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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

"Abbiamo fatto da argine alla crisi", si viaggia verso Confcooperative Romagna

"Tutti i numeri sono positivi,  nonostante sia la prima volta che a livello emiliano romagnolo si è scesi in un solo anno (il 2018) di 3 mila imprese"

Venerdì 7 febbraio sarà un appuntamento importante per Confcooperative Forlì-Cesena, perché oltre a rinnovare gli organi elettivi, a iniziare dalla carica di presidente, verrà approvato il progetto politico che darà inizio a Confcooperative Romagna, ovvero al percorso di aggregazione tra le due confcooperative, quella di Forlì-Cesena e quella di Rimini-Ravenna con l'obiettivo di lavorare in modo sempre più omogeneo e coordinato. "Nonostante la crisi insista su tutto il territorio italiano il bilancio di questi quattro anni è positivo - spiega il presidente Mauro Neri - Abbiamo fatto da argine a una crisi che nel resto d'Italia ha lasciato sul campo molte aziende. L'obiettivo è stato quello di accompagnare con risposte adeguate, come il nuovo modello di cooperazione dal nome "Worker buyout" (che ha visto la provincia di Forlì-Cesena rispondere con una quarantina di casi), o il cohousing o le cooperative artigianali per essere sempre più innovative e all'avanguardia. C'è da dire che il mondo locale dell'agroalimentare ha tenuto bene - continua Neri - così come il mondo del sociale. Il sociale, per esempio, nel 2018 ha avuto una crescita di addetti pari al 32%. E' un settore che, oltre a portare servizi a persone che hanno particolare bisogno, dà lavoro a 5 mila persone".

"Tutti i numeri sono positivi - gli fa eco il direttore Mirco Coriaci - Nonostante sia la prima volta che a livello emiliano romagnolo si è scesi in un solo anno (il 2018) di 3 mila imprese, nella nostra provincia in questi 4 anni sono nate 62 cooperative, a fronte di 48 cessate. Il territorio è comunque dinamico, abbiamo imprese che connotano il territorio. Solo guardando lo skyline fuori dalle finestre della nostra azienda vediamo com'è cambiato il panorama grazie alla cella più grande d'Europa di Orogel. I soci sono aumentati come sono aumentati anche gli addetti,  ma soprattutto le donne (non solo come operatrici ma anche come dirigenti) in questi quattro anni sono passate da 9925 a 11811. C'è stata una riduzione degli oneri finanziari (4 milioni in meno), che significa cooperative più autonome, con meno passivi. E le retribuzioni sono passate da 405 milioni a 486. L'idea - conclude Coriaci - è di continuare con questa spinta, magari in maniera più gregaria, confrontandoci con i territori limitrofi".

Ma cosa cambierà con la creazione di Confcooperative Romagna?  "A livello di organico nulla, non è una sovrastruttura e non andrà ad aumentare i costi, semmai taglieremo qualcosa - conclude il presidente - Gli organi eletti venerdì saranno quelli che andranno a formare anche il coordinamento superiore. Sarà un coordinamento, insieme al direttivo di Rimini-Ravenna, che farà scelte omogenee per i due territori, facilitando il compito anche alle stesse cooperative. Quello che assolutamente non vogliamo perdere è il contatto col territorio".
Per quanto riguarda il titolo dato al congresso di venerdì "Costruttori di bene comune. Economia inclusiva e cantieri generativi" è un titolo voluto da Confcooperative nazionale per tutti i congressi che si sono tenuti sul territorio italiano e spiega bene i valori e la filosofia che sta alla base di una realtà che non fa la somma algebrica di tutto, ma che punta sulla forza di un'economia inclusiva. 

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