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Economia

Aumento dell'Iva sulle patenti, l'allarme di Cna: "Grossi disagi per autoscuole e cittadini"

I gestori delle autoscuole italiane chiamati ad applicare l’Iva al 22%, con l’inevitabile conseguenza dell’aumento del loro listino

Dallo scorso 2 Settembre i gestori delle autoscuole italiane vivono l’incubo di dover applicare l’Iva al 22% sulle loro prestazioni, in conseguenza ad un chiarimento dell’Agenzia delle Entrate.

Come spiega Cna, quest’ultima, con la Risoluzione 79 del 2 settembre 2019, a seguito di un interpello rivolto da un contribuente, ha recepito i principi stabiliti dalla Corte di Giustizia Europea con sentenza dello scorso marzo, secondo cui l'attività di insegnamento della guida automobilistica non può essere paragonata a quella di formazione scolastica o universitaria, per le quali spettano  l'esenzione ai sensi dell'art. 10.

Pertanto le prestazioni didattiche delle autoscuole, consistenti nello svolgimento di corsi teorici e pratici finalizzati al rilascio della patente, devono essere assoggettate ad IVA 22% ; a ciò segue l’inevitabile conseguenza dell’aumento del loro listino, almeno di 200 euro.
“Ci sarebbe da discutere, commenta Lorenzo Corallini, responsabile di CNA Fita Autotrasporti Forlì-Cesena, sul fatto che il conseguimento della patente rientri o no tra le spese di formazione. Quante proposte di lavoro oggi richiedono il possesso della patente, se non di un’auto? Praticamente tutte”.

Ma c’è di più: questo pronunciamento dell’Agenzia delle Entrate, prevederebbe una retroattività di cinque anni. In altre parole le autoscuole dovrebbero andare a bussare alla porta di chi ha frequentato corsi dal 2 settembre 2014 ad oggi per chiedere il rimborso dell’IVA. Non si sa bene in base a quale meccanismo coercitivo. Una richiesta che sarebbe comica, se non fosse paradossale”.

Corallini prosegue affermando: “Chi ha già conseguito la patente può stare tranquillo. Alle imprese non passa certo per la testa di andare a chiedere l’IVA a chi ha già pagato per questo servizio in passato. Ovviamente, da oggi in poi, non si potrà fare diversamente che applicare questa imposta ma ci stiamo già muovendo per ottenere una sanatoria per gli anni dal 2014 al 2019, oltre che per avere quanto meno accesso ad un’aliquota più bassa per il futuro, in modo da arginare il più possibile le conseguenze economiche che questa decisione potrebbe determinare per i cittadini. Per questo solleciteremo i parlamentari romagnoli ad interessarsi della vicenda, nonché la struttura a livello nazionale per  porre in atto tutti gli strumenti atti ad ottenere un confronto con l'Agenzia delle Entrate per chiarire e sanare le posizioni aperte”.

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