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Commercio e credito, "i soldi ci sono, ma servono progetti credibili"

Credito e piccola impresa: due mondi che a volte sembrano non saper comunicare. E quale metodo migliore per farlo se non confrontarsi direttamente? E' stato questo lo scopo della tavola rotonda "Credito alle imprese"

Credito e piccola impresa: due mondi che a volte sembrano non saper comunicare. E quale metodo migliore per farlo se non confrontarsi direttamente? E' stato questo lo scopo della tavola rotonda “Credito alle imprese - Banche indisponibili o “il cavallo non beve?”, che si è tenuto giovedì mattina nella sala presidenza della Confesercenti Cesenate. Già dal titolo emerge lo scontro tra le due tesi, la prima (quella dei commercianti) che le banche al momento di richiesta di denaro, lo negano, mentre la seconda (quella delle banche) è che in verità non vi è una richiesta di denaro per investimento e che fondi disponibili rimangono inutilizzati.

Ne hanno parlato Vanni Zanfini, presidente Confesercenti sede di Cesena, Graziano Gozi, direttore Confesercenti Cesenate, Massimo Maredi di Cassa di Risparmio di Cesena, Giancarlo Petrini, direttore Credito Cooperativo Romagnolo e Davide Lonzardi, direttore Cofiro, finanziaria sistema CIA-Conad. Nel corso dell'incontro, le due banche cittadine hanno respinto con forza la tesi che non vi sia denaro disponibile per chi ha un'idea imprenditoriale, ma “sono finiti i tempi del credito elargito senza progetti, che vanno fatti in un certo modo”, sintetizza il direttore di Confesercenti Graziano Gozi.  Massimo Maredi di Cassa di Risparmio di Cesena ha ricordato i 200 milioni erogati come finanziamenti nel 2015, mentre Giancarlo Petrini,  ha quantificato in 95 milioni il sostegno della sua banca al territorio. Ma quello a cui le banche – ora più che mai in difficoltà, quelle cesenati – continuano a dire 'no' è la richiesta di mutui non per investimenti ma per avere liquidità immediata.

Ricorda Gozi: “Ci sono da rimarcare le differenze rispetto a 10 anni fa: allora gli istituti di credito si facevano avanti per offrire credito ed anche noi associazioni abbiamo sostenuto chiunque volesse aprire un'attività”. Ammette Gozi: “Erano prevalentemente persone che si mettevano a fare una cosa che non era il loro mestiere e abbiamo sbagliato anche noi, associazione di categoria, a non valutare adeguatamente l'esistenza di un progetto: non si diventa imprenditori in modo improvvisato”. Quindi il sistema sembra cambiato: “Abbiamo fatto un cambio di passo, ora chiediamo esperienza e progetti sostenibili, per vedere se chi si rivolge a noi ha le condizioni per gestire un'attività commerciale o turistica”.

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