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Cronaca

Piazza della Libertà, riportati alla luce i resti di una strada e di un antico ospedale

Durante i lavori in corso il Comune propone gli scavi come un'attrazione culturale di interesse collettivo. Ed è per questo che sono previste visite di scolaresche e una pagina internet sempre aggiornata

Un “diario” archeologico degli scavi in corso in piazza della Libertà: è quanto sarà possibile consultare sul sito internet di “Cesena Dialoga”. In esso ci saranno fotografie con gli aggiornamenti sugli interventi e commenti tecnici approvati dalla Soprintendenza Archeologica e quindi da ritenersi ufficiali. Insomma - dati come inevitabili i disagi per il cantiere in pieno centro - almeno si cerca di trasformarlo in un'attrazione culturale di interesse collettivo. Ed è per questo che sono previste visite di scolaresche e, appunto, una pagina internet dedicata.

“L'idea è nata vedendo i tanti curiosi che si fermavano davanti alle transenne – spiega il sindaco Paolo Lucchi -. Visto quest'interesse abbiamo proposto questo progetto, trovando interesse e un'approvazione celere da parte della Soprintendenza. Grazie a loro (e al prezioso lavoro degli archeologi impegnati quotidianamente sul cantiere) i cesenati interessati alla storia della nostra città potranno vivere le emozioni degli scavi in corso in piazza della Libertà”. Si tratta della prima volta in città, ed uno dei pochi casi in Italia, in cui uno scavo in corso viene sostenuto da un'azione di comunicazione.

Piazza della Libertà, emergono resti storici (foto di Davide Sapone)



GLI SCAVI – Sono iniziati il 12 ottobre scorso, a cura della ditta Adarte di Rimini. Che si è aggiudicata un appalto da circa 152mila euro. A sorvegliare i lavori è la Soprintendenza Archeologica dell'Emilia-Romagna (con sede a Bologna). Dopo oltre due settimane è stata già scavata un po' meno della metà della piazza, quella a ridosso dell'abside del Duomo, andando a fondo per circa mezzo metro.

Sono emersi i resti di strutture che già si conoscevano, ma che con lo scavo aperto saranno approfondite: in particolare, i resti dell'ospedale di San Tobia, il primo ospedale civile della città, risalente al '300. Si nota anche una stradina acciottolata, che era la cosiddetta strada dei Carmeliani, databile tra il '400 e il '500 e in uso fino al XIX secolo. Oltre la strada, nella parte ancora da scavare, vale a dire il lato “Poste” si trovano invece i resti del complesso monastico dei Carmeliani.

Gli archeologi di 'Adarte”, inoltre, spiegano ai tanti che si stanno affacciando sul cantiere di piazza della Libertà, specialmente quelli più anziani, di non confondere i resti che sono in corso di rinvenimento con le fondamenta di edifici che fino al Dopoguerra erano ancora presenti al posto della piazza: “I muri di questi edifici, infatti, poggiavano su strutture ancora preesistenti. Che sono quelle ora oggetto di scavo, coeve al duomo stesso”.

I LAVORI
– I lavori di indagine archeologica procederanno per sei mesi circa. Si toglierà lo stabilizzato, dopo aver tolto l'asfalto di superficie. Sul cantiere operano da 1 a 8 archeologi a seconda del lavoro da fare, se con un mezzo meccanico oppure a mano per la pulizia dei reperti trovati. “Metà circa del lavoro avviene poi in ufficio, per elaborare la documentazione. Quindi anche quando magari non si vedranno addetti nell'area di cantiere, comunque il lavoro va avanti nella 'baracca'- ufficio”, spiegano gli addetti di Adarte.

“IMPOSSIBILE UN PARCHEGGIO INTERRATO” - Nel corso della presentazione del progetto riguardante gli scavi archeologici di piazza della Libertà, si è tornati poi alla relazione del 1993 in cui la Sovrintendenza, “già allora dava un parere negativo alla realizzazione di un parcheggio interrato” spiega Lucchi, sebbene poi questo parere non si sia tramutato in un vincolo formale. Con i reperti trovati in queste due settimane e quelli che si presume di trovare più avanti quanto sarebbe durata e costata un'azione di indagine archeologica? “Difficile dare una risposta, anche perché un parcheggio interrato col quadro archeologico di questa piazza non sarebbe mai stato autorizzato”, è la valutazione di Monica Miari, che assieme a Cinzia Cavallari, ha rappresentato giovedì mattina la Soprintendenza Archeologica.

Una volta ultimati i lavori, l'area di scavo sarà di nuovo ricoperta, anche per preservare le strutture. Il progetto di piazza pedonale non prevede infatti che i resti rimangano visibili, magari mediante un vetro. “Si tratta di una tecnica che non viene quasi più usata in esterno - rileva Cavallari -, in quanto sono necessari sistemi di aerazione forzata, spesso c'è la formazione di condensa e purtroppo in certi casi diventano ricettacolo di immondizia”.

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