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Cronaca

Nevone dieci anni dopo, quel pianto liberatorio di Bulbi alla fine: "Momenti duri, ma in tanti furono eroi"

L'INTERVISTA - A fine emergenza esplose in un pianto liberatorio. Lacrime che racchiudevano due settimane di tensione, ma anche lacrime di testimonianza dell'abnegazione di chi ha seguito minuto per minuto l'emergenza

A fine emergenza esplose in un pianto liberatorio. Lacrime che racchiudevano due settimane di tensione, ma anche lacrime di testimonianza dell'abnegazione di chi ha seguito minuto per minuto l'emergenza. Massimo Bulbi, allora presidente della Provincia di Forlì-Cesena ed ora consigliere regionale dem, è stato impegnato in prima linea a fronteggiare il nevone che nelle prime due settimane del febbraio 2012 avevano trasformato la Romagna in un paesaggio siberiano. Bulbi pianse, citando l'impegno dei sindaci del territoro "che hanno dormito nei municipi per seguire in tutte le ore le operazioni dell'emergenza - disse -. Anche loro, come i volontari della protezione civile, sono eroi".

Bulbi, cosa ricorda di quelle due settimane?
Sono stati quindici giorni intensissimi. Come Provincia avevamo la competenza del coordinamento e tutte le mattinate organizzavamo il programma di lavoro per l'impiego di ruspe, trattori e volontari per fare un esempio. Quello che mi colpì fu la grande coesione tra tutte le istituzioni, Provincia e Comuni, mondo del volontariato e forze di polizia e la vicinanza straordinaria dell'allora presidente della Regione Vasco Errani, che partecipava alle riunioni che si svolgevano al Cup, il Centro unificato della Protezione Civile della Provincia di Forlì-Cesena in via Cadore. Sono stati momenti duri: la prima nevicata aveva interessato in modo particolare quattro-cinque comuni, poi in seguito "l'onda" ha investito tutte le aree interne della provincia. Abbiamo avuto la fortuna che non ci sono stati morti, perchè non era scontato. Per la situazione che si era venuta a creare abbiamo cercato sempre di dare il massimo e  il sistema ha funzionato. 

Cesena post nevone

Come venivano organizzate le giornate?
Con il coordinamento della Prefettura si raccoglievano al Centro unificato della Protezione Civile le richieste dei singoli comuni e le segnalazioni di problematiche e allarme. Dopodichè si programmavano le uscite dei mezzi e dei volontari, cercando di dare una risposta più tempestiva possibile alle esigenze che arrivavano dai sindaci. 

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La macchina resse la prova, sia fisica che mentale...
La macchina ha retto la prova perchè avevamo un sistema di Protezione Civile organizzato, con una rete di volontari eccezionale ben distribuita sul territorio. Un nostro fiore all'occhiello, che è intervenuto in più di un'occasione in emergenze e tragedie nazionali, come terremoti ed alluvioni. C'è poi un altro aspetto fondamentale che va sottolineato.

Quale?
La funzione e il ruolo della Provincia nel supporto a tutti i comuni, soprattutto a quelli più piccoli. Oggi sarebbe più difficile avere un coordinamento così coeso e solidale di tutto il territorio, perchè la Provincia non ha più un ruolo centrale. L'aiuto che la Provincia diede verso i singoli comuni dell'entroterra fu fondamentale, a dimostrazione che l'ente funzionava bene e dava risposte al territorio. 

Una curiosità?
I Vigili del Fuoco ed i volontari che giunsero dal Trentino, abituati a questo tipo di situazioni, erano impressionanti dalla neve che c'era. Ho una foto ricordo che facemmo con i volontari a Montecodruzzo di Roncofreddo con oltre tre metri di neve. C'era un volontario che era molto alto. Teneva il braccio alzato, impugnando in verticale un badile, e nonostante tutto non raggiungeva il culmine dello spessore. 

Il lato bello e brutto del nevone?
Racconto un aneddoto, che ricordo col sorriso: trovandomi a Roncofreddo il telefono cellulare non prendeva bene e ricevevo le chiamate a casa, rispondendo anche la notte. Il lato brutto? La paura di non farcela nonostante l'impegno delle forze messe in campo. Alla fine ce l'abbiamo fatta.

Un'immagine simbolo del nevone le sue lacrime a fine emergenza in una conferenza stampa, durante la quale era stato fatto un rendiconto dei danni...
Avevamo ripercorso quei quindici giorni, senza dormire e cercando di risolvere le problematiche; l'impegno dei sindaci ed una solidarietà non scontata che mi aveva commosso.

Massimo Bulbi, il ricordo fotografico-2

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