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Cronaca

Ticket. Il sindaco Lucchi: "Difendiamo un sistema di qualità"

Da lunedì scorso in tutta Italia si dovrebbero pagare i nuovi ticket sanitari introdotti dalla manovra del Governo. Ma non tutte le Regioni hanno accettato di sottostare a questa disposizione.

 “Da lunedì scorso in tutta Italia si dovrebbero pagare i nuovi ticket sanitari introdotti dalla manovra del Governo. Ma non tutte le Regioni hanno accettato di sottostare a questa disposizione. Fra esse c’è la Regione Emilia – Romagna che, attraverso una circolare firmata dal Presidente Vasco Errani e dall’Assessore alle Politiche per la Salute Carlo Lusenti, ha dato l’indicazione alle Aziende Sanitarie Locali di sospendere l’operatività dei ticket, per avere il tempo, nelle prossime due settimane, di fare tutte le valutazioni del caso e verificare se ci sono le condizioni per fare scelte più appropriate, eque ed efficaci”. Il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, esprime il suo plauso.

“Posizioni analoghe sono state espresse da altre Regioni, come Toscana, Trentino, Val d’Aosta, Veneto e Umbria. Tutte hanno deciso di fare a meno di quei 10 euro in più sulle visite specialistiche, cercando nel frattempo di capire come reperire le somme necessarie a coprire i mancati trasferimenti dal Fondo Sanitario (482 milioni in meno nel 2011; la sola Emilia – Romagna dovrà fare a meno di 30 milioni di euro)”.

“Concordo pienamente con la decisione presa dalla nostra Regione, che vivo con lo stesso orgoglio che, credo caratterizzi la gran parte degli operatori del nostro sistema sanitario regionale. L'applicazione di questi nuovi ticket avrebbe reso operativa anche per il nostro territorio una misura ingiusta, iniqua e impropria, in grado di danneggiare non solo i cittadini, ma lo stesso servizio sanitario locale, la cui qualità è provata da tutte le indagini nazionali, ma che i continui tagli governativi stanno mettendo a rischio. Applicando un costo maggiore alle prestazioni sanitarie comuni, si rischia, infatti, di incoraggiare i pazienti a rivolgersi a strutture private, le cui prestazioni potrebbero costare meno, con la conseguenza di un calo di introiti per il servizio sanitario, in una sorta di privatizzazione strisciante della sanità. Qualcosa del genere, del resto, era avvenuto già nel 2007, quando per qualche mese furono introdotti i ticket: in quel caso, infatti, l’incasso registrato fu circa il 50% di quello previsto”.

“Ma, soprattutto, è concreto il timore che l’introduzione dei ticket sulla diagnostica e la specialistica spinga sempre più cittadini a rinunciare a visite e controlli che potrebbero rivelarsi fondamentali per contrastare precocemente una malattia. Quei 10 euro davvero vanno a incidere sul diritto alla salute, soprattutto delle fasce più deboli, di chi ha più bisogno di sostegno e di cura. Con buona pace di un Governo che dichiarava di non voler “mettere le mani in tasca ai cittadini”.

 

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