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Cronaca

"Non si può pagare per lavorare", anche Cesena si unisce al coro dei 'no green pass': colorati e rumorosi

Non sicuramente numerosi (circa 150) ma colorati e rumorosi, con tanti striscioni. 'Siamo i sorci ribelli'. Nella protesta anche il sindacato Usb

Dopo le manifestazioni che si sono registrate in mattinata a Ravenna e Rimini anche Cesena ha risposto presente al coro dei 'no green pass', nel giorno in cui è scattata l'obbligatorietà del certificato verde sui luoghi di lavoro. Non sicuramente numerosi (circa 150) ma colorati e rumorosi, con tanti striscioni. 'Siamo i sorci ribelli', 'il corpo è nostro e lo gestiamo noi', 'giornalisti covenduti' ma anche gli slogan tipici dei no vax come 'no alla dittatura sanitaria'. 

VIDEO - Il presidio anti-green pass

Il parcheggio esterno dell'Ipercoop Lungosavio ha fatto da cornice nel pomeriggio di venerdì al presidio cesenate dei manifestanti affiancati dal sindacato Usb, con in prima linea Leonardo Casetti che ha parlato di un "sistema sanitario massacrato negli anni, con la pandemia che ha fatto venire tutti i nodi al pettine". "Come tanti sono sospeso", ha sottolineato mettendo in chiaro che "con i fascisti non abbiamo nulla a che fare". La protesta cesenate ha assunto una connotazione di sinistra ben lontana dalla piazza romana con gli scontri attribuiti a Forza Nuova. "Questo green pass appare come la tessera del Pul, partito unico liberista, non si può pagare per andare a lavorare", ha detto il sindacato Usb riferendosi al costo dei tamponi per i lavoratori non vaccinati.

sorci ribelli-2

A presidiare l'area scelta per il sit-in Polizia e Carabinieri, ma non si sono registrati momenti di tensione, anche un siparietto con i manifestanti che hanno invitato qualche automobilista a fermarsi per partecipare alla protesta. Qualcuno ha arringato la folla invitando i presenti ad unirsi alle manifestazioni che si tengono periodicamente a Forlì "dove siamo più numerosi e abbiamo un gruppo Telegram".

 "Giù le mani dal lavoro" hanno urlato i manifestanti, in tanti muniti di fischietti e tamburi. "Il nostro pass è la costituzione", hanno urlato i relatori sottolineando che "il green pass è solo uno strumento politico-dittatoriale per controllare i lavoratori".

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