamo passati da 4.723.245 ore autorizzate nel primo semestre del 2014 a 3.219.048 ore nel primo semestre del 2015"

Il rapporto Uil di giugno sulla cassa integrazione conferma che la strada è ancora lunga per uscire dalla crisi. ''Per quanto riguarda la Provincia di Forlì Cesena, siamo passati da 4.723.245 ore autorizzate nel primo semestre del 2014 a 3.219.048 ore nel primo semestre del 2015, un dato che seppure in riduzione, solo marginalmente può giustificarsi con una tiepida ripresina di alcuni settori lavorativi - afferma Marcello Borghetti, segretario Cst Uil Cesena -. In realtà, a giudizio della Uil, la riduzione dell’utilizzo della cassa integrazione indica che sono in atto chiusure di aziende e licenziamenti".

"Purtroppo a dimostrazione che la crisi è in atto e che le misure di contrasto alla crisi attuate finora dal Governo si rivelano inefficaci, è utile citare anche il dato di cassa integrazione mensile, con un utilizzo a maggio 2015 di 424.971 ore, un dato che cresce notevolmente nel mese di giugno dove si registra un utilizzo di 1.318.012 ore - analizza Borghetti -. Da evidenziare che di queste ore, la quota di cassa integrazione in deroga, passa da 1.300 ore autorizzate a maggio 2015 a 1.091.254 ore a giugno. La crescita della Cassa in deroga è dovuta in parte al blocco “amministrativo” dei fondi nei mesi precedenti e mostra comunque come alcuni settori manifestino ancora criticità: nell’artigianato e nel commercio".

"Se fosse confermata, anche solo in parte, l’attesa ripresa economica, i dati sull’utilizzo della cassa integrazione e i recenti dati Istat, che non segnalano variazioni significative nel dato della disoccupazione, che a maggio 2015 è del 12,4%, testimoniano che la debolissima ripresa economica, non crea nuovi posti di lavoro (che è cosa diversa da stabilizzare una parte di posti di lavoro per effetto della decontribuzione, un dato sul quale il Ministro del Lavoro tende a fare confusione) - prosegue -. La vera questione è che in questo contesto il rischio è che non solo non si crei occupazione, ma che non si fermi neppure l’emorragia di posti di valoro, con forti preoccupazioni circa la tenuta occupazionale soprattutto in alcuni settori, edilizia in primis".

"Il Governo sta per approvare il decreto che riforma questi importanti strumenti di protezione sociale ed è bene che prima di decidere di ridurre durata e reddito, consideri gli effetti sociali di tali decisioni, proprio perché come dimostrato, ha protetto e protegge nel Paese centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori - aggiunge -. Per mesi si è raccontato che diritti e garanzie erano un ostacolo alla ricerca di opportunità e posti di lavoro per i meno garantiti, a partire dai giovani, la verità e che senza investimenti, infrastrutture e una diminuzione forte delle tasse a lavoratori e pensionati per favorire una ripresa dei consumi e il rilancio dell’economia, con una fortissima attenzione al tema della legalità, si confermerà che la buona occupazione non si sostiene solo con leggi sulle “regole” del lavoro".

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