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Cronaca

Scuola di arabo e Corano alla Carducci, interrogazione in Regione

"Una risposta che appare superficiale, reticente e lacunosa". E' l'opinione del consigliere regionale Massimiliano Pompignoli della Lega Nord

“Una risposta che appare superficiale, reticente e lacunosa”. E’ l’opinione del consigliere regionale Massimiliano Pompignoli della Lega Nord, dopo aver appreso i contenuti della risposta dell’assessore comunale al welfare di Cesena, Simona Benedetti, all’interpellanza presentata dal consigliere di Libera Cesena Stefano Spinelli sull’apertura di una “scuola coranica”, la domenica  nei locali dell’istituto scolastico pubblico “G. Carducci” di Cesena.

“Sono proprio i contenuti fuorvianti della risposta dell’assessore che mi hanno indotto a presentare, a mia volta, un’interrogazione alla Giunta regionale, dove metto in luce alcuni assunti ormai accertati. Ritengo, in sintesi, un obiettivo quasi impossibile integrare soggetti stranieri, in particolare di fede e cultura islamica, attraverso lo strumento del ‘multiculturalismo’, la cui applicazione, in Europa, è generalmente fallita. Proporre ancora questa ideologia come la soluzione, come fa Benedetti, significa, come qualcuno ha giustamente detto, “creare micro società frammentate” all’interno della società ospitante con tutti gli insuperabili problemi di coesione civile connessi. Continuando ad applicare l’ideologia multiculturale, sbagliando a scambiarla per pluralismo culturale, si riduce la nostra società a una sorta di magma relativizzato, dove valori, principi, civiltà, regole e leggi sono indistinte, con il rischio di aggravare una situazione che già vede le nostre comunità vivere nell’insicurezza, nell’incertezza di poter mantenere il proprio stile di vita, regole democratiche, la libertà di espressione e, in prospettiva di breve termine, nel timore di precipitare nell’illegalità generalizzata e nel pericolo della proliferazione del terrorismo”.

“L’eventuale integrazione può avvenire solo se i flussi di immigrati accettano e accolgono senza eccezioni il sistema di valori dello stato dove intendono risiedere o diventare cittadini. A maggior ragione se provengono da paesi islamici, considerando che l’islam non è solo una religione, ma un unicum che associa politica, legge, tradizione, con principi, usi e costumi antitetici ai nostri. Di conseguenza, trovo davvero sorprendente che in una struttura scolastica pubblica si sia deciso di installare, per un giorno alla settimana, una scuola confessionale ‘coranica’ dove oltre a momenti di preghiera, come si legge sulla stampa, si insegna l’arabo, attraverso “i principi e la dottrina del Corano”, i cui dettami, antitetici alla nostra civiltà, devono essere applicati dal credente, così come sono scritti, immutabili nel tempo, nella vita di tutti i giorni”.

“Al contrario, crediamo che la possibile integrazione possa passare solo dall’acquisizione della lingua, della cultura, dei valori, delle regole, delle leggi del paese ospitante, con in primo luogo l’accettazione consapevole e convinta da parte degli stranieri di principi come quelli della separazione tra fede e cosa pubblica, tra fede e ragione, della parità tra uomo e donna, della libertà di espressione, del libero arbitrio. Insomma, esattamente il contrario di ciò che viene insegnato in una scuola ‘confessionale’ islamica, che, per sua stessa natura, non può che trasmettere e inculcare nei giovani principi che potrebbero portare a una loro radicalizzazione, come già avvenuto in altri paesi europei. Di qui, una serie di domande alla Giunta regionale, con l’invito richiamare le amministrazioni comunali a una più attenta e lungimirante gestione di richieste provenienti da soggetti stranieri di religione islamica affinchè non avvenga che, attraverso iniziative all’apparenza innocue, si enfatizzi nelle giovani generazioni di cittadini di origine musulmana la separatezza dalla nostra società, l’adesione a una radicalizzazione della loro fede e la pretesa di applicare nella nostra società categorie e istituti antidemocratici e antiliberali”.

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