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Cronaca

Un Raffaello trafugato da un gerarca nazista, lo racconta la scrittrice cesenate Caterina Boschetti

Una preziosa opera di Raffaello rubata e mai più ritrovata. Siamo nel 1945 e l'autore del furto è uno spietato gerarca nazista. Sembra la trama di un giallo, ma è un fatto vero. Lo ha approfondito la scrittrice cesenate Caterina Boschetti

Una preziosa opera di Raffaello rubata e mai più ritrovata. Siamo nel 1945 a Cracovia e l'autore del furto è uno spietato gerarca nazista. Sembra la trama di un giallo, ma è un fatto vero, e il furto è riconosciuto dagli esperti d'arte come il più prezioso oggetto saccheggiato durante la Seconda guerra mondiale. A raccontarne la storia è la cesenate scrittrice e giornalista Caterina Boschetti nel romanzo-inchiesta "Il dipinto del Reich" (Sea edizioni), testo ricco di interviste e documenti. Il volume è uscito il 25 gennaio, due giorni prima dalla Giornata della Memoria, e il furto di cui parla viene preso a simbolo della strategia nazista (meno diretta a confronto delle morti e della soluzione finale) ma più subdola, ovvero quella di privare uomini e donne della cultura, il bene più alto che si possa coltivare. Abbiamo intervistato Caterina Boschetti che dal 2013 non abita più a Cesena e ha deciso di vivere in Algarve, nel Portogallo del sud, dove, insieme al marito, ha intrapreso varie attività.

Caterina, la scrittura del libro/inchiesta ti ha richiesto molto tempo. Puoi raccontare un po' cosa ti ha ispirato, quale è stata l'idea iniziale?
Nel 2007 fui minacciata di morte per i miei libri (inchieste realizzate in collaborazione con Polizia di Stato e Interpol: "Il libro nero delle sette in Italia" e "Il libro nero dei bambini scomparsi") e decisi di fare una vacanza in Polonia. A Cracovia, mi sono imbattuta in questa vicenda, comprendendo che le opere d'arte rubate dai nazisti facevano parte di un progetto molto più ampio voluto da Hitler, ovvero la soluzione finale, l'Olocausto, che contemplava anche la distruzione di tutta la cultura che non fosse approvata dal Reich. Nel contempo mi sono trovata a confrontare le mie piccole paure con quelle ben più grandi e terribili di milioni di persone e ho capito che io e quel dipinto avevamo molto in comune.

Per svilupparlo ti sono servite molte interviste? Sono state semplici oppure hai trovato ostilità?
Negli anni ho fatto tre viaggi in Polonia e mi sono sempre avvalsa di una interprete fantastica, Katarzyna Parafiniuk, che è la coprotagonista del libro. Lei mi ha permesso di incontrare persone straordinarie, primo tra tutti Janusz Walek, allora direttore del museo Kzartoryski, dove si trova la Dama con l'Ermellino di Leonardo, Paesaggio con buon samaritano di Rembrandt (i due dipinti rubati nel '45 insieme al Raffaello) e questa cornice senza quadro. Ho intervistato docenti universitari, direttori di musei, esperti d'arte, sopravvissuti ad Aushwitz e Giusti tra le Nazioni, ovvero coloro che hanno salvato gli ebrei, nascondendoli ai nazisti. Ho trovato una grande disponibilità a parlare, a cercare di ricostruire la grande e la piccola Storia della Seconda guerra mondiale. Il problema semmai è stata la lingua: il polacco non è affatto facile. Ho impiegato mesi e mesi a sbobinare i nastri delle interviste fatte, ma ne è valsa la pena. Ho acquistato anche libri in tedesco, inglese e ovviamente in polacco. Insomma, un lavoro impegnativo.

A chi è rivolto il libro? Agli appassionati di arte, di storia o a tutti?
È un libro per tutti: per chi ama la Storia, essendo presenti molti documenti, ricostruzioni storiche e una ricca bibliografia sulla seconda guerra mondiale; ma anche per chi è appassionato d'arte, perché si fanno analisi sui dipinti e si traccia uno spaccato su chi fu Raffaello. Inoltre parlo anche dell'Hitler artista e delle opere che distrusse, considerandole "degenerate". Infine posso dire che è pensato anche per chi ama il mistero, per chi vuole seguire le piste che io ho tracciato, in cerca della verità. Ma non vuole essere un thriller. Io scrivo inchieste, quindi è più che altro un'indagine con un filo conduttore narrativo.

Passiamo alla tua vita privata. Quando hai deciso di lasciare Cesena e perché?
Io e mio marito siamo partiti nel 2013. Allora nostro figlio aveva 10 mesi. Oggi ha otto anni e mezzo e da pochi mesi è nata la nostra bambina. Volevamo cambiare vita, cercare un luogo caldo e semplice, dove era possibile rallentare il ritmo delle nostre vite frenetiche. Per questo abbiamo scelto il Portogallo, o meglio, l'Algarve.

Ho visto che ti occupi di pasta bio e cucini vegano... E' il tuo lavoro?  
In questi otto anni io e mio marito abbiamo investito nel turismo. Abbiamo aperto e portato avanti tre attività: un negozio di giocattoli di legno e ceramiche portoghesi, un ristorante italiano biologico (dove ho anche cucinato) e abbiamo acquistato una villa, trasformandola in una Guest House. Diciamo che non ci siamo annoiati. Ho scritto poco, purtroppo. Mi è mancato moltissimo. Però sono riuscita pian piano a terminare questo libro e ho realizzato una parte di un'altra pubblicazione in portoghese, sul fenomeno della Ruota degli Esposti (ovvero bimbi abbandonati negli orfanotrofi). Oggi, grazie alla nascita di nostra figlia, stiamo delegando le attività commerciali e io sto finalmente tornando al mio grande amore, la scrittura.

Ti trovi bene a Lagos? Ti manca la Romagna?
L'Algarve è un luogo ancora in buona parte incontaminato, dove la natura è protagonista. Qui a Lagos abbiamo una delle spiagge più belle del mondo e la vita è molto più semplice che da noi. Abitiamo a pochi chilometri da Sagres, dove finisce l'Europa. Stiamo bene, lo ammetto. Ma mi manca ogni giorno la mia terra, i miei affetti, la cucina meravigliosa e soprattutto la gente. I miei figli non sono Portoghesi...sono Romagnoli!

Che progetti hai nel futuro?
Con mio marito stiamo aprendo la SEA - Self Editing Attitude, una agenzia letteraria e casa editrice tra Italia e Portogallo. Ci piacerebbe dare voce ad autori emergenti, con un occhio sempre al sociale, e creare alcune collane per bambini incentrate sui libri gioco.

Stai lavorando ad altri libri?
Si, da qualche tempo sto lavorando a un altro romanzo-inchiesta, questa volta ambientato nel 1500, ma devo tornare in Italia, spero presto, per raccogliere altro materiale. E poi vorrei realizzare un progetto seriale per bambini. Mio figlio adora Geronimo Stilton e vorrei dare vita a qualcosa di altrettanto entusiasmante per lui. Quando non va a scuola leggiamo anche 200 pagine in un giorno...e rigorosamente in italiano! 

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