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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Allarme lavoro dalla Cisl: il precariato cresce del 12%

La mancanza di lavoro, specie tra i giovani dove il tasso di disoccupazione tra i 15-24 anni è al 23,2% con un tendenziale in crescita, e l’aumento del precariato: gli assunti a tempo indeterminato sono calati del 12% rispetto al 2009, mentre cresce soprattutto il lavoro intermittente

La mancanza di lavoro, specie tra i giovani dove il tasso di disoccupazione tra i 15-24 anni è al  23,2% con un tendenziale in crescita, e l’aumento del precariato: gli assunti a tempo indeterminato sono calati del 12% rispetto al 2009, mentre cresce soprattutto il lavoro intermittente. La famiglia che fatica a mantenere il proprio ruolo di ammortizzatore sociale e si polarizza sull'aumento di due tipologie: da un lato le famiglie con un solo componente o monopersonali e dall'altro ad un aumento delle famiglie numerose. Sono queste le principali criticità dell’attuale società emiliano romagnola che emergono dallo studio “Immagini di comunità” presentato  dalla Cisl Emilia Romagna.

MANCANZA LAVORO,  PRECARIATO E FRATTURA TRA GENERAZIONI. Nel 2012 gli indicatori del mercato del lavoro regionale hanno presentano delle prospettive decisamente poco incoraggianti. Soprattutto è forte l’aumento del tasso di  disoccupazione, che è passato dal 3,4% del 2006, ante crisi, al 7,1% del 2012 (con un aumento quindi del 52%). E un dato tendenziale che per il 2013 supera l’8%. Nell’ultimo anno 27.984 lavoratori si sono trovati nella necessità di utilizzare la cassa integrazione ordinaria (CIGO) e straordinaria (CIGS), mentre 38.832 sono ricorsi all’utilizzo della deroga (comprensivi di 16.528 lavoratori che hanno richiesto ammortizzatori con causale sisma). Di conseguenza, in Emilia Romagna, nel solo 2012, gli ammortizzatori hanno interessato ben 66.816 lavoratori. Inoltre, va considerato che all’interno dei trattamenti di integrazione (+14% il 2012 rispetto al 2011), i lavoratori collocati in lista di mobilità sono stati comunque 27.832 (+10% rispetto all’anno precedente). E come noto il 2013 ci sta consegnando proiezioni in crescita su questo versante, difatti più di 6000 nuove imprese hanno ricorso agli ammortizzatori (fonte Ervet)  

Sulla deroga le province maggiormente interessate sono state Modena, Bologna e Reggio, mentre se si guarda la ripartizione settoriale si nota la netta prevalenza manifatturiera delle imprese che ricorrono a questa tipologia di ammortizzatori, con la predominanza netta del settore metalmeccanico. All’interno di questo quadro perdura la difficoltà dei giovani a trovare lavoro, come conferma il declino dell’assunzione a tempo indeterminato. Difatti, il 2012 ci dice che gli assunti a tempo indeterminato (84.714 nel 2012) sono calati del 12% rispetto al 2009 mentre a crescere è il lavoro intermittente (+49%, per 100.861 unità nei 12 mesi), perfino di più dei rapporti di lavoro somministrato (92.000 unità il flusso 2012).  Fenomeni i cui abusi, uniti alla mancanza di lavoro, non fanno altro che ampliare la frattura, già in atto tra generazioni diverse.

FAMIGLIA A RISCHIO E AUMENTO POVERTA’. Crisi, disoccupazione e ridimensionamento dei livelli del welfare stanno mettendo in difficoltà la famiglia emiliano-romagnola, facendole perdere la funzione di ammortizzatore sociale. Infatti, i dati testimoniano una diminuzione progressiva della consistenza della famiglia in regione, che si polarizza sull'aumento di due tipologie: da un lato le famiglie con un solo componente o monopersonali (cresciute in tre anni del 8,94%) e dall'altro ad un aumento delle famiglie numerose (5 o più componenti, +10,23% negli ultimi tre anni). Se il dato delle famiglie ad un solo componente  è almeno in parte riconducibile all'aumento degli anziani che vivono da soli - si pensi che ci sono oltre 300 mila vedove in regione - mentre l'aumento delle famiglie numerose è il riflesso dell'aumento delle famiglie di immigrati, tra le due fasce ciò che desta preoccupazione è il fenomeno della cosiddetta “famiglia lunga”: ovvero di figli adulti che continuano a vivere con la famiglia di origine. Fenomeno che nasconde non poche insidie se si considera che il 12,6% dei figli ha un’età superiore ai 30 anni e le cui cause sovente sono disoccupazione e precariato. A ciò si aggiunga l’aumento della vulnerabilità e della povertà, tanto che in regione le famiglie gravemente deprivate sono passate dal 4% del 2008 al 6,4% del 2011. I dati parlano di 103mila famiglie povere, numero che si traduce in circa 276mila persone sotto la soglia di povertà.

PIL E CHIUSURA AZIENDE. La forte base industriale – manifatturiera (1/3 del valore aggiunto) della struttura economica regionale ha aiutato l’Emilia Romagna, almeno per un periodo, a resistere meglio dagli strali della crisi. Tuttavia, i dati del 2012 evidenziano come sia proseguito il rallentamento dell’attività economica, segno  di economia regionale  profondamente mutata. Gli unici settori che hanno mostrato segnali incoraggianti sono stati quello dell’agricoltura e dei servizi, profondo rosso invece per manifattura e, in particolare, per l’edilizia. Riduzione del Pil (-2,2% nel 2012 rispetto all’anno precedente e -0,5% la previsione 2013) che ha portato a una drastica chiusura di molte aziende, circa 14mila tra il 2008 e il 2013. Le aziende più grandi sono quelle che si sono difese meglio perché maggiormente in grado di affacciarsi sui mercati esteri, produrre innovazione e quindi sfruttare le potenzialità del mercato globale puntando ad allargare i loro mercati. Le esportazioni infatti hanno potuto riequilibrare almeno in parte, la debolezza della domanda interna.
 
PROPOSTE. “Una situazione esplosiva – sottolinea Giorgio Graziani, segretario generale della Cisl Emilia Romagna - che istituzioni e forze sociali devono governare con grande senso di responsabilità, ponendo al centro delle proprie politiche, oltre inevitabili decisioni di natura economica, anche scelte indirizzate alla salvaguardia della coesione sociale” e, aggiunge, “per far questo è indispensabile che anche la politica si assuma le proprie responsabilità dando al Paese un Governo stabile”. E’ da questa premessa del suo massimo dirigente che muovono le mosse alcune proposte della Cisl Emilia Romagna. Difatti Graziani, dopo aver  confermato come il “Patto della Crescita”, sottoscritto nel 2011 in Regione, vada nella direzione giusta, sebbene parte della sua efficacia dipenda anche dal quadro nazionale, ribadisce il valore aggiunto della vocazione produttiva - manifatturiera e agricola della nostra regione, testimoniato anche dal dato che l’Emilia Romagna rimane  tra le prime 18 in Europa a vocazione industriale (su 350 regioni nell’UE a 27), ha insistito sulla necessità di incrementarne la produttività. Questo è possibile se le parti sociali riconoscono una contrattazione articolata in cui condividere innovazioni organizzative (polivalenza, polifunzionalità, lavoro in team, commissioni congiunte aziende-sindacati sulle forme di partecipazione dei lavoratori all’innovazione e all’organizzazione del lavoro), investimenti tecnologici produttivi, quadro occupazionale e relazioni sindacali”.

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