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Cronaca Bagno di Romagna

Milioni di euro di risparmi dei clienti finiti al Casinò, l'ex broker in appello: no alla perizia psichiatrica

La richiesta di perizia psichiatrica su Silvio Vannini è stata respinta, la difesa ha sempre sostenuto la grave forma di ludopatia come "impulso incontrollabile al gioco". Dilapidati milioni di euro di risparmi dei clienti raggirati

E' iniziato il processo di appello a carico di Silvio Vannini, il 67enne ex broker di San Piero in Bagno, condannato in primo grado a 7 anni e 9 mesi di carcere per truffa. La colpa di Vannini è ormai nota, quella di aver dilapidato al Casinò di Venezia circa 9 milioni di euro che clienti e amici gli avevano consegnato, allettati dalla sua fama di 'mago' della finanza. Quella di giovedì mattina è stata una udienza importante perchè ha avuto ad oggetto la richiesta preliminare di perizia psichiatrica sullo stesso Vannini. Sia la Procura Generale che le parti civili si sono opposte e la Corte, dopo una lunga camera di consiglio, ha rigettato la richiesta della difesa dell'imputato, assistito dall'avvocato Giordano Anconelli. Le parti civili sono difese dagli avvocati Federica Rinaldi, Max Starni, Massimo Mambelli, Valerio Versari, Luca Salvetti, Walter Galeotti, Pamela Fragorzi, Francesca Piana, Antonio Baldacci, Cesare Paoli, Giovanni Majo.

Vannini in primo grado è stato chiamato a risarcire le parti civili, molte delle quali in solido con Banca Ipibi che ha proposto appello.  Già in primo grado l'avvocato Anconelli aveva ribadito a più riprese, anche col supporto di esperti, la grave forma di ludopatia del 67enne. Nel processo di primo grado l'ex broker di San Piero aveva raccontato, per filo e per segno, il dramma del vizio del gioco, che lo portava a giocarsi anche 70mila euro in una sola serata. 

Vannini era considerato un "mago" della Finanza ed era molto abile a farsi consegnare il denaro anche dai parenti, tra i truffati ad esempio è emerso ci fosse anche il fidanzato di sua figlia. I soldi venivano consegnati in contanti o con assegni da intestare a una finanziaria (diceva lui) ma in realtà era la società che gestisce il casinò di Venezia. Una storia che ha dell'incredibile, e prende avvio il 15 marzo 2015 quando Vannini si presenta alle Fiamme Gialle di Forlì vuotando il sacco, prima di costituirsi un sms ai clienti che li informava di aver dilapidato i loro risparmi al Casinò di Venezia. Poi l'ex broker si è fatto ricoverare in una struttura protetta per stare lontano dal vizio del gioco.

La Corte d'Appello ha disposto il rinvio al 10 maggio per la requisitoria della Procura Generale e la discussione con la lettura della sentenza.

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