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Cronaca Mercato Saraceno

L'oasi rossonera nel cuore del paese, svelati i segreti della 'Casa del Diavolo'. E arriva anche Zac: "Per me lì c'era sempre il sole"

Una serata di sorrisi, ricordi, aneddoti, curiosità, rigorosamente a tinte rossonere. Le storie di Milanello, la casa del Diavolo, sono entrate nel circolo 'Quetzal' di Mercato Saraceno intrattenendo per diverse ore oltre 100 persone (giovani e meno giovani)

Una serata di sorrisi, ricordi, aneddoti, curiosità, rigorosamente a tinte rossonere. Le storie di Milanello, la casa del Diavolo, sono entrate nel circolo 'Quetzal' di Mercato Saraceno intrattenendo per diverse ore oltre 100 persone (giovani e meno giovani) accorse in questa oasi rossonera nel cuore del paese. Un Milan Club lanciato due mesi fa e presieduto da Manuel Vetricini, il circolo Quetzal è invece guidato da Stefano Rinaldini ed è una realtà che esiste da circa un anno. Un luogo dove si raccoglie la passione rossonera di tutta la Valle del Savio, e che conta oltre 150 tesserati. Tra maglie e cimeli si coltiva la passione per il Diavolo ma anche la convivialità, qui tutti i giovani della vallata hanno un punto di ritrovo, nel circolo che prende il nome dal colorato uccello. Peppe Di Stefano, giornalista di Sky Sport ha messo nero su bianco 59 anni di Milanello, svelati in una serata che è stata moderata dal giornalista Daniele Magnani, e ha visto una sorpresa molto gradita, l'arrivo dalla sua Cesenatico di mister Alberto Zaccheroni, l'ospite di eccezione per arricchire la presentazione del libro 'Milanello, la Casa del Diavolo' di Peppe Di Stefano.

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"Un libro pieno di storie, che fa ridere e commuovere", così è stato introdotto da Daniele Magnani. "Racconto le mie giornate sul marciapiede - ha spiegato Peppe Di Stefano, giornalista di Sky Sport - racconto gli aneddoti e i segreti di quella che è probabilmente la squadra più mediatica d'Italia. Al Milan non si incontra un filtro, anzi è un club che vive di comunicazione, Berlusconi ha sempre dato questo input. Quando mi hanno proposto di scrivere un libro all'inizio non mi sentivo all'altezza, poi ho chiesto ad Adriano Galliani se fosse mai stato scritto un libro su Milanello. Mi ha risposto di no, e ho deciso di farlo raccontando le storie, i personaggl, anche quelli lontani dai riflettori, come cuochi, magazzinieri, custodi". 59 anni di Milanello in 59 capitoli raccontati in circa 250 pagine.

Zac: "Trasgressioni? Sheva si allenava da solo nei giorni di riposo"

Poi è stato Zac a prendersi la scena e a tornare con la mente ai suoi anni milanisti, quando lui, romagnolo doc, entrava nel centro sportivo in provincia di Varese: "Dopo aver visto Milanello, gli altri centri sportivi ti sembrano tutti da Interregionale - ha esordito Zaccheroni prendendosi subito un applauso - per me lì c'era sempre il sole, non ricordo una giornata di pioggia". Il mister ha raccontato le giornate nella camera numero 5, quella degli allenatori, con vista sul campo principale. Ma anche la storia curiosa del cane Max "che entrava in campo solo con me, ma io non l'ho mai sfiorato, quando è morto è stata veramente dura". Davvero tanti gli aneddoti raccontati, come quello sulla stanza di Berlusconi, la numero 42, con trucco e parrucco, la passione di Pirlo e Nesta per la Playstation, osteggiata invece da Gattuso che "in camera voleva solo chiacchierare". Zac è tornato al suo Milan in cui "Maldini, Albertini e Costacurta erano i primi ad arrivare, e gli ultimi ad andare via, se c'era un problema non si sentivano urla, loro prendevano da parte un giocatore e gli facevano capire che stava sbagliando".

"Trasgressioni? In realtà ne ricordo poche - ha detto il mister di Cesenatico che nel '99 vinse lo storico scudetto in rimonta - anzi ne ricordo una davvero curiosa di Shevchenko. Voleva allenarsi da solo anche quando concedevo alla squadra un pomeriggio di riposo. Dovevo dire ai magazzinieri di non dargli gli indumenti per l'allenamento. Un giorno andai a riposare nella mia camera, poi mi alzai e vidi che correva da solo in borghese, questa fu la sua trasgressione. Del resto alla Dinamo Kiev con il colonnello Lobanovski era abituato ad allenamenti di due ore e mezza, ma poi si abituò anche a non allenarsi", ha scherzato Zaccheroni.

Poi il tecnico ha raccontato come cambiò il Milan con il suo 3-4-3 che non fu però imposto ma 'concordato'. "Era una squadra che per anni aveva giocato con il 4-4-2, che del resto era il sistema che usavano un po' tutti fatta eccezione per Zeman che giocava con il 4-3-3. Chiesi alla squadra ed in particolare ai senatori se se la sentivano di affrontare questo cambiamento. Accettarono la sfida e così allungai la carriera di Maldini che praticamente doveva coprire solo mezza fascia sulla sinistra. I quattro centrocampisti mi permettevano di non stancare i tre attaccanti, e mi arrabbiavo quando li vedevo rientrare a centrocampo". Molto curioso anche l'episodio riportato dall'allenatore, il momento in cui dovette 'congedare' un mostro sacro milanista come George Weah: "Lo stimavo e lo stimo molto, ma mi accorsi che era arrivato il momento in cui non ne aveva pìù, bastava guardargli la muscolatura della coscia, che si era praticamente dimezzata. Lui non la prese bene, ebbe qualche breve esperienza con Chelsea, Manchester City e Marsiglia, poi si ritirò..."

Zac, che ora è commissario tecnico della Nazionale Non Profit, impegnata in eventi benefici,  ha raccontato di quando disse a Galliani "se prendi Cassano io vado via". Ma ha svelato anche il primo incontro con il Milan raccontando che "ero già in parola con l'Inter, mi vedevo di nascosto con la dirigenza nerazzurra per iniziare a costruire la squadra, mancava una giornata alla fine del campionato. Poi mi chiamò Galliani....". "Non ho ancora concluso niente - svelò l'allenatore al dirigente rossonero - quando vidi Berlusconi mi fece una proposta e accettai in venti secondi, fece tutto lui, io gli dissi 'va benissimo'". La differenza tra allenare il Milan e l'Inter? "Al Milan avevo un buon rapporto con la dirigenza, riuscivo a gestire lo spogliatoio. All'Inter ebbi difficoltà, Moratti instaurava forti amicizie con i calciatori, e questo non mi agevolava nella gestione della squadra", ha chiosato Zac chiudendo una serata ricca di ricordi a tinte rossonere per gli amanti del calcio.

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