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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Mortalità da incidente stradale: le statistiche non dicono tutto

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Le statistiche ufficiali sembrano confermarlo inequivocabilmente: a livello nazionale, il numero delle vittime da incidente stradale è in flessione. L'Italia pur non avendo raggiunto  l'obiettivo imposto dall'UE:  50% di morti in meno, entro il 2010, si è posta con il suo 45,6 in meno, al 14° posto della media europea.
Non è così nella nostra provincia, da sempre individuata, insieme a quella di Ravenna e di Rimini, come area a rischio maggiore della media regionale, che nel 2011 ha addirittura aumentato del 7,1% il numero dei sinistri e del 15,4% il numero delle vittime . (Dati raccolti dall'Osservatorio Il Centauro ASAPS)


A questi dati già di per sè allarmanti va aggiunta la considerazione che si tratta  di  numeri che non rappresentano la reale dimensione del problema, perchè fanno riferimento, ( secondo il metodo ufficiale Istat), unicamente alla mortalità sopravvenuta entro 30 giorni dall'impatto. Non  vengono considerati coloro che muoiono dopo quel "termine", senza tener conto che, sempre più spesso, per il  miglioramento dei sistemi di primo e pronto soccorso e per i  progressi nei settori della anestesiologia e della rianimazione, la fine  può sopraggiungere dopo mesi ed anni dall'evento traumatico. Ma  sempre di vittime della strada  si tratta.


Alla luce di tali considerazioni appare più centrata   la ricerca, che il Servizio di Epidemiologia dell'Area Vasta  romagnola sta conducendo ed i cui risultati saranno resi noti con il  nuovo anno, in quanto i dati provenienti dalle diverse fonti saranno integrati con quelli  contenuti nel Registro di Mortalità Regionale, dove ogni decesso è correlato alla relativa causa di morte, compresa ovviamente quella da incidente stradale. Ne deriverà certamente un quadro più esaustivo. Ma per capire la complessità e la vastità della sofferenza umana e le sue ricadute sociali, occorre andar oltre al computo di chi muore per affrontare il grande capitolo delle gravi disabilità acquisite.Si tratta di una dimensione non sufficientemente indagata, nè tanto meno portata all'attenzione pubblica. Le gravi cerebrolesioni acquisite  rappresentano un problema sanitario e sociale di grande rilevanza per la drammaticità degli esiti disabilitanti ed il  devastante impatto in ambito sociale e familiare oltre che per l'enorme impiego di energie e di risorse economiche in fase acuta e per la riabilitazione ed assistenza nel lungo periodo, Ma così poco se ne parla. e per di più mancano studi  di corretta rappresentatività a livello nazionale su questo aspetto di così grande rilievo. Anche a livello della nostra regione che pure ha istituito un Registro delle Gravi Cerebrolesioni acquisite, le informazioni non sono ancora complete," in quanto il registro, come tutti i nuovi strumenti, necessita di un periodo di consolidamento per garantire qualità e completezza dei dati rilevati."(Regione Emilia Romagna. Contributi n°61. Gli incidenti Stradali in Emilia Romagna)


Qual'è il numero di persone che sopravvivono in condizioni di minima coscienza e di stato vegetativo a seguito dei traumi riportati sulla strada? Quanti acquisiscono un'epilessia post trraumatica od una grave disabilità motoria? Cosa sappiamo di loro e cosa sappiamo dei loro famigliari, segnati da pesantissime ripercussioni sul piano dell'equilibrio psichico, psicobiologico ed immunitario? I famigliari rappresentano le vittime indirette dell'evento traumatico come dimostrano alcuni studi sul rapporto  tra il "Post Traumatic Stress Disorder" e l'aumento di malattie fisiche e  di rischio di morte nei componenti delle famiglie coinvolte;  studi che rimangono però patrimonio della comunità scientifica  senza ottenere la necessaria divulgazione.
La scarsa letteratura in merito riconferma  ancora una volta la poca attenzione e l'approccio parziale alla drammatica realtà dell'incidentalità stradale e delle sue conseguenze su un'ampia fascia di popolazione ancor oggi relegata in una condizione di marginalità sul piano politico, sociale e della giustizia. Ma è quanto mai necessario che proprio coloro che hanno dovuto far i conti nel proprio percorso di vita con gli effetti di  un evento violento, drammatico, e spesso irreversibile, trovare la forza e gli strumenti per colmare tale vuoto culturale e riproporre con forza le ragioni del proprio impegno, affinchè la guerra silenziosa e sanguinaria che si compie sulle nostre strade abbia  un giorno non lontano a  cessare.

Tiziana Lugaresi

Responsabile Associazione Italiana Familiari

e Vittime della Strada- Sede di Forlì-Cesena

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