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Economia

Confartigianato: "Accogliere il grido di aiuto dei ristoratori e della filiera"

“Prima la salute, non si discute - rimarca il Gruppo di Presidenza -  ma i dati della pandemia dimostrano inoppugnabilmente che chiudere le attività di ristorazione non ha sortito i risultati attesi"

"Con questo inarrestabile alternarsi di divieti, limitazioni e aperture a singhiozzo e a intermittenza – bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie non riescono a programmare le attività e rischiano la chiusura con un depauperamento drammatico dell’offerta cittadina".

Lo sostiene Confartigianato Federimpresa Cesena. “Prima la salute, non si discute - rimarca il Gruppo di Presidenza -  ma i dati della pandemia dimostrano inoppugnabilmente che chiudere le attività di ristorazione non ha sortito i risultati attesi. Ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie, nonché l'intera filiera,  hanno investito molto per garantire a clienti e dipendenti la massima sicurezza, dimostrando grande professionalità e senso di responsabilità. La manifestazione di venerdì è avvenuta nel rispetto della legalità, il grido di aiuto va accoltoSe a causa di questo balletto di chiusure e di colori cominciano a chiudere delle attività, ed è uno scenario purtroppo plausibile, si spengono le luci delle città. Bar, ristoranti, centri estetici e le attività commerciali e artigianali in genere, hanno una strategica funzione sociale e di presidio del territorio. Questo settore così importante è in fortissima sofferenza, ma anche altre attività meno ricordate, come il comparto del wedding e  delle cerimonie, in fermo totale da quasi un anno, e poi va menzionato il settore legato ai matrimoni: fotografi, abiti da sposa, abbigliamento, catering, abbandonato e senza  ristori. La politica dei ristori, in generale, risulta insufficiente. Confartigianato chiede di
parametrarli rapportandoli ai danni subiti, occorre un censimento oggettivo, confrontando i bilanci delle attività, in base al quale si
devono calcolare risarcimenti adeguati, come in altri Paesi d’Europa. Fermo restando che i ristori sono un piano B. I ristoratori vogliono
lavorare, non prendere una sorta di reddito di sostegno e il loro dramma vero  è brancolare nel buio, non potere pianificare”.

Federico Bertani, ristoratore titolare di ‘Ruvido’ in piazza del Popolo a Cesena, socio di Confartigianato è stato tra i promotori della
iniziativa ”Io apro” tenutasi venerdì. “Si è trattato di una mobilitazione del pieno rispetto della legalità e starei per dire in sinergia con le forze dell’ordine - afferma -  è tutto è filato in maniera regolare, quello che volevamo: una giusta presa di posizione di  una categoria esasperata. Noi abbiamo aperto il locale a metà giugno, abbiamo investito nei dispositivi per la sicurezza, abbiamo rispettato il distanziamento, insomma abbiamo fatto le cose per bene e ci ritroviamo chiusi. Eppure i contagi sono nel frattempo di molto aumentati, ed è evidente che non eravamo certo noi la causa. Non si può lavorare così, con gli stop and go e senza prospettiva.Una tortura. La nostra categoria è molto responsabile, martedì saremo ricevuti dal presidente della Regione Bonaccini, ci aspettiamo interventi per farci tornare al lavoro; in zona gialla almeno avevamo il pranzo, ora solo asporto e consegna a domicilio. Dura resistere in queste condizioni, per noi e per tutta la filiera: fateci lavorare”.

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