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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Voucher e appalti, la Cgil lancia la campagna per il doppio "sì"

Al via la campagna per i due referendum popolari per il lavoro "Con 2 Si tutta un'altra Italia" sulla modifica dei "Voucher" e per definire la "Responsabilità Solidale negli Appalti"

Sabato in galleria Urtoller a Cesena con inizio alle 10.30 fino alle 12 ci sarà un presidio della Cgil per presentare, dopo l'approvazione da parte della commissione ministeriale,  i due referendum popolari per il lavoro “Con 2 Si tutta un'altra Italia” sulla modifica dei “Voucher” e per definire la “Responsabilità Solidale negli Appalti”, al termine saranno liberati centinaia di palloncini a significare la ricerca di un nuovo rapporto tra lavoro e istituzioni. La data del referendum non è stata ancora fissata, ma per legge dovrà avvenire dal 15 aprile al 15 giugno e la comunicazione deve essere fatta entro 45 giorni dall'evento, salvo che quest'anno non ci siano le elezioni politiche e allora slitterà come minimo per un anno, oppure i due punti vengano modificati dal governo. Per vincerlo dovrà votare il cinquanta per cento del  corpo elettorale (26 milioni di elettori) più uno.

La Cgil, unica organizzazione sindacale a proporre e portare avanti i quesiti, si prepara alla guerra referendaria per salvare il “lavoro e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori” che, secondo lei, il Job Act del governo Renzi, ma tutta la politica portata avanti dai vari governi negli ultimi venti anni, ha profondamente snaturato. “La nostra è una guerra simbolica – dà atto la neo segretaria della Cgil di Cesena Silla Bucci – ma vuole con questi referendum ridare dignità al mondo del lavoro. I voucher nacquero nei primissimi anni duemila per andare incontro al lavoro accessorio difficilmente quantificabile, da produrre in tempo limitato e in particolare per favorire nei piccoli lavori gli studenti e i pensionati. Con il job act renziano l'utenza è stata allargata un po' a tutti i lavoratori”. I dati parlano chiaro, negli anni iniziali  i tickets erano venduti in tutt' Italia per un importo complessivo di circa mezzo milione di euro, mentre solo nel 2016 gli acquisti hanno superato i 120 milioni di euro e  nella provincia di Forlì – Cesena le vendite sono state oltre il milione e settecentomila, quasi tutti nel settore del turismo e una buona parte, il 48% secondo dati Inps, utilizzati in settori non identificati questo per indicare la grande platea di riferimento.

“Il voucher di fatto- continua la segretaria dell'organizzazione sindacale –  ha sostituito in troppi casi l'assunzione oppure l'ha ritardata di mesi. Il buono costa dieci euro e al dipendente vanno sette euro e mezzo mentre gli altri coprono le spese assicurative e sanitarie. E' personale e quindi senza orario, pertanto non è difficile che noi ci troviamo di fronte a lavoratori pagati con solo due voucher per tutta la giornata. Inoltre si può incassare fino a settemila euro all'anno senza limite di tempo, noi vogliamo ritornare alle origini quando nacque questa forma di pagamento che prevedeva un massimo di quaranta giorni, categorie ben definite a cui applicarlo e non più di duemila cinquecento euro all'anno con con lo stesso titolare”.

Il secondo quesito referendario si riferisce alla mancanza di tutele dei dipendenti delle varie aziende che via via sono committenti di lavori che poi danno a ditte appaltatrici e poi a sub appaltatrici. “In questi frequentissimi casi – continua Silla Bucci – avviene, in appalti sotto il milione di euro, che ci sono lavoratori di serie 'a','b', 'c', con tutele via via sempre minori. Chiediamo che a parità di lavoro tutti i dipendenti siano uguali con gli stessi obblighi da parte del titolare e non come oggi dove ogni azienda fa per sé mettendo in atto un vero far west”. “Questi referendum – dice Gastone Fiori del comitato organizzatore – rappresentano anche una lotta per i giovani che si devono sentire minacciati da queste forme di pagamento che non garantiscono orari certi di lavoro e non danno nulla per il futuro. Il poco denaro incassato non va neanche dichiarato e non serve neanche per la pensione. Devono prevedere il loro futuro, pensiamo solo al fatto che i detentori di partita iva avranno un trattamento pensionistico che non arriverà a sfiorare i duecento euro mensili”. “Dobbiamo soprattutto informare – continua Stefano Mazzotti organizzatore della campagna referendaria a Cesena e comuni limitrofi – la gente è spesso male informata. Non possiamo aspettare la data del referendum e i quarantacinque giorni di propaganda. Inizieremo subito con presidi come quello di sabato, poi assemblee sul posto di lavoro, nelle scuole con gli studenti, volantinaggi e incontri pubblici. Sarà dura, sarà difficile, lo sembrava anche per il referendum costituzionale, ma poi si è visto come è andata”.
 

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