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Calano l'export e l'import in provincia ma il saldo resta positivo. L'agricoltura l'eccezione

“I dati appena resi disponibili dal nostro Osservatorio economico ci consentono di iniziare a quantificare in modo preciso gli effetti negativi della pandemia"

Nel primo semestre del 2020 le esportazioni nella provincia di Forlì-Cesena ammontano a 1.573 milioni di euro mentre le importazioni raggiungono quota 781 milioni di euro. Il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) risulta pertanto positivo: +792 milioni di euro. Rispetto al primo semestre 2019 si riscontra una diminuzione delle importazioni del 18,9% e delle esportazioni del 15,3%; con riferimento all’export, ciò è dovuto al calo nel primo trimestre di quest’anno (-4,3% sui primi tre mesi del 2019), ma, soprattutto, al forte decremento verificatosi nel secondo trimestre dell’anno in corso (-25,7% rispetto ad aprile-giugno 2019).

E' quanto emerge da report diffuso dalla Camera di Commercio. “I dati appena resi disponibili dal nostro Osservatorio economico ci consentono di iniziare a quantificare in modo preciso gli effetti negativi della pandemia, a cui si sommano quelli della Brexit. Il contesto generale, inoltre, risultava già condizionato dal rallentamento del commercio internazionale, dalle politiche protezionistiche in aumento e dalla crescente instabilità geopolitica mondiale - commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna -. In estrema sintesi, appare una forte contrazione delle esportazioni nei nostri territori, che si inserisce in un contesto analogo, sia di livello regionale, sia di livello nazionale. Va però evidenziato che nella nostra regione il calo è più contenuto che in altre regioni e l’Emilia-Romagna si conferma al secondo posto in Italia per export. Detto questo, è sempre più evidente che l’internazionalizzazione rappresenta un fattore strategico per uno sviluppo stabile e in chiave innovativa del tessuto produttivo e, proprio per questo, rappresenta una linea strategica prioritaria della Camera della Romagna. Sottolineo che la Camera si impegna annualmente per offrire servizi, contributi e attività di formazione rivolti, sia alle imprese che già operano in maniera strutturata sui mercati esteri, sia a quelle che intendono avviare e sviluppare nuove relazioni commerciali.”

Nel confronto territoriale la variazione negativa dell’export forlivese risulta di poco superiore a quella dell’Emilia-Romagna (-14,2%) e uguale a quella dell’Italia (-15,3%). In termini, poi, di incidenza regionale, in provincia di Forlì-Cesena si concentra il 5,5% del totale dell’export dell’Emilia-Romagna (settima posizione, davanti a Ferrara e Rimini ex aequo), con una quota di export per impresa che risulta pari a 43mila euro (71mila euro a livello regionale, 39mila euro come media nazionale).

L’andamento negativo dell’export è dovuto alla diminuzione del valore esportato di tutti i principali prodotti, con l’unica eccezione rappresentata dai prodotti dell’agricoltura (9,1% dell’export), in crescita dell’8,2%. Nel dettaglio -5,1% i macchinari ed apparecchi meccanici (17,3% del totale), -14,8% i prodotti in metallo (13,2%), -0,4 alimentari e bevande (8,7%), -16,6% gli apparecchi elettrici (7,5%), -6,2% gli articoli in gomma e materie plastiche (7,0%), -21,6% i mezzi di trasporto (6,8%), che comprendono navi e imbarcazioni (-21,1%, 5,7%), -6,7% i mobili (6,7%), -36,6% gli articoli sportivi (6,7%) e -45,4% le calzature (4,9%).

Decrescono le esportazioni verso tutte le più importanti aree geografiche, ad iniziare dal calo del 13,7% dell’Unione Europea (59,9% dell’export), causa le variazioni negative nei tre principali mercati di sbocco rappresentati da Francia (-18,1%), Germania (-4,5%) e Spagna (-20,6%). In diminuzione, del 20,7%, anche l’export verso i Paesi europei non UE (13,3% del totale), complice una sensibile diminuzione verso il Regno Unito (-21,6%), del 15,5% verso l’America settentrionale (7,6%), causa contrazione negli Stati Uniti (-17,8%), e del 18,2% verso l’Asia orientale (7,6%).

Intanto non si può parlare di riattivazione di un reparto apposito come quello chiuso lo scorso luglio, ma l'ospedale Bufalini è tornato a riaccogliere i malati Covid. Il nosocomio cesenate è pronto anche in vista di un eventuale aumento autunnale di ricoveri, dopo essersi appoggiato fino a questo momento al reparto di Malattie infettive dell'ospedale Morgagni di Forlì.  Un apposito piano aziendale del Bufalini è tornato a disposizione dei malati Covid che necessitano di ricovero in ospedale.

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