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Cronaca

Operatore socio-sanitario a contatto con ragazzi "speciali", lancia il suo terzo libro

Luigi Bray, cesenate d'adozione e dal 2011 operatore socio sanitario nella cooperativa sociale Cils di Cesena. "Case di tufo" è il titolo del suo terzo libro

"La mia casa al mare è una casa di tufo (...) Sono come le donne gli uomini, il tufo, si sgretola ma sostiene tutto. Resistenza e trasformazione La mia casa al mare è una casa di tufo, corrosa ma non corrotta dal mare. Tutti dovrebbero avere una casa di tufo dove tornare". Resistenza e trasformazione, cos'è se non la resilienza di cui si parla tanto oggi? A inanellare questi bei versi è Luigi Bray, cesenate d'adozione e dal 2011 operatore socio sanitario nella cooperativa sociale Cils di Cesena. "Case di tufo" è il titolo del suo terzo libro (pubblicato da Vittorio Iguazu Editora casa editrice di Livorno) arrivato dopo quattro anni dall'altro libro di poesie dal titolo "Hai un cane? Portalo, abbiamo soluzioni anche per lui". Luigi Bray è un professionista talmente sensibile e appassionato al suo lavoro (opera e sta a contatto con malati di Alzheimer, ragazzi "speciali", malati terminali) che spesso trae spunti e ricchezza emotiva dal suo universo. Anche in questo caso, com'era accaduto nel secondo libro di poesie, i ringraziamenti vanno, in parte, ai ragazzi della comunità F.Abbondanza "senza i quali - scrive lo stesso Luigi nella prefazione del libro - molta poesia non sarebbe stata scritta".

"Mi piace pensare che siano le nostre radici greche ad avergli donato questo sguardo al contempo delicato e tragico sull'esistenza - scrive il filosofo Andrea Colamedici nella prefazione di "Case di tufo" - Sguardo caratteristico dei nostri avi comuni che si manifesta pienamente in questo suo sapere cogliere la tristezza nella felicità di un karaoke e la felicità nella tristezza delle case di quel tufo che si sgretola ma sostiene tutto. Eì la capacità di contemplare la compenetrazione degli opposti che spicca nei versi di Bray, ed è l'aridità dolce del Salento, più a fondo della Grecia Salentina, che emerge forte attraverso un territorio emozionale simbolico (la puccia, l'ulivo nero, i muretti, le cicale) in cui irrompono sprazzi di contemporaneo (le mail, i pixel, i flag), che grazie al suo sguardo si antichizzano e si manifestano in una nuova veste che soltanto i grandi versi possono restituire e profetare: quella delle tecnologie contemporanee che un giorno saranno osservate dai nostri eredi come anticaglie del passato. E' un esercizio di uscita dal tempo, di sguardo dall'alto quello della poetica di Bray che rende manifesta, infatti, persino la malinconia del digitale sospesa tra modernità e alchimia. E' una stanchezza ancestrale, portatrice di quell'eredità preziosa che Bray trasmette lucidamente nei suoi versi: il dono dolcissimo e assurdo dell'essere umani". Il libro contiene anche tre acquerelli di Michele Cerro.

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