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Cronaca

Parità di genere, la Cgil: "C'è un pericoloso ritorno al passato, in provincia un netto calo dell'occupazione femminile"

"In questi anni assistiamo ad un pericoloso ritorno al passato su temi della parità di genere, nella vita pubblica e privata delle donne". L'allarme arriva dalla Cgil di Cesena e di Forlì attraverso le segretarie Silla Bucci e Maria Giorgini

"In questi anni assistiamo ad un pericoloso ritorno al passato su temi della parità di genere, nella vita pubblica e privata delle donne". L'allarme arriva dalla Cgil di Cesena e di Forlì attraverso le segretarie Silla Bucci e Maria Giorgini.

"La violenza contro le donne e di genere, rischia, nell’attuale situazione di emergenza, di aggravarsi ulteriormente. L’autonomia economica delle donne, e dunque il tema del lavoro, resta un passaggio fondamentale che permette alle donne di avere più opportunità per uscire da percorsi di violenza, in particolare quella domestica. Per questo in questa giornata, 25 novembre dedicata al contrasto della violenza sulle donne, vogliamo dare alcuni dati dal nostro osservatorio sindacale perché siano elementi di riflessione pubblica. Nella provincia di Forlì-Cesena nel periodo 2019-2021 si registra un dato impressionante, -9,8%, di occupate donne, mentre gli uomini occupati risultano in diminuzione appena dello 0,6%. L’entità del fenomeno si coglie anche considerando i valori assoluti: le donne occupate sono quasi 8.200 in meno, gli uomini circa 630 in meno, e la condizione di crisi conseguente alla pandemia e alla guerra non vedono questo dato migliorare nel corso del 2022", spiegano le segretarie Cgil.

"Ma anche per chi un lavoro ce l’ha le cose non vanno nella direzione giusta, permane il gap retributivo legato al genere. Le donne infatti guadagnano il 32,5% in meno degli uomini, se consideriamo la retribuzione annua lorda. È evidente infatti che sono presenti discriminazioni nei percorsi di carriera da un lato e dall’altro penalizzazioni sull’orario di lavoro, a fronte del maggior carico di cura che costringe le donne alla richiesta di part time e di misure di conciliazione per far fronte alle esigenze di cura familiari.  A questo scenario si somma anche la pericolosità di alcuni luoghi di lavoro. L’ 8,9 % delle donne lavoratrici dichiara di aver subito nel corso della propria vita lavorativa molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, ma l’80,9% non ne parla con nessuno, e solo pochissime denunciano. Il lavoro importante che la rete delle Istituzioni, dell’associazionismo e del sindacato svolgono ogni hanno nel territorio rischia di essere messo in discussione da norme che precarizzano il lavoro, su questo si veda la recente notizia della reintroduzione dei voucher, e da indirizzi politici che invece che promuovere la condivisione del lavoro di cura tra donne e uomini, affidano nuovamente ed esclusivamente alle donne i carichi familiari penalizzando ogni prospettiva di emancipazione".

Prosegue ancora il sindacato: "In questi anni inoltre assistiamo ad un pericoloso ritorno al passato. Le donne sono giudicate per come si vestono, per come si emozionano, amano e vivono. L’attacco costante alla Legge 194 sul diritto all’aborto è un segnale gravissimo di regressione e un attacco all’autodeterminazione delle donne. Gli stereotipi di genere sono ovunque e il linguaggio sessista dai bar, dalle strade, ai luoghi di lavoro, alla televisione è arrivato fino al web. Le 104 donne uccise, di cui 88 in ambito familiare o affettivo, sono il drammatico risultato di uno stato che non considera le donne persone al pari degli uomini, l’unico messaggio che possiamo dare è quello che le donne non sono sole. Le nostre sedi sono punto di riferimento e lo resteranno, assieme al lavoro prezioso delle associazioni, dei centri antiviolenza e della Consigliera di Parità".  

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