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Cronaca

Una ventina di nomadi all'Ex Zuccherificio, "assenza totale di un progetto"

Cesena Siamo Noi: "Dopo un lungo dibattito interno, per la delicatezza e complessità del tema, abbiamo deciso di dar voce e approfondire quella che non è una sporadica segnalazione dei residenti”

Cosa diventerà il futuro Quartiere Novello? Il tema della riqualificazione urbanistica che si prospetta col nuovo quartiere viene approfondito dal Movimento Cesena SìAmo Noi, che ha preso a confronto l'ultima area riqualificata dalle precedenti Amministrazioni, la zona Ex-Zuccherificio. Per Cesena Siamo Noi “è sotto gli occhi di tutti il precario stato di conservazione degli edifici e degli spazi pubblici, difficile da comprendere in un'area così recente, e l'alto numero di locali commerciali sfitti da anni”.

L'ex Zuccherificio quindi come esempio negativo e da evitare? Continua la nota: “In questa analisi, abbiamo incontrato il percorso di una cittadina, relativo ad una delle situazioni di disagio e marginalità sociale che caratterizzano l'area da diversi anni. Dopo un lungo dibattito interno, per la delicatezza e complessità del tema, abbiamo deciso di dar voce e approfondire quella che non è una sporadica segnalazione dei residenti”. E il gruppo politico segnala prima di tutto che dopo aver stazionato con gravi rischi per la loro incolumità sotto il ponte Europa, una ventina di senza fissa dimora si trovano da anni ricovero notturno in diverse zone dell'ex Zuccherificio: nel porticato adiancente all’uscita di sicurezza dell’AUSL. In altri punti più degradati e sporchi del parcheggio Macchiavelli, dormono ogni notte alcuni anziani malati.

Per Cesena Siamo Noi “alcuni giovani dal comportamento non violento, si adoperano a non creare molestie e tenere lo spazio da loro occupato relativamente pulito, se non altro per non perdere quell’unico, seppur precario rifugio. Da anni, quindi, questa zona è frutto di una convivenza vissuta con legittimo disagio, incertezza e frustrazione, da chi affronta quotidianamente la condizione di degrado sulla soglia di casa o della propria attività”.

nomadi all'Ex Zuccherificio

“Negli anni vi sono state segnalazioni ai giornali, fatte da esponenti politici, cadute nel vuoto. I residenti hanno promosso incontri e azioni di coinvolgimento dell'Amministrazione Comunale, incontrata pure dai senza fissa dimora, senza ottenere nulla di utile. Il percorso degli ultimi mesi ha visto negoziazioni dirette, sollecitazioni ai Servizi Sociali del Comune di Cesena, attraverso l’Unità di Strada, forze dell’ordine e vigili urbani che hanno provveduto ad intensificare i loro controlli e, di nuovo, all'Amministrazione Comunale, senza alcun miglioramento, anche se gli operatori incaricati si sono impegnati nell'approcciare le persone segnalate e nel capirne i bisogni. Per i senza fissa dimora, la maggior parte di nazionalità rumena, appartenenti all'etnia Rom e Sinti, si tratta di una condizione che non si può ascrivere totalmente nella categoria delle “diversità culturali”, piuttosto a quelle di estrema esclusione abitativa, in contrasto con i requisiti connessi alla tutela della dignità della persona, quali igiene, salubrità, sicurezza, accessibilità e integrazione specie se in presenza di minori o anziani, a prescindere o meno dalla residenza”.

“Mentre i carichi degli operatori si fanno di giorno in giorno sempre meno sostenibili, appare chiara l’insufficienza delle scelte in campo sociale, messe per anni ai margini dell’agenda politica locale, adagiata sugli allori del passato. Quando queste emergono perché alcuni residenti si fanno sentire, molto vaga è la posizione dell’Assessorato alle Politiche Sociali, la cui risposta più recente alle sollecitazioni riguardanti il caso dell'Ex-Zuccherificio è stata la promessa di mettere in cantiere un incontro fra i diversi settori interessati, per definire un nuovo progetto di intervento che, a distanza di mesi, anni, suona come espressione dilazionatoria che nasconde un vuoto di progettualità.

