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Cronaca

Alberi della discordia, i progettisti: "Erano una difesa al dilagare delle auto"

"Comprendiamo e rispettiamo la visione "totale" dell'elemento "albero" come creatura vivente portatrice di benefici ambientali e riparo per la piccola fauna"

“Osserviamo con attenzione l’iniziativa civica che sta nascendo intorno all’abbattimento delle alberature di piazza Bufalini. Ci accorgiamo tuttavia che poca, pochissima informazione ci sia riguardo al progetto di riqualificazione delle tre piazze. Intendiamo quindi fornire ulteriori elementi conoscitivi che spieghino la nostra proposta progettuale al fine di ampliare gli orizzonti del dibattito”: è quanto scrive Francesco Ceredi, il responsabile del progetto di riqualificazione delle “Tre piazze” della Malatestiana, all'indomani della raccolta di firme che ha portato in un solo giorno ad oltre 400 sottoscrizioni.

Premettono i progettisti: “Comprendiamo e rispettiamo la visione “totale” dell'elemento “albero” come creatura vivente portatrice di benefici ambientali e riparo per la piccola fauna. Tuttavia, in qualità di architetti, concepiamo l'albero anche come uno degli ingredienti che contribuiscono a formare un ambiente urbano di qualità. Tra questi: i palazzi, i monumenti, il sistema del verde nel suo complesso, i servizi, la mobilità, e naturalmente le persone. Una progettazione che ha l'obiettivo di migliorare la qualità urbana (nel senso più ampio) si deve muovere miscelando con perizia tutti questi aspetti, nel cercare un rapporto armonioso tra le parti”.

“Ci si concentra oggi sugli alberi di fronte alla Malatestiana. Tuttavia occorre allargare lo sguardo ad abbracciare l'intero ambito della nostra progettazione: un sistema ben più ampio, composto da tre piazze frutto di drammatiche demolizioni del passato. L'amministrazione nel 2011 ha promosso un concorso animato da un’idea insieme forte e ambiziosa: concepire le tre piazze Bufalini, Almerici e Fabbri come uno spazio pubblico continuo, unitario e di eccellenza. Abbiamo vinto il concorso la proposta di un intervento unitario che rispetti e valorizzi le specificità storiche e morfologiche di ciascuna delle tre piazze:

Piazza Fabbri conserva la funzione di asse stradale, ma vuole recuperare la sua denominazione urbanistica di piazza. Dunque il tracciato veicolare viene ridotto e deviato, concedendo ampio spazio al lastricato pedonale sul fronte opposto al palazzo del Ridotto. Così gli esercizi commerciali potranno avere a disposizione preziosi metri quadri per le loro strutture temporanee. Viene potenziato il verde esistente con l’allargamento delle aiuole dove oggi soffrono costrette le alberature esistenti”.

Per Ceredi “piazza Almerici diventa la vera piazza nel senso etimologico del termine: è uno spazio di raccolta, il contenitore dove si svolgono i grandi eventi della città. Il progetto è un semplice processo di sottrazione: vengono allontanate le macchine, vengono eliminati i marciapiedi, i dislivelli, i cordoli, così da creare un unico grande piano lastricato scandito dalle trame della pietra. Il disegno dalla geometria semplice ricalca il perimetro dell’antico palazzo demolito”.

Si passa poi a piazza Bufalini, quella degli alberi davanti alla Malatestiana, che “è suolo “sacro” poichè anticamente occupato in gran parte dalla chiesa di S. Francesco. Nel progetto l’attitudine a luogo dell’elemento naturale è rispettata, così come la sua sacralità. La nuova piazza è destinata a giardino con due zone prospicienti le ali laterali della biblioteca, occupate da un tappeto erboso a raso, ai cui margini opposti sono collocati due piccoli boschetti di alberi, luoghi di sosta e refrigerio alla calura estiva. Sedute lineari corrono lungo il perimetro di queste grandi vasche poligonali. I monumenti del Serra e del Bufalini mantenendo la loro posizione originale scoprono un inedito dialogo con il nuovo intorno”.

Motivano la scelta di tagliare gli alberi: “L’idea di concepire le tre piazze come uno spazio omogeneo e unitario è il principio primo del nostro intervento, ed è stata anche la spinta propulsiva che ci ha portato a prendere anche drammatiche decisioni. Le vasche sopralevate della piazza Bufalini (e gli alberi che su di esse sono stati piantati) rappresentano un ostacolo fisico all'unificazione delle piazze, nonché un elemento incongruo rispetto al valore storico dell'edificato. Non è un caso che una grande parte delle proposte progettuali degli studi che hanno partecipato al concorso di riqualificazione delle tre piazze, ha proposto la loro rimozione. Quindi conservare questa preesistenza per noi (come per tanti progettisti che si sono confrontati con il tema) significava tradire il principio guida che ha animato l'intero progetto”.

Torna sul tema contestato Ceredi: “Queste grandi vasche sono state concepite negli anni '60 con l'esplicita funzione di rappresentare un ostacolo, una barriera fisica. Costituivano un recinto alto e sicuro per gli alunni dell'allora palazzo delle scuole, nei confronti dell'invasione di automobili che stava dilagando nell'antistante piazza Almerici. Oggi, dopo cinquant'anni, le cose in parte sono cambiate, ed in parte stanno per cambiare. Le scuole si sono già spostate in altro luogo e il palazzo è sede della biblioteca Malatestiana. Il filare di lecci arriva a noi già mutilato di alcuni esemplari rispetto all’impianto originale, per cui il suo fascino appare alquanto depotenziato. Infine anche le automobili stanno per abbandonare piazza Almerici, proprio in virtù di questo progetto. Dunque la funzione di quelle vasche protettive si è definitivamente esaurita. Così, come in passato si è rimosso lo splendido giardino Ottocentesco per costruire le vasche “funzionali” ma poco attraenti di oggi, noi proponiamo di rivedere questo spazio, riportandolo alla sua antica vocazione a verde ornamentale”.

“Siamo consapevoli che il nostro progetto, oggi approvato nella sua fase preliminare, dovrà attraversare nel prossimo periodo momenti di confronto con i tanti attori del processo democratico, e sarà sottoposto al giudizio di autorevoli enti competenti. Noi affronteremo questo lungo iter ricordando il ruolo che abbiamo in questa storia: i progettisti. Il significato profondo di questo mestiere è racchiuso nella parola stessa. L'etimologia di progettare è pro jàcere, cioè gettare avanti. Noi abbiamo gettato in avanti il nostro pensiero e le nostre idee per disegnare un nuovo futuro di questi spazi, studiando e rispettando il loro passato, cercando di non rimanerne prigionieri. E questa è la nostra proposta per il futuro delle tre piazze Almerici, Bufalini e Fabbri”.

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