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Cronaca

Processo Sapro, si va verso il terzo grado di giudizio: assoluzioni impugnate in Cassazione

Dopo le condanne di primo grado al Tribunale di Forlì del maggio 2018, la Corte d'Appello di Bologna aveva assolto tutti gli imputati lo scorso 30 novembre.

Si va verso il “terzo round”, quello della Cassazione, nel maxi-processo Sapro, relativo al fallimento della società pubblica 'Sapro' dichiarata fallita nel 2010 su richiesta della Procura della Repubblica di Forlì, con un carico di debiti da 110 milioni di euro. Dopo le condanne di primo grado al Tribunale di Forlì del maggio 2018, la Corte d'Appello di Bologna aveva assolto tutti gli imputati lo scorso 30 novembre. Ma non scende la parola 'fine' definitivamente: la Procura Generale (sostituto pg Stefano Orsi), infatti, ha deciso di ricorrere contro le assoluzioni e di portare l'annoso processo fino all'ultimo grado di giudizio, quello della Corte di Cassazione a cui viene chiesto l'annullamento delle sentenze di secondo grado e un nuovo processo di Appello.

La società pubblica, fondata nel 1995 e partecipata da tutti gli enti locali, in primis i Comuni di Forlì e di Cesena, aveva il compito istituzionale di acquisire aree industriali per urbanizzarle e renderle così disponibili agli insediamenti produttivi senza speculazioni e con un assetto ordinato del territorio. Ma quando, con la crisi economica del 2008-2009, l'edilizia si bloccò e l'economia pure con la sua necessità di insediare nuove attività produttive, crollò il castello della società immobiliare pubblica. Sapro iniziò così a vedere aumentato il suo magazzino di aree invendute e contemporaneamente crescere gli oneri finanziari. In tutto questo ci sarebbe stata una cattiva gestione della cosa pubblica, ipotizzò la Procura della Repubblica (pm Filippo Santangelo), avviando una complessa indagine per bancarotta e mandando a processo i vertici della società dopo averne chiesto e ottenuto il fallimento. 

In primo grado, dopo 22 udienze spalmate in tre anni di un complesso processo che vedeva imputate 22 persone, tra cui diversi politici, imprenditori, professionisti e rappresentanti di associazioni di categoria, era arrivata la condanna a 3 anni e mezzo per l'ex direttore Bruno Lama e altre condanne a due anni per altri 5 imputati (Vittorio Croci, Luigi Barilari, Giuseppe Corzani, Gabriele Borghetti e Romeo Zanzani. I giudici, inoltre, non avevano indicato alcuna cifra per il risarcimento alla parte civile, vale a dire la curatela fallimentare. Poi il ribaltamento in Appello: tutti assolti “perché il fatto non sussiste” (la formula più ampia), tranne per un capo d'accusa derubricato in bancarotta semplice e, in questo modo, dichiarato prescritto. Con il deposito della sentenza dei giudici di secondo grado di Bologna, la Procura Generale ha quindi portato il caso alla Cassazione, per una vicenda che si prospetta ancora lontana dalla conclusione, a oltre dieci anni dal fallimento e con un processo civile parallelo ancora aperto. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Gabriele Siboni, Giovanni Principato,  Andrea Romagnoli, Giangiacomo Pezzano, Marco martines, Alessandro Melchionda, Vincenzo  Andreucci, Massimiliano Starni, Mario di Giovanni, Guido Policoro, Giacomo Nanni, Giovanni Maio, Luigi Stortoni, Massimo Beleffi.

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