Dal 2009 ad oggi le risposte messe in campo nel caso specifico sono state la rimozione del problema, con lo sgombero forzoso e inefficace (la comunità è tuttora insediata nell'area) oppure il trincerarsi dietro un passivo rispetto della diversità culturale della comunità Rom, che, di conseguenza, precluderebbe l'accettazione di qualsiasi soluzione abitativa. Se queste fossero le uniche soluzioni in campo, ci sarebbe veramente da allarmarsi circa il livello di competenza, capacità progettuale e sistema valoriale dei vertici del nostro sistema socio-assistenziale”.

“Le risposte “politicamente corrette” da parte dell’Amministrazione Comunale, non sembrano tener conto delle indicazioni che provengono dalla Regione e dalla Comunità Europea, che sottolineano come la comunità Rom non sia esente da evoluzioni e come molti, potendo scegliere, preferiscano integrarsi piuttosto che vivere in una società parallela. Specificatamente la Regione invita a non fare della dimensione culturale “un elemento che legittima un mancato intervento da parte di chi deve intervenire” ed evidenzia la necessità di politiche integrate, che vedono l'adozione di precise scelte abitative come una delle strategie di integrazione, accanto a occupazione, istruzione e salute. Se la normativa nazionale appare lacunosa e spesso contraddittoria, proprio per questo è richiesto alle amministrazioni locali di svolgere funzione di coordinamento tra i Servizi pubblici e realtà associative e volontaristiche, il cui contributo fondamentale non può sostituire un sistema organizzato e programmato che funga da cabina di regia, senza delegare i propri compiti”.

“La sfida che cerchiamo di raccogliere è quella di parlare di un tema senza appiattire il dibattito in posizioni estreme di rifiuto o di accettazione passiva dell'esistente, sostenendo i cittadini della zona ex-zuccherificio che da anni stanno tentando di stabilire una relazione che porti ad una soluzione, con le istituzioni e con i senza fissa dimora, che dal canto loro hanno esplicitato da tempo la richiesta di una sistemazione per la propria famiglia, anche con membri anziani, un'area di sosta monofamiliare, soluzione abitativa che i protocolli riconoscono come molto diffusa, in alternativa alle case. Riteniamo che questa relazione di mediazione necessiti di un sostegno da parte dell'Amministrazione, che deve coordinare mediatori dedicati e associazioni, SFD e residenti, per arrivare a soluzioni condivise ed efficaci e favorire quella naturale tendenza a sentirsi ognuno protagonista del proprio quotidiano nel rispetto dell'altro. Sulla vicenda iInviamo alcune foto che, garantendo la privacy, costringono tutti noi a ripensare Cesena, come la città dove non ci sono certe situazioni, perché siamo inclusivi e felici”.

“Nello specifico Il Movimento Cesena SìAmo Noi seguirà la vicenda e chiede che l'assessorato affronti il problema, anche utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalle Istituzione regionali. Tra questi, ad esempio, il recente bando regionale che mette a disposizione fondi per Comuni e Unioni, in attuazione della Legge Regionale 11 del Luglio 2015 sull’inclusione sociale di Rom e Sinti. Tale strumento prevede la promozione di soluzioni insediative innovative di interesse pubblico, quali le microaree familiari, e di processi di transizione alle forme abitative convenzionali, con iniziative anche di autocostruzione e auto recupero, finalizzati all'autonomia, emancipazione e integrazione sociale. Fondi che andranno, nelle parole di Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare e alle Politiche abitative Regionale, “ai Comuni più pronti a percorsi di reale cambiamento". Ci auguriamo che Cesena sia tra questi”.

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