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Cronaca

"Un riparo per tutti", il Comune 'apre'  le porte dei dormitori e avvia il co-housing

L'augurio da parte dell'amministrazione è che "nessuno resti in strada nelle ore più fredde, per nessuna ragione"

Con l’arrivo della stagione invernale e a seguito dell'abbassamento consistente delle temperature, l’Amministrazione comunale torna a riservare particolare attenzione a tutti coloro che non hanno una fissa dimora e che in questo particolare periodo dell’anno necessitano di un riparo sicuro. Per questa ragione si riaprono le porte del dormitorio comunale di Via Strinati che, a fronte dei 13 posti ordinari, per l’inverno dispone straordinariamente di 24 posti (4 per donne) che nei giorni dell'emergenza freddo potrà ospitare in deroga fino a un massimo di 32 persone a notte (nelle serate in cui viene dichiarato lo status di emergenza freddo dalla Protezione Civile).

Nel 2018 ha accolto 141 persone diverse mentre alla fine del mese di ottobre 2019 erano già state accolte 131 persone, di cui 10 donne. A questo si aggiungono gli spazi del dormitorio di Via Vescovado, gestito interamente da CARITAS e Papa Giovanni XXIII, che ospita invece 12 persone a sera (15 nei giorni dell'emergenza freddo).

Contestualmente, l'Amministrazione comunale invita tutte le persone senza fissa dimora, anche non conosciute dai Servizi, a cercare riparo notturno, rivolgendosi al centro sociale “La marmotta rossa” (Corso Cavour, vicino alla Stazione ferroviaria) per  ricevere informazioni dettagliate già dal pomeriggio. L'augurio è che nessuno resti in strada nelle ore più fredde, per nessuna ragione.  Nelle condizioni di emergenza freddo diramate dalla Protezione Civile è infatti possibile che i dormitori aprano le porte a chiunque ne faccia richiesta anche superando la capienza ordinaria.

Inoltre, per poter offrire un caldo riparo, l’Amministrazione comunale sta organizzando per il mese di gennaio 2020 l'apertura di un nuovo progetto di co-housing di seconda accoglienza rivolto a 6 senza fissa dimora non italiani che hanno trovato un’occupazione lavorativa ma restano senza una soluzione abitativa e sta valutando, insieme alla Rete di Comunità Accogliente, ulteriori soluzioni.

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