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Economia

L'azienda sforna bici dal 1976 e guarda al sociale: "Manca manodopera? Spesso i giovani non vogliono sporcarsi le mani"

"La nostra è una realtà storica presente sul territorio nazionale e internazionale da due generazioni - spiega Manolo Montevecchi" Ceo dell'azienda

Nessun blocco di lavoro per mancanza di manodopera o materia prima. Anzi, investimenti, creazione di una mensa e nuove postazioni di lavoro: questo è il bilancio di questi ultimi tre anni per Alpina bike, azienda di Cesena produttrice di biciclette dal 1976.

"La nostra è una realtà storica presente sul territorio nazionale e internazionale da due generazioni - spiega Manolo Montevecchi, Ceo dell'azienda - Spesso si parla del nostro settore solo in riferimento ad aumenti di fatturati o alla non reperibilità di materie prime, ma la situazione è anche altro. Per esempio, noi, come Alpina bike negli ultimi 3 anni abbiamo investito il 40% dei nostri utili in struttura aziendale con la creazione di una mensa e di nuove postazioni  di lavoro e il 30% in corsi di aggiornamento per il nostro personale al fine di creare un know out soprattutto con l’esplosione delle ebike, e l'altro 30% in ricerca di nuovi fornitori (questa parte è un segreto aziendale ma in questo modo siamo riusciti a sopperire alla mancanza di componentistica)".

Alpina significa artigianato e sociale. Artigianato perché i prodotti sono assemblati con componenti di qualità e ricercati tutti all'interno del mercato europeo. I fornitori di Alpina, infatti, sono quasi nella totalità nell'area Cee (Portogallo, Germania, Cecoslovacchia) o extracee come l'Albania, a eccezione di Shimano monopolista per i gruppi cambio. "Siamo orgogliosi del fatto che ogni nostro singolo processo produttivo, dalla verniciatura all'imballaggio venga curato e controllato all'interno di Alpina o nell'indotto cesenate - spiega Montevecchi - Per quanto riguarda il sociale, invece, stiamo partecipando a due progetti, uno in collaborazione con l'associazione di aiuti in Africa e invio di kit di assemblare con lo scopo di avviare le comunità africane all'artigianato e l'altro che riguarda incontri didattici con le scuole cesenati di primo e secondo grado al fine di sensibilizzare gli studenti all'uso della bicicletta come mobilità alternativa e benefica sia per il fisico che per l'ambiente".

Montevecchi vuole affrontare anche il tema della manodopera. "innanzitutto non c’è propriamente mancanza di manodopera, ma mancanza di incontro fra domanda e offerta del lavoro. La prospettiva di un lavoro artigianale nel settore bici è visto come “sporcarsi le mani” - spiega Montevecchi - Dispiace constatare che ad oggi i giovani sono alla ricerca di un posto comodo e ad alto reddito immediato. Da parte nostra abbiamo inserito personale di una comunità ganhese: ad oggi sono 7 i dipendenti del Ganha (ci chiamano in modo goliardico i Ringo Boys) che sono ottimamente integrati con gli altri ns lavoratori italiani. Ad oggi frequentano scuole serali, sono automuniti autonomi come residenza e totalmente integrati nel territorio cesenate. Penso sia un ottimo esempio di integrazione tramite il lavoro. E noi ne andiamo orgogliosi". 

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