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Cronaca

Sfratto, il Comune: "Poteva accedere al fondo di sostegno, ma non si è presentato"

“Nel maggio 2014 ha richiesto la casa popolare: gli operatori lo hanno invitato di nuovo a far domanda e gli hanno fissato un appuntamento per definire un progetto d’aiuto. Ma l’interessato non si è presentato"

“Siamo stati informati dei momenti di tensione fra forze dell’ordine e rappresentanti dei Cobas che si sono verificati questa mattina durante l’esecuzione di uno sfratto per morosità, poi rinviato. Si tratta sempre di episodi dolorosi e difficili da affrontare, spesso causati dalle conseguenze della crisi economica in atto, e i Servizi Sociali del Comune sono pronti a offrire un sostegno alle famiglie coinvolte. Ma è necessario ribadire con chiarezza che ogni forma di aiuto deve sempre, necessariamente, essere inquadrata all’interno del sistema delle regole, e richiede anche la collaborazione degli interessati, in vista del superamento del momento critico e del recupero dell’autonomia”: a prendere la parola sullo sfratto bloccato lunedì mattina in via Bixio sono il sindaco Paolo Lucchi e l'assessore ai Servizi per le persone Simona Benedetti.

> IL VIDEO: IL BLOCCO IN VIA BIXIO

Il Comune in una nota spiega quindi la situazione: “Il caso in questione vede coinvolta la famiglia di un dipendente dell’azienda Artoni messo in cassa integrazione dal settembre scorso. Ma la situazione di morosità che ha determinato lo sfratto esecutivo risale ad almeno due anni fa, quando l’uomo era regolarmente impiegato. In tutto questo periodo i Servizi Sociali del Comune di Cesena sono stati interpellati sporadicamente dal cittadino. Il suo primo accesso risale all’agosto 2013, quando si è rivolto allo Sportello Sociale per una richiesta di aiuto economico in vista della nascita di un figlio; in quell’occasione dichiarò di non avere problemi di morosità, ma segnalò l’esigenza di un appartamento più piccolo e per questo gli fu suggerito di fare domanda per un alloggio di edilizia residenziale pubblica”.

“E’ tornato nuovamente a maggio 2014 e anche allora la richiesta è stata quella della casa popolare: gli operatori lo hanno invitato di nuovo a far domanda e gli hanno fissato un appuntamento per definire un progetto d’aiuto. Ma l’interessato non si è presentato. La stessa cosa è avvenuta nel marzo di quest’anno. L’uomo si è rivolto allo Sportello Sociale dichiarando di aver in corso una procedura di sfratto per morosità: gli è stato quindi fissato un appuntamento per presentare la documentazione necessaria ad accedere al fondo per la morosità incolpevole. Ma anche questa volta non si è presentato”.

“Solo il 10 settembre scorso i Servizi sociali del Comune sono stati informati dall'ufficiale giudiziario dello sfratto in corso e hanno subito contattato l’interessato, da cui hanno appreso che l’udienza per lo sfratto risaliva al novembre 2014 (e in quell’occasione erano stati concessi i termini di grazia per sanare la morosità, ma l'utente non li ha rispettati) e che la notifica di sfratto era di aprile 2015. Contestualmente l’uomo ha segnalato anche di essere in cassa integrazione dal 1 settembre. Di fronte a questa situazione i Servizi si sono nuovamente impegnati a verificare la possibilità di poter accedere al fondo per morosità incolpevole, e hanno garantito la disponibilità a farsi carico delle spese di ingresso in un nuovo alloggio che però l’interessato doveva reperire autonomamente”.
 

Ed infine la nota del Comune: “In un nuovo incontro, svoltosi il 25 settembre l'uomo, accompagnato da due rappresentanti di ADL COBAS, ha esplicitato la richiesta (per altro anticipata anche nei precedenti contatti) che sia il Comune a dare una risposta al suo problema concedendogli un alloggio popolare. Ma questa soluzione non è attuabile: la sua posizione nella graduatoria ACER non consente di prevedere un imminente assegnazione di alloggio. D’altro canto, risulta che, pur avendo lavorato fino ad agosto 2015, l’uomo non ha versato alcunché al proprietario di casa da almeno due anni, accumulando un debito di circa 17mila euro. Anche in questo incontro i Servizi Sociali hanno ribadito la posizione già espressa: piena disponibilità a supportare economicamente la famiglia per aiutarla ad entrare in un nuovo alloggio, ma a condizione che gli interessati lo reperiscano autonomamente, assumendosene la responsabilità”.
 

Conclude il Comune: “Questa posizione è in linea con le modalità sempre seguite in casi analoghi. Non può che essere così: le regole ci sono e vanno fatte rispettare, a tutela del diritto di tutti ad essere aiutati secondo le loro necessità. E questo è tanto più valido in un periodo difficile come quello attuale, in cui le risorse sono limitate e vanno utilizzate per sostenere chi è in condizioni di reale difficoltà e non riesce a uscirne da solo”.

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