Delle parole inaccettabili vergate sul vialetto della “Buca”, il parco del quartiere Vigne, dove ha trovato la morte Davide Calbucci, ucciso il 19 dicembre con un coltello all'apice di una lite condominiale dal vicino di casa Giuseppe Di Giacomo, 65 anni. Se da una parte, infatti, è comprensibile la riprovazione del quartiere, dove Davide era conosciuto e stimato – ed anche la rabbia che può aver 'armato' la mano del vandalo – dall'altra parte non è accettabile l'offesa e una generalizzazionenei confronti dei tanti cittadini di origine meridionale che popolano Cesena e che si sentono a pieno titolo membri della città.

Al parco delle Vigne, lo stesso che nei giorni scorsi ha visto l'arrivo di mazzi di fiori, accensione di ceri e momenti di preghiera, negli ultimi giorni, infatti, ha fatto la sua comparsala parola 'Terrone' nei confronti dell'assassino reo confesso. Di Giacomo, descritto da chi lo conosce come una persona burbera e scontrosa, era soprannominato nel circondario di via Casali, dove abita, “Il siciliano”, per via delle sue origini e dell'inflessione dialettale. Lui stesso, nell'interrogatorio di garanzia, avrebbe sostenuto di non sentirsi integrato tra i romagnoli, nonostante i decenni trascorsi a Cesena. Ma questo che è il contesto in cui è maturato il delitto, non può essere un pretesto per un'offesa, scritta appunto sul vialetto con una bomboletta spray negli ultimi giorni. Una scritta che il Comune dovrebbe provvedere a far rimuovere il prima possibile, per non aggiungere ulteriore dolore in una vicenda che ne ha già causato tanto, augurandosi intanto - come ha fatto il parroco don Claudio Turci durante il funerale - che la giustizia faccia il suo corso celermente per punire l'autore dell'assassinio.