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Economia Longiano

Avicoltura e olivicoltura, l'assessore Mammi incontra i produttori: "Settori strategici che vanno protetti"

isita dell'assessore regionale in provincia di Forlì-Cesena. Necessità di tutela, promozione e migliori condizioni di competitività al centro degli incontri con i produttori avicunicoli e gli olivicoltori emiliano-romagnoli

Filiera avicunicola - legata all’allevamento di pollame e conigli - e olivicoltura. Due settori strategici e virtuosi per l’economia emiliano-romagnola, da tutelare, valorizzare e promuovere sempre meglio.  Sono questi i temi al centro della visita di venerdì mattina sul territorio romagnolo dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, che a Forlì ha incontrato diversi rappresentanti delle due principali associazioni di produttori avicunicoli italiani, Assoavi e Unaitalia. 

Al centro del confronto, a cui erano presenti anche le principali aziende del territorio regionale, la necessità di mettere le imprese nelle condizioni di poter lavorare in modo competitivo, ma anche la sanità e l’ambiente. I produttori del settore avicolo, infatti, hanno messo in evidenza la volontà di avviare una conversione sempre più decisa al biologico e al benessere animale.

"Lavorare sul territorio e in mezzo alle imprese per conoscere le esigenze reali e gli effetti delle decisioni che vengono prese è una delle nostre priorità - sottolinea l’assessore Mammi -, perché occorre sempre più tenere un equilibrio tra la prospettiva e la risoluzione dei problemi quotidiani. Dobbiamo metterci nella condizione di capire le priorità e i settori strategici che devono essere sostenuti e, tra questi, le imprese avicole che devono senz’altro poter svolgere al meglio il proprio mestiere per essere competitive. E, in generale, ci sono settori strategici del mondo agroalimentare che dobbiamo e vogliamo sostenere soprattutto in riferimento alle aziende che hanno la volontà di mettersi in gioco, di investire e innovare".

Filiera avicunicola

La filiera avicola è unsettore molto importante in Emilia-Romagna per quanto riguarda la produzione (il 12-13 % del totale nazionale per la carne, il 20 % della produzione di uova) e perché in regione operano alcune tra le più importanti realtà di trasformazione e commercializzazione. Le uova destinate alla sgusciatura (ovoprodotti per industria dolciaria e della pasta) rappresentano il 45% del consumo italiano. L’Emilia-Romagna è la terza regione italiana per capi (dietro a Veneto e Lombardia) con più di 7 milioni di polli e il 10,24% della produzione nazionale. Il fatturato dell’industria alimentare avicola è pari a quasi 4 miliardi di euro, che rappresenta il 3,5% del totale dell’industria alimentare italiana.

Avicoltura biologica

In regione il numero degli allevamenti avicunicoli biologici è costante negli anni: sono particolarmente presenti in Romagna e nella provincia di Bologna e rappresentano il 50 % delle ovaiole biologiche italiane con 23 allevamenti, per circa 700 mila ovaiole bio e una produzione di circa 250 milioni di uova biologiche. A questi si aggiungono anche 13 imprese che allevano circa 70 mila capi bio da carne.

Olivicoltura in Emilia-Romagna

Il giro sul territorio romagnolo è poi proseguito a Longiano, dove l’assessore ha incontrato i frantoisti e alcuni olivocoltori del territorio, impegnati, assieme ai servizi del territorio, a costruire un contratto di rete. La visita è stata anche l’occasione per un confronto sulla necessità di tutelare e promuovere, a partire dalla coltivazione degli olivi, l’olio prodotto in Emilia-Romagna attraverso le due Dop del territorio ‘Brisighella’ e ‘Colline di Romagna’, anche con un impegno verso infrastrutture e innovazione.

"I settori che costituiscono le filiere funzionano bene - conclude Mammi -, e devono pertanto essere aiutati ad avere una giusta redditività, oltre a rapporti reciproci corretti ed equilibrati. Le Dop dell’olio in regione devono essere sostenute e promosse, mettendo al centro il vantaggio dell’impresa agricola, con la sua competitività, la qualità e la sostenibilità del prodotto, tutte caratteristiche distintive delle Dop e Igp dell’Emilia-Romagna”.  

Storicamente l’olivicoltura è maggiormente rappresentata nelle colline delle province romagnole di Forli Cesena, Rimini e Ravenna a cui segue la provincia di Bologna che negli ultimi anni ha manifestato un crescente interesse per la coltura con l’impianto di nuovi oliveti e l’apertura di un frantoio. La coltivazione dell’olivo in regione coinvolge circa 3mila aziende, la produzione di olio viene in parte destinata all’autoconsumo (40-50% circa) e in parte immessa sul mercato direttamente o tramite alcune strutture cooperative: dal 2017, anche tramite l’Accordo di filiera dell’organizzazione di prodotto Arpo per la produzione e commercializzazione di olio extra vergine di oliva in Emilia-Romagna. Le superfici ad olivo sono in aumento: 3mila ettari totali nel 2006; 4mila nel 2019, la stessa tendenza si riscontra per gli oliveti ad agricoltura biologica.

Le Dop dell’olio emiliano-romagnole

In regione sono presenti anche due Dop ‘Brisighella’ e ‘Colline di Romagna’. L’olio extravergine di oliva ‘Brisighella’ interessa territori compresi nelle province di Ravenna e Forlì, mentre la Dop ‘Colline di Romagna’ interessa territori delle province di Rimini e Forlì-Cesena. Per il sostegno del comparto la Comunità europea ha istituito una Organizzazione comune di mercato per il settore olio di oliva e olive da tavola. Compito della Regione, nell’ambito dell’Ocm, provvedere al riconoscimento delle organizzazioni di produttori ed effettuare la valutazione dei programmi triennali di attività.

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