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Cronaca

Quando si facevano le "ottobrate", il monaco dell'Abbazia del Monte apre il libro dei ricordi: l'incontro

"Anche al Monte di Cesena - racconta ancora Don Giustino - si faceva la vendemmia. E avevamo mantenuto la tradizione di fare le ottobrate di un pomeriggio o di una giornata intera"

Chi ha mai sentito parlare di "ottobrate"? Le più note sono quelle romane, ovvero gite domenicali che si svolgevano a Roma nel mese di ottobre fino ai primi decenni del 1900. Erano, praticamente, delle vere e proprie giornate di festa, grazie anche al clima favorevole - fresco ma limpido - in cui gli uomini e le donne sceglievano i loro vestiti migliori e si divertivano con giochi (come bocce, ruzzola o altalena), balli, canti, stornelli, bevendo e mangiando ottime pietanze cucinate per l'occasione.

E visto che le antiche tradizioni hanno sempre qualcosa di affascinante e di buono, ogni tanto è giusto anche riproporre. A parlarne sarà, giovedì 14 ottobre al ristorante da Baldo, in viale Marconi, Don Giustino Farnè, che è stato 40 anni all'Abbazia del Monte come giovane monaco e poi sacerdote e, dopo aver ricoperto ruoli importanti come direttore della libreria a Roma, con Papa Giovanni II, e aver trascorso 14 anni come abate a Pontida, dove ha ricevuto Craxi e Bossi, attualmente dirige l'Archivio Storico dell'Abbazia di San Pietro a Perugia. Oltre a questo importante incarico ha mantenuto il ruolo anche di l'amministratore del centro storico benedettino del Monte di Cesena. "Sono nato e cresciuto a Cesena - spiega don Giustino - e ci torno sempre molto volentieri". E quando torna, infatti è atteso con grande piacere dagli amici che non vedono l'ora di ascoltare i suoi racconti. L'incontro di giovedì, infatti, è già sold out. "Una volta le vacanze si facevano alla fine della vendemmia, in ottobre - spiega don Giustino - In questo periodo ci sono giornate di sole meravigliose. E' bellissimo passeggiare. Giovedì, inoltre, a Roma, moltissimi anni fa, non c'era scuola. E così i più ricchi potevano andare a Roma, a Firenze e a Napoli, mentre noi poveri italiani stavamo a Roma e si andavano a visitare i parchi, i giardini, i monumenti".

"Anche al Monte di Cesena - racconta ancora Don Giustino - si faceva la vendemmia. E avevamo mantenuto la tradizione di fare le ottobrate di un pomeriggio o di una giornata intera. I monaci erano liberi di fare una camminata a Rio eremo o a Rio marano. Poi c'è stato un periodo che avevamo qualche soldino in più e andavamo ad affittare le biciclette dalle 14 alle 18, e così, in sella alla bicicletta, arrivavamo fino a Polenta. Erano giornate in cui avevamo il piacere di conoscere luoghi bellissimi e vicini a noi, ma spesso sconosciuti. Poi sono arrivati gli anni Sessanta e Settanta. Abbiamo continuato a fare le ottobrate qui al Monte ma erano i parroci che ci venivano a prendere con le auto. Si caricavano i monaci in auto e via che si andava a Loreto, Faenza, Ravenna. Ci portavamo la merenda dietro e andavamo a visitare un monumento. E se poi c'erano le suore da andare a visitare, apprezzavamo anche un buon rosolio, un liquore fatto da loro. Erano piccole gioie di giornate bellissime". 

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