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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Conferenza internazionale sulla foodomica, le relazioni

"Tramite tali analisi è possibile valutare oggettivamente gli effetti del cibo sugli esseri umani: tutto ciò avviene su base scientifica, in quanto i nostri studi si fondano su valutazioni molecolari"

Si è concluso ovenerdì  a Cesena presso il Teatro Verdi Foodomics 2018 - From Data to Knowledge, 5° edizione della conferenza internazionale inerente le scienze omiche applicate agli alimenti. L’evento, promosso dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell'Università di Bologna e da Ce.DRA (Centro per la diffusione dei risultati nelle ricerche agricole e alimentari, emanazione di Ser.In.Ar.), ha portato in Romagna ben 180 scienziati provenienti da diversi paesi (Italia, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Romania, Germania, Ingheria, Svizzera, Hong Kong, Cina, Gran Bretagna, Finlandia, Rep. Ceca, Portogallo  e Corea del Sud) con l’obiettivo di confrontarsi sulle sperimentazioni alimentari oggetto della ricerca della comunità scientifica internazionale, che potranno avere sviluppi e possibili attuazioni in un prossimo futuro.

“La Foodomica - spiega Francesco Capozzi (Università di Bologna e Presidente del Comitato Scientifico dell’evento) - è la scienza che applica agli alimenti i metodi della genomica, proteomica e metabolomica: tramite tali analisi è possibile valutare oggettivamente gli effetti del cibo sugli esseri umani: tutto ciò avviene su base scientifica, in quanto i nostri studi si fondano su valutazioni molecolari che fotografano l’impronta digitale degli alimenti e studiano il loro effetto sul metabolismo umano. Questa disciplina, quindi, apre strade nuove, in quanto può offrire informazioni utili sul rapporto alimentazione/salute, sulla prevenzione di malattie e sull’identificazione di diete appropriate”. 

Quest’anno sono state definite 4 grandi aree di confronto, guidate da altrettanti esperti di fama mondiale. Si è partiti nella prima sessione con un approfondimento curato da  Oliver Schlüter (Leibniz Institute for Agricultural Engineering and Bioeconomy (ATB) – Germany), che ha tracciato possibili scenari futuri in merito alla ricerca di fonti alternative alle proteine animali per ricavare nutrienti nobili, ponendo l’attenzione su insetti e alghe e sugli aspetti legati alla sicurezza alimentare e il benessere per l’organismo di queste nuove risorse, consci del fatto che ad oggi non esistono ancora sistemi consolidati di analisi a proposito.

Si è passati poi, con il supporto di Gwen Falony (Rega Institut – Belgio) all’approfondimento del rapporto fra alimento e microbiota (insieme di microbi presenti nell’intestino) in merito alla digestione e all’assorbimento dei cibi, con particolare riferimento agli sforzi della ricerca di comprendere l’influenza dell’alimentazione nel mantenere o generare una popolazione di microrganismi equilibrata, in grado di stimolare difese immunitarie adeguate e combattere i microbi patogeni.
Un interessante spunto è, poi, venuto dal Edith Feskens (Wageningen University – Olanda) che si è soffermato sulla necessità di misurare in maniera scientifica l’alimentazione delle persone, troppo spesso individuata tramite soluzioni empiriche e quindi passibili di inesattezze. E’ stato quindi illustrato come, tramite esami delle urine e del sangue, sia possibile cogliere con precisione la quantità di molecole (marcatori) di singoli alimenti, tramite le quali si comprende quantità e frequenza di assunzione di un determinato cibo: a questo proposito le prima sperimentazioni sono state effettuate su carni e prodotti caseari.

L’ultima sessione, curata da Uberto Pagotto (Università di Bologna) ha posto l’attenzione sul rapporto alimentazione e salute, riferendosi al rischio obesità e all’analisi di cibi, ricchi di grassi e zuccheri, che, per propria conformazione molecolare, possono diventare una sorta di droga per l’organismo. Il prof. Pagotto ha, inoltre, sostenuto l’importanza di giungere ad un’analisi scientifica degli alimenti, specie  per le diete, al fine di sfatare luoghi comuni che tendono all’eliminazione pressochè massiva di cibi (vedi i latticini), senza analizzarne le caratteristiche.
Di grande interesse anche le argomentazioni della portoghese Ana Teresa Serra che ha presentato una ricerca in merito a certe molecole presenti sulle rape e nel cavolo nero, che potrebbero avere funzioni anti-cancro, combattendo cellule pretumorali latenti nell’organismo e divenire, in un prossimo futuro, la base per la sperimentazione di nuovi farmaci basati su molecole naturali.

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