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Economia

Crisi, le imprese non fanno più programmi a lunga scadenza

E' quanto emerge dall'analisi dei dati del Rapporto regionale 2012 sull'innovazione, presentato nella sede di Unioncamere Emilia-Romagna che l'ha promosso

La crisi perdurante incide anche sugli investimenti in innovazione delle imprese che scelgono diminuzione dei costi e aumento della produttività come principali obiettivi, senza fare programmi a lunga scadenza. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati del Rapporto regionale 2012 sull’innovazione, presentato nella sede di Unioncamere Emilia-Romagna che l’ha promosso.

L’indagine, realizzata dal Cise –Azienda speciale della Camera di commercio di Forlì-Cesena, ha coinvolto a livello regionale un campione di 1572 imprese, coinvolte con un questionario strutturato, in netta prevalenza di piccole dimensioni, in particolare nei settori economici della meccanica (22,6% dei casi), metallurgia (21,0%), tessile/moda (14,6%), agro-alimentare (14,2%) manifatturiero (27,1%).

L’ambito cui le imprese interpellate guardano con maggiore attenzione per migliorare la propria performance competitiva è quello dei materiali. Seguono gli ambiti dell’informatica e dell’energia (riduzione dei consumi energetici, efficienza energetica di impianti ed edifici, fonti rinnovabili) e l’ingegnerizzazione del processo produttivo.

La dimensione sulla quale le aziende più di frequente dichiarano di voler investire è il miglioramento dei processi di produzione, finalità indicata da oltre un terzo delle imprese interpellate. Seguono formazione del personale e sviluppo di nuovi prodotti. Guardando all’ultimo triennio, il 58% delle imprese intervistate dichiara di non avere introdotto alcuna innovazione in azienda negli ultimi tre anni.

Quasi il 15% dei casi ha invece introdotto innovazioni di prodotto; mentre il 14% innovazioni di processo, entrambe di tipo incrementale. Innovazioni radicali hanno riguardato una quota minore di casi: il 6,4% delle imprese emiliano-romagnole ha introdotto innovazioni di prodotto e il 5,7% di processo. I segmenti di imprese che non ha introdotto alcuna innovazione sono le piccole, quelle del sistema moda, il manifatturiero tradizionale, quelle con minore apertura a valle (ossia vero i clienti) e quelle che servono direttamente i consumatori finali.

“Emerge in maniera chiara una bassa qualità dell’innovazione prodotta – ha sottolineato Luca Valli, direttore del Cise – L’innovazione è soprattutto quella incrementale per migliorare l’efficienza del processo produttivo aziendale. Viceversa l’innovazione radicale è di maggior pregio perché dà vantaggio e spazio competitivo all’impresa in quanto crea prodotti e servizi, risponde a bisogni attuali e futuri e guarda al lungo periodo. Il timore è che la mancanza di questo tipo di investimenti oggi sia prodromica ad un rallentamento anche nei prossimi anni. E’ necessario alzare la qualità dell’innovazione che il nostro sistema è in grado di produrre”.

Poco più del 10% delle aziende dell’Emilia-Romagna ha proceduto all’acquisto di
nuovi macchinari e attrezzature. Le aree su cui si sono concentrati gli interventi sono
costituite dall’acquisto di nuovi software (4,5%) e hardware (4,0%).

Gli ostacoli all’innovazione aziendale. Ciò che sembra accomunare le dichiarazione della quasi totalità delle imprese interpellate è il giudizio in merito all’eccessiva pressione fiscale. Quindi il rischio d’impresa percepito come troppo elevato, in particolare dalla piccola impresa. Altri elementi frenanti sono la difficoltà a livello di strategie di mercato (difficoltà a comprendere il mercato e il settore, concorrenza di grandi imprese leader nel comparto) e la difficoltà a reperire personale qualificato. Il principale beneficio dell’innovazione è stato individuato dalle imprese nel miglioramento della qualità dei prodotti/servizi (43,5%), mentre al secondo posto si trova il miglioramento del risultato economico (35,9%).

Più del 40,% del campione emiliano-romagnolo ritiene che le innovazioni introdotte in azienda abbiano portato a benefici anche per la collettività e il territorio di riferimento. Queste ricadute positive possono essere ricondotte a due macro-aree: l’impatto ambientale (riduzione emissioni inquinanti, dei consumi di energia, più efficienza per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti, ecc.); le ricadute socio-economiche per il territorio, innanzitutto in termini occupazionali.

