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Economia

Commercio estero, le imprese della Provincia: l'import cresce più dell'export

Il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) risulta largamente positivo: +1.348 milioni di euro

Analisi di approfondimento sui principali paesi di destinazione e l’analisi di medio periodo in un contesto pieno di cambiamenti. Quello che sta avvenendo nello scenario generale, spinte protezionistiche, misure restrittive della UE verso la Russia e la conferma della Brexit, hanno già e avranno sempre più effetti concreti nella realtà quotidiana delle imprese che si trovano davanti spesso a notevoli difficoltà nella definizione delle loro strategie. Tra i principali Paesi di destinazione dell’export troviamo, nell’ordine, Francia, Germania, Stati Uniti e lo stesso Regno Unito.

In questo contesto generale di rallentamento dell’economia, anche nell’aggregato Romagna, i dati complessivi dei primi nove mesi dell’anno evidenziano, anche se con variazioni inferiori a quelli della regione, un recupero rispetto ai dati di metà anno.

Commercio Estero delle imprese: aggregato Romagna

Nel periodo gennaio-settembre 2019, nel sistema aggregato Romagna - Forlì-Cesena e Rimini, le esportazioni ammontano a 4.740 milioni di euro mentre le importazioni raggiungono quota 2.162 milioni di euro; il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) risulta pertanto largamente positivo: +2.578 milioni di euro.

Rispetto allo stesso periodo del 2018, si riscontra un incremento delle importazioni dell’1,4% e delle esportazioni del 2,5%; fattore positivo, dunque, la crescita dell’export, inferiore alla variazione regionale (+4,8%) ma uguale alla dinamica nazionale (+2,5%). Aumento dell’export che si riscontra anche nel medio periodo, con una variazione
2019-2014 (al 30/09) del 29,3%; nel dettaglio, considerando i primi nove mesi degli ultimi cinque anni, si rilevano variazioni annue sempre positive anche se per il 2019 si tratta dell’incremento più basso.

“L’internazionalizzazione delle imprese è un fattore strategico per avere uno sviluppo stabile e in chiave innovativa del nostro tessuto produttivo – dichiara Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna –. Purtroppo quello che sta avvenendo nello scenario internazionale - spinte protezionistiche, misure restrittive della UE verso la Russia e la conferma della Brexit - hanno già e avranno ulteriori negativi per le imprese. Per sostenerle la Camera di commercio della Romagna ha tra le sue linee d’azione il supporto all’internazionalizzazione che prevede un impegno concreto e costante per mettere a disposizione servizi, contributi e attività di formazione che sono rivolti, sia alle imprese che già operano in maniera strutturata sui mercati esteri, sia a quelle che intendono avviare e sviluppare nuove relazioni commerciali”.

Commercio Estero delle imprese: focus provinciale Forlì-Cesena

Al 30 settembre 2019, in provincia di Forlì-Cesena le esportazioni ammontano a 2.749 milioni di euro mentre le importazioni raggiungono quota 1.401 milioni di euro; il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) risulta largamente positivo: +1.348 milioni di euro.

Rispetto ai primi nove mesi del 2018, si riscontra un incremento delle importazioni del 3,7% e delle esportazioni dell’1,3%, quest’ultimo inferiore alla crescita regionale (+4,8%) e nazionale (+2,5%). Aumento dell’export che si riscontra anche nel medio periodo, con una variazione 2019-2014 (al 30/09) che si attesta a +23,8%; nel dettaglio, considerando il periodo gennaio-settembre degli ultimi cinque anni, si rilevano variazioni annue sempre positive anche se per il 2019 si tratta dell’incremento più basso.

Nel confronto regionale, la provincia di Forlì-Cesena, da un lato, detiene il 5,6% del totale dell’export dell’Emilia-Romagna (settima posizione, davanti a Rimini e Ferrara), dall’altro, risulta la settima provincia emiliano-romagnola per incremento annuo dell’export (davanti a Reggio Emilia e a Ferrara, quest’ultima in calo).

Risulta ora interessante esaminare la dinamica delle esportazioni provinciali verso alcune destinazioni che stanno vivendo situazioni particolari: nello specifico, parliamo della Germania, che sta attuando una politica economica volta a produrre un eccessivo surplus commerciale (oltre le soglie target stabilite dalla Commissione Europea), del Regno Unito, con la questione della Brexit e l’apertura della procedura di infrazione per la mancata nomina di un commissario UE, della Russia, colpita dalle sanzioni e restrizioni economiche e commerciali messe in campo dall’Unione Europea in risposta alla crisi Ucraina, e della Cina, coinvolta in una guerra dei dazi con gli Stati Uniti, con un accordo commerciale sugli stessi che pareva in dirittura d’arrivo e che ora è stato sospeso causa la delicata questione di Hong Kong. Ad essi si aggiungono due aree considerate strategiche per la loro posizione nel Mediterraneo, le quali, a più riprese, risultano coinvolte in lotte interne e/o guerre civili di varia natura: Nord Africa e Medio Oriente.

Ciò detto, la Germania risulta una delle principali destinazioni dell’export provinciale (12,6% del totale), con un aumento annuo del 5,3%; stesso discorso vale per il Regno Unito (6,9%), che però vede una contrazione dell’8,1%. Russia e Cina, dal canto loro, sono quasi appaiate (rispettivamente, 2,5% e 2,8%); mentre però la prima subisce una flessione
(-6,9%), la seconda risulta in crescita (+11,7%). Riguardo alle due aree geografiche, aumentano le esportazioni nei Paesi del Nord Africa (+12,8%, incidenza del 2,2%) mentre calano quelle verso i Paesi del Medio Oriente (-9,4%, incidenza del 3,4%).

In ultimo, una breve analisi di medio periodo 2013-2018, utile per effettuare dei confronti a livello di principali prodotti e Paesi.
Per ciò che riguarda il primo aspetto, nel 2013 i 5 principali prodotti export erano così delineati: calzature (9,5% del totale), altre macchine per impieghi speciali (7,7%), tubi, condotti, profilati cavi e accessori in acciaio (7,5%), articoli sportivi (6,5%) e mobili (5,2%); nel 2018 ritroviamo gli stessi prodotti, con quattro che cambiano posizione. L’export degli articoli sportivi è quello che cresce maggiormente (+93,0%) e si piazza al primo posto (10,3% del totale); a seguire, tubi, condotti, profilati cavi e accessori in acciaio (8,8%, +42,0%), calzature (8,0%, +1,9%), altre macchine per impieghi speciali (7,0%, +9,8%) e mobili (5,4%, +25,8%). 

Per ciò che concerne il secondo aspetto, nel 2013 i 5 principali Paesi export erano i seguenti: Germania (13,7% del totale), Francia (9,6%), Stati Uniti (6,9%), Regno Unito (6,1%) e Russia (5,2%); nel 2018 ritroviamo quattro Paesi di quelli citati e tutti cambiano posizione. L’export verso la Francia è quello che cresce maggiormente (+65,0%) e si piazza al primo posto (13,0% del totale); a seguire, Germania (12,1%, +7,8%), Regno Unito (7,7%, +55,3%), Stati Uniti (6,5%, +15,8%) e la “new entry” Spagna (4,3%, +46,0%), subentrata al posto della Russia (-31,0%, ottavo posto). 

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