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Nuovo insediamento Arca, il comitato via San Cristoforo: "Basta 'scatole' nella campagna"

"Oggi nel panorama territoriale romagnolo - scrive il comitato - ed in particolare in quello cesenate, emergono chiaramente alcuni aspetti cruciali come quello della localizzazione degli impianti produttivi"

Torna a farsi sentire il Comitato Cittadino “Via San Cristoforo” relativamente alla proposta di variante urbanistica al Piano Regolatore di Cesena per attuare l’insediamento di  un nuovo “centro logistico Arca” in località San Cristoforo.

"Oggi nel panorama territoriale romagnolo - scrive il comitato - ed in particolare in quello cesenate, emergono chiaramente alcuni aspetti cruciali come quello della localizzazione degli impianti produttivi. La loro dispersione, a macchia di leopardo nelle aree agricole richiede una soluzione insediativa più appropriata e pensata rispetto a quella delle "scatole nella campagna". Diversamente, continuando nella politica territoriale fin qui seguita,  si vuole attuare l’insediamento di un nuovo “centro logistico Arca” sulla via San Giuseppe in località San Cristoforo. Altri 60.000 mq. circa potrebbero essere destinati alla trasformazione da terreno agricolo a cemento e asfalto. Questo in una zona con infrastrutture viarie insufficienti a sostenere l’aumento di traffico verificatosi in questi ultimi anni. In un territorio dove la mancata realizzazione del lotto Zero della Secante cittadina rende insostenibili nuovi insediamenti produttivi, quando ci sarebbero  valide alternative in aree industriali già attrezzate". 

"Da parte dell’attuale politica, viene pubblicizzata l’idea di dare spazio alla rigenerazione del suolo, preservando il territorio agricolo e cercando di riordinare e razionalizzare quanto è stato disordinatamente  programmato e realizzato negli anni. Le intenzioni sono ammirevoli, ma alla luce dei fatti si continua a registrare uno sfrangiamento delle aree produttive. Ciò richiede considerazioni urbanistiche appropriate con una visione a lungo termine, non varianti urbanistiche incoerenti. In discontinuità a quanto si sta attualmente facendo e’ necessario adottare criteri per le espansioni periferiche tendenti ad accorpare i vari insediamenti produttivi sparsi nel territorio, proteggendo il più possibile  le aree agricole e naturali. Lo strumento della proposta di variante urbanistica al Piano Regolatore, che permetterebbe di costruire un nuovo stabilimento in piena  zona agricola  e non in una zona industriale o artigianale già prevista come tale dal PRG, come affermato dalla giurisprudenza ha natura eccezionale e non può essere inteso quale facoltà di apportare varianti puntuali agli strumenti urbanistici vigenti per soddisfare una parte imprenditoriale. Per avvalersene, deve essere fornita la prova rigorosa della sussistenza dei presupposti di legge. Sull’esistenza di questi ultimi si nutrono forti dubbi. Spetterà a chi di dovere dissiparli".

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