La localizzazione dei principali clienti delle imprese coinvolte nell’indagine fornisce un’importante indicazione anche sul loro grado di apertura verso l’esterno e, dunque, di internazionalizzazione e di capacità di penetrazione nel mercato globale. Le imprese che mostrano un grado di apertura a valle significativo sono il 9,1% in flessione di quasi sette punti rispetto alla passata rilevazione. La propensione all’apertura cresce all’aumentare delle dimensioni aziendali ed è più marcata per le imprese della meccanica (macchine e apparecchi meccanici, apparecchi elettrici, autoveicoli).

“Una impresa aperta alla sfida del mercato globale è spinta ad innovare – ha detto Ugo Girardi, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna – Un utile strumento in questo senso è il contratto di rete, che si concretizza nell’impegno delle imprese aderenti ad attuare un programma comune, volto ad esempio ad effettuare interventi di innovazione o di penetrazione nei mercati esteri. Il contratto di rete consente di conseguire la massa critica, che non è alla portata della singola impresa. L’indagine sull’innovazione attesta che nell’ultimo triennio in media il 16% delle imprese intervistate ha realizzato un progetto innovativo in collaborazione con altre imprese e/o con le istituzioni. Quanto ai contratti di rete, in Emilia-Romagna, secondo dati aggiornati a settembre, 295 imprese hanno sottoscritto un contratto di rete per realizzare 53 programmi comuni, con un fatturato complessivo consolidato di 1,1 miliardi di euro, pari al 6,1% del fatturato delle 2.475 imprese che a livello nazionale hanno sottoscritto 458 contratti di rete".

"Nella prossima edizione del Rapporto - ha aggiunto Girardi - oltre a monitorare la fascia di imprese disponibili a fare innovazione in collaborazione attraverso programmi congiunti, sarà riservata una particolare attenzione ai processi di innovazione correlati con la green economy, la più promettente traiettoria di sviluppo dei prossimi anni. Le imprese che reagiscono meglio alla crisi sono quelle che hanno messo in campo una rivisitazione del processo produttivo nell’ottica dello sviluppo sostenibile legato all’innovazione”.

Numerose altre le variabili di sfondo utilizzate per caratterizzare il contesto: dotazione tecnologica delle imprese, variabile di genere, connessione internet. Ed anche giudizio delle imprese sull’andamento degli ultimi tre anni di quattro dimensioni fondamentali: fatturato: situazione più critica, con oltre il 50,4% delle imprese interpellate che indica una flessione, contro comunque il 58% della precedente rilevazione; investimenti: situazione decisamente meno negativa (prevale la stabilità); occupazione: contrazione limitata a circa poco più di un quarto delle imprese coinvolte nell’indagine; esportazioni: elevata stabilità e miglioramento per quasi un terzo dei casi (32,7%).

Una innovazione è contenuta nel Rapporto illustrato dal vignettista parmigiano Gianluca Foglia “Fogliazza”, chiamato a tradurre concetti e cifre in immagini semplici ed immediate. “Con una invenzione di 150 anni fa, la vignetta – ha detto Fogliazza – si possono tradurre argomenti spesso ostili. L’immediatezza del disegno cattura l’attenzione in modo empatico e semplifica un concetto complicato. In questo modo si invoglia il lettore ad approfondire”

Il Rapporto 2012 sull’innovazione in Emilia-Romagna trae i dati da diverse fonti, fra le quali soprattutto dall’Osservatorio Innovazione Unioncamere Emilia-Romagna, strumento progettato e realizzato per rilevare il grado di innovazione delle imprese emiliano-romagnole, studiandone i punti di forza, le aree di miglioramento e altresì le criticità e volto, più in generale, a cogliere le esigenze delle imprese del territorio.

Con il Rapporto 2012 sull’innovazione in Emilia-Romagna si presenta quanto emerso a livello regionale, procedendo alla comparazione dei dati con gli indici di riferimento nazionali ed internazionali dell’EIS (European Innovation Scoreboard)/IUS (Innovation Union Scoreboard).

 

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