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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Perdere una mamma per Covid: "Neanche l'ultimo saluto". La famiglia chiede chiarezza sui tamponi 

Ha perso la mamma per covid e ora si trova indirettamente coinvolta in un accertamento per fare chiarezza sulla modalità con cui, agli inizi della pandemia, venivano effettuati i tamponi durante i trasferimenti dei pazienti dall'ospedale alle case di cura

Ha perso la mamma per covid e ora si trova indirettamente coinvolta in un accertamento per fare chiarezza sulla modalità con cui, agli inizi della pandemia, venivano effettuati i tamponi durante i trasferimenti dei pazienti dall'ospedale alle case di cura.

Giuliana è la figlia di Marisa, una donna di 81 anni che, all'inizio dello scorso marzo, ha avuto la sfortuna di cadere in casa e farsi molto male. Ricoverata al Bufalini è stata poi trasferita, come lungodegente, in una clinica privata e lì dopo un po' è stata trovata positiva al covid e, purtroppo, è morta. Da quello che sa la figlia Giuliana il tampone le era stato fatto perché era emerso che durante la sua permanenza al Bufalini, una paziente in stanza con lei, era stata trovata positiva ed era morta per il virus. Al contrario, a Giuliana che, durante il soggiorno al Bufalini andava a trovare la mamma quotidianamente, non venne somministrato nessun tampone, ma le fu detto solo di stare in quarantena e avvertire se fossero comparsi sintomi.

Ma, purtroppo, il contagio, si sa, corre veloce e con Marisa, alla casa di cura, è morta anche una donna che si trovava nella sua stanza affetta da polmonite. Il figlio della donna, non dandosi pace per il contagio e volendo capire come sia stato possibile, ha avviato una denuncia nei confronti delle strutture sanitarie per capire se prima o dopo il trasferimento dal Bufalini alla casa di cura, a Marisa, paziente in camera con sua madre fosse  stato fatto un tampone oppure no. Anche perchè lui era completamente sicuro (avendo richiesto esplicitamente il tampone per sua madre) che, una volta entrata alla casa di cura, sua madre fosse negativa. Ormai purtroppo si sa che all'inizio della pandemia, sconosciuta nella sua evoluzione anche ai sanitari, regnava un po' di confusione. Non erano ancora così chiare e definite le prassi da adottare e nemmeno i tempi giusti con cui fare i tamponi.

A parte la vicenda contorta e ancora in via di chiarimento c'è il gran sconforto di Giuliana che, da parte sua, invece, non si capacita del fatto che un figlio non possa dare l'ultimo saluto a un genitore, e che si debba morire da soli, completamente da soli, senza nemmeno potersi guardare da una vetrata. "Io non faccio parte dei fortunati che il covid se lo sono vissuto solo attraverso le ristrettezze sociali o la tivù. A me è toccato di viverlo in prima linea - racconta Giuliana - Ho perso mamma per le fratture riportate dalla caduta senza più poterla vedere poiché positiva e non è stata certo breve né tantomeno indolore la sua agonia. E io a casa in quarantena precauzionale controllata a distanza. Mamma, giorno per giorno, come una candela si spegneva senza che io la potessi vedere. Benvenuta video-chiamata, ma vuole mettere potersi vedere dal vivo, anche solo tramite una vetrata. La rabbia e il dolore di quei giorni solo oggi posso con razionalità riviverli e raccontarli. Noi facciamo le leggi ma quando la legge è disumana va cambiata. Il più grande crimine contro l'umanità, non l'ha commesso il covid ma l'uomo. Che non debba mai più succedere che a una madre sia negato l'ultimo saluto al figlio, pur con le preoccupazioni e i tempi dovutamente necessari. E che non debba altresì mai succedere che il figlio, oltre l'impotenza e lo strazio, debba patire anche l'ostracismo da parte della società, come da Medioevo. Quanti diritti sono stati lesi. Familiari, personali e sociali. Non ho più visto mamma, neppure da morta. E chi si deve vergognare si vergogni".

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