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Cronaca San Mauro Pascoli

Aggressioni, minacce di morte e rumori assordanti: nei guai per "stalking condominiale"

Molesti, offensivi e aggressivi nei confronti dei suoi condomini: l'autorità giudiziaria ha ora imposto l'allontanamento dai vicini di casa con l'accusa di "stalking condominiale"

Molesti, offensivi e aggressivi nei confronti dei suoi condomini: l'autorità giudiziaria ha ora imposto l'allontanamento dai vicini di casa con l'accusa di “stalking condominiale”, uno dei primi casi in regione di questo tipo. I carabinieri della Stazione di San Mauro Pascoli hanno effettuato una prolungata e complessa attività d’indagine culminata con l'emissione di ordine di misura cautelare personale, emessa dal gip del Tribunale di Forlì Di Giorgio, su richiesta del sostituto procuratore Laura Brunelli.

Numerose erano le denunce sporte da quattro abitanti (componenti di due differenti nuclei familiari, abitanti uno di fianco e l’altro sotto gli indagati) di un condominio di San Mauro. Sulla scorta di queste segnalazioni i militari hanno intimato un divieto di avvicinamento alle persone offese (con l’obbligo di mantenere la distanza di almeno 5 metri da essi e con il divieto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con loro), ad una 64enne ed un 74enne, entrambi pensionati, tra loro conviventi e con numerosi precedenti soprattutto per reati contro la persona. 

Si tratta di uno dei primi casi, in regione, di “stalking condominiale” (così come è stato definito anche da due sentenze, del 2011 e del 2013, della Corte di Cassazione), tipologia di reati ai quali l’Autorità Giudiziaria di Forlì e l’Arma dei Carabinieri dedicano molta attenzione, per i potenziali rischi ai quali le persone coinvolte possono andare incontro.

Secondo l'accusa i due indagati hanno minacciato e molestato senza alcun motivo preciso tre uomini e una donna, tutti residenti nello stesso condominio, esponendoli a continue aggressioni verbali, minacciandoli in più occasioni di morte e di gravi danni alla persona con frasi del tipo “Ti ammazzo”, “Esci che oggi ti faccio fuori”, “La dovrai pagare”, “Ti devo sfigurare il viso con l’acido muriatico” ed altri frasi di contenuto simile, producendo continui e forti rumori all’interno del proprio appartamento ad ogni ora del giorno e della notte, spostando il mobilio e colpendo con corpi contundenti il pavimento e le pareti divisorie delle abitazioni confinanti, urlando in qualsiasi ora del giorno e della notte anche frasi dal contenuto offensivo del tipo “Sei un pezzo di…, fai schifo”. 

Ed ancora, secondo le accuse i due spiavano le azioni dei loro vicini in modo da poter uscire di casa ed inveire nei loro confronti proprio all’uscita di ciascuna delle persone offese, inserendo all’interno delle cassette della posta la spazzatura, sbattendo rumorosamente tappeti sulle protezioni in ferro dei balconi ed aprendo in continuazione anche in inverno le finestre del condominio. La questione andava avanti dal 2013. Questo ha causato alle persone offese un grave e perdurante stato di ansia, nonché il fondato timore per la propria incolumità e la modifica delle proprie abitudini di vita. E’ stata contestata anche l’aggravante specifica di aver commesso tali fatti ai danni di una delle persone offese, minorenne all’epoca dei primi fatti e ad oggi maggiorenne.

La donna, inoltre, è indagata anche per lesioni personali aggravate in quanto, nel mese di gennaio 2015, dopo aver inseguito una delle vittime, un sessantottenne, lo ha colpito con un manico di scopa sulla schiena e sulle mani, causandogli contusioni varie giudicate guaribili in 7 giorni e, precedentemente, aveva tentato già di colpire l’uomo, il quale si era rifugiato all’interno del proprio box. I due indagati hanno, in un caso, iniziato ad inveire anche contro il proprio medico di base, al quale la donna avrebbe chiesto di produrre un certificato medico falso al fine di giustificare l’assenza da una delle udienze processuali, in cui i due sono già coinvolti a causa delle numerose precedenti denunce ricevute sempre dai vicini di casa.

In caso di violazione delle prescrizioni imposte, potrebbe essere applicata nei loro confronti una misura più forte, compreso lo stesso carcere. I militari hanno condotto le indagini con non poca fatica, considerata l’enorme mole di querele presentate negli ultimi anni che, se non fossero state valutate in maniera unitaria dall’Autorità Giudiziaria, avrebbero corso il rischio di essere archiviate o comunque considerate non di una certa gravità.

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