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Cronaca

Procura della Repubblica più spedita, si riducono del 29% i procedimenti pendenti

Nonostante la forte carenza di organico degli uffici, la Procura della Repubblica di Forlì è riuscita a rendere più efficiente e spedita la parte della giustizia inquirente

Nonostante la forte carenza di organico degli uffici, la Procura della Repubblica di Forlì è riuscita a rendere più efficiente e spedita la parte della giustizia che le compete, vale a dire quella di verificare le denunce e mandare gli indagati a processo. E’ quanto emerge dal bilancio dell’attività istituzionale, stilato dal procuratore capo Sergio Sottani. Nel 2016 sono stati scritti 11.865 procedimenti penali e ne sono stati definiti 13.018. In totale ne sono stati trattati 15.799. Questo significa una diminuzione dei procedimenti pendenti pregressi sono passati da 3.934 a inizio 2016 a 2.781 a fine anno. Si tratta di una riduzione del 29% delle pendenze. Tutto questo è stato raggiunto pur con una carenza di organico del 35%.

Tali risultati sono stati raggiunti – secondo quanto esplicita lo stesso Sottani – grazie ad interventi organizzativi apportati a livello locale all’interno della Procura, quali per esempio l’istituzione dell’Ufficio Affari Semplici, per distinguere fascicoli molto diversi tra loro, e una generale riorganizzazione del front office (in parte contestata, però, dagli Avvocati in quanto prevede una maggiore chiusura della Procura anche per i legali, ma la questione è stata oggetto di un recente accordo tra uffici giudiziari e organi dell’avvocatura). Sono state inoltre rafforzate le presenze di Polizia Giudiziaria e realizzate delle convenzioni per permettere stage e coinvolgere soggetti esterni quando previsto dalla legge.

Il prossimo anno si apre all’insegna di una novità nel palazzo di giustizia: il tetto che viene posto dal Tribunale ai processi dibattimentali (quelli che portano via più tempo e risorse alla giustizia giudicante) , nel numero di 2.500. Si tratta quindi di un invito alla Procura ad archiviare quando possibile e a preferire riti alternativi più spediti per non ingolfare le aule del tribunale. Un'indicazione che discende da una più generale del Consiglio Superiore della Magistratura a cui la Procura cercherà di ottemperare, nella consapevolezza, però – spiega Sottani – “che non è la cura di un problema, ma un suo sintomo”.
 